Lettera a Benigni
(di Francesco Rende)
Ciao Roberto.
Mi rivolgo a te confidenzialmente ma, tra studenti, ci si capisce. Ho saputo che in occasione dei festeggiamenti dei 40 anni dell’Università della Calabria riceverai una laurea honoris causa in Filologia Moderna: il tuo lavoro ha fatto sì che tutti, improvvisamente, riscoprissero Dante. Non si sa come mai, ma se l’eran dimenticato un po’ tutti.
Forse perché le scenette alle quali ci ha abituato questa società appaiono una commedia poco divina ai nostri occhi, o probabilmente perché in Italia dimentichiamo i nostri scrittori ma ricordiamo benissimo i nostri criminali, o addirittura perché quelli che pensano con la propria testa, qui nel Belpaese, vengono un po’ additati.
Sai, Roberto, la situazione è un po’ strana: tu stai per ricevere una laurea grazie al tuo lavoro su Dante, uno dei maestri del libero pensiero, cacciato da Firenze per le sue idee politiche, per il suo dissenso. Qui all’Unical, negli ultimi anni, è successa più o meno la stessa cosa: chi indosserà l’ermellino dinanzi a te è sul trono da un po’ di tempo, precisamente dal 1999, e non ne vuole sapere di lasciare il suo posto. Ha cambiato lo statuto per potersi concedere un altro mandato, adesso tirerà fino a chissà quando le redini dell’ateneo prima di passare la mano (e di presiedere una Fondazione Unical che a sentire i bene informati pare molto vicina) e negli ultimi tempi ha anche allontanato dall’ateneo chi la pensava diversamente da lui: per farla breve, Robè, è allo stesso tempo Papa e Imperatore, guelfo e ghibellino, bianco e nero.
Ha spesso “protetto” le riunioni del suo Consiglio di Amministrazione con schiere di carabinieri, ha osteggiato oppositori di ogni sorta ed ha blindato tante di quelle volte l’ateneo che nell’ultima inaugurazione pubblica dell’anno accademico Arcavacata sembrava essersi trasformata in Baghdad. Non contento, nello scorso agosto ha fatto anche di più: ha chiesto ed ottenuto la demolizione un centro sociale, il Filorosso, che aveva luogo negli spazi di un ex capannone dell’ateneo da 16 anni ormai, ha sgomberato altri due laboratori creati dagli studenti (uno fortunatamente è sopravvissuto) togliendo spazi e forze a quelle che erano fucine di libero pensiero in tutta l’università.
Questa inaugurazione dell’anno accademico poteva essere una festa: è stato deciso di chiuderla tra quattro mura, in un auditorium che tra docenti, autorità civili e militari, rappresentanti politici e personale dell’ateneo vedrà davvero pochi studenti assistere alla tua lectio magistralis: sarà un compleanno triste, perchè mancheranno proprio gli oltre 35 mila festeggiati, gli studenti dell’Unical. Proprio i tuoi colleghi di università, caro laureando, non potranno assistere a questa tua lezione. Se nessuno vuole fare un regalo a questa università che compie 40 anni, ma che nonostante l’età è ancora lontana dalla maturità, fallo tu: chiedi di poter tenere la tua lectio magistralis all’aperto, festeggia con i tuoi colleghi in un ateneo che parafrasando il tuo Dante “libertà va cercando, ch’ é si cara come sa chi per lei vita rifiuta”, sali su un palco all’aperto e fai in modo che possano ascoltarti davvero tutti.
A proposito, stavo per dimenticarmi: proprio qui ha conseguito la sua unica(l) laurea un tuo caro amico, un imprenditore di Arcore con il pallino della discesa in campo. Era il 1991, sono passati venti anni ma sono davvero poche le cose, e le facce, che in questi anni sono cambiate.