I soldi del libretto restano allo Stato

Il suo era un nome potente della nomenclatura politica della Sicilia. Certamente della provincia di Trapani e certamente della Dc. La sua collocazione quasi lo poneva fuori da ogni dubbio di sorta, corrente morotea, vicinissimo ai Mattarella, Piersanti prima e Sergio dopo. E però di Francesco Spina, per anni sindaco e amministratore di Usl, per decenni segretario provinciale della Dc trapanese, fino a diventare parlamentare nazionale, i pentiti ne hanno parlato in modo così chiaro che nel 1998 scattò il suo arresto per la presunta partecipazione all’associazione mafiosa trapanese. Non si è mai arrivato al processo: o meglio il dibattimento iniziò e poi venne per lui sospeso, una grave malattia ne ha impedito la presenza in aula, adesso il Tribunale ha pronunziato una sentenza di non luogo a procedere per morte del reo.

Impedimento però che gli avrebbe permesso di intascare, nel 2004, una somma che poteva mettere in tasca ma solo se avesse denunciato l’incasso alla Guardia di Finanza. Essendo un soggetto sorvegliato speciale a norma di legge avrebbe dovuto comunicare ogni mutamento del proprio patrimonio, in questo caso la vendita di alcuni beni e il guadagno di 100 mila euro. Soldi depositati su un libretto e che quando i familiari dell’ex deputato si sono apprestati a riprendersi si sono visti notificare il sequestro da parte della magistratura. I soldi restano allo Stato. Si tratta di una prima applicazione in Sicilia, e forse anche sul territorio nazionale, della nuova norma che stabilisce come ad essere colpiti dal sequestro di beni di presunta provenienza illecita, anche gli eredi dei soggetti finiti sotto inchiesta. Se le proprietà sono “sporche” di malaffare lo restano sempre, anche quando il titolare è deceduto. In questo caso si tratta di una violazione di una norma che obbliga i soggetti destinatari di misura di prevenzione di comunicare nell’arco di tempo di vigenza della misura e per i dieci anni successivi ogni modifica del proprio patrimonio. Fu una norma che proprio a Trapani fu riscoperta anni addietro dalle Fiamme Gialle quando al comando provinciale vi era l’attuale generale Carofiglio. Oggi questa norma può essere applicata anche agli eredi dei personaggi finiti sotto la lente di ingradimento delle Fiamme Gialle. Nel caso dell’ex deputato Spina la proposta di sequestro è partita dal questore Carmine Esposito e dall’ufficio anticrimine diretto dal primo dirigente Giuseppe Linares, nel fascicolo è finita l’informativa della Finanza del 2005, e il Tribunale delle Misura di prevenzione ha accolto la richiesta del sequestro preventivo. Si tratta esattamente di 101 mila euro, che lo Stato non restituisce agli eredi dell’ex parlamentare.