Favori a Matteo

25 milioni di euro, 99 beni immobili (con un’estensione di terreni pari a circa 150 ettari), 8 autovetture( tra cui due Suv) , 17 automezzi agricoli (trattori ed autocarri), 86 tra conti correnti e rapporti bancari di altra natura e 3 società (interi capitali sociali e pertinenti complessi aziendali e alberghieri (la A.S.A. Srl Azienda Siciliana Alberghiera, esercente l’attività di “alberghi e motel con ristorante” ‘, la NICOSIA Francesco & Vincenzo s.n.c., esercente l’attività di “costruzione di edifici residenziali e non residenziali e la VILLA ESMERALDA di Di Salvo Piacentino Giuseppa & C. s.n.c. esercente l’attività di assistenza residenziali per anziani.)

Un vero e proprio bottino quello che porta a casa il Questore della Provincia di Trapani, dott.Carmine Esposito, grazie alle indagini, svolte congiuntamente dalla Divisione Anticrimine della stessa Questura e dal Nucleo di PT della Guardia di Finanza di Trapani.

La misura di prevenzione personale e patrimoniale nei confronti Michele Mazzara nasce da indagini (criminologiche e patrimoniali) basate su i risultati acquisiti, dagli organi della polizia giudiziaria, dal 1996 e nell’ambito di vari procedimenti penali già pendenti presso la D.D.A. di Palermo.

Per capire l’importanza di questi sequestri basti ricordare che Michele Mazzara è stato indicato da molti collaboratori di giustizia ( come Francesco Milazzo,killer della cosca di Paceco, Vincenzo Sinacori,capo del mandamento mafioso di Mazara del Vallo) vicino al capo mandamento di Trapani, all’epoca latitante, Vincenzo Virga e al capo mafia di Paceco Filippo Coppola. I collaboratori hanno parlato del suo ruolo chiave nella gestione della latitanza dello stesso capo mafia mazarese (Virga), e soprattutto nell’appoggio logistico della latitanza di Matteo Messina Denaro, rappresentante provinciale di “cosa nostra” trapanese . Per l’ultimo boss Mazzara aveva organizzato covi sicuri per il suo soggiorno e anche riunioni nell’area di Dattilo, nel comune di Paceco, ed esattamente in alcuni degli immobili sequestrati.

Quindi un uomo che piano piano ha scalato la società economica, tanto di diventare un importante imprenditore nel settore agricolo e della commercializzazione dei prodotti ( ma in maniera spesso occulta) e d’altro canto ha sempre più consolidato il rapporto con “ ‘ u siccu”, l’ultimo padrino,Matteo Messina Denaro che in qualche modo deve risentire di tutta l’attività investigativa che colpisce la rete dei suoi “sostenitori” che siano sindaci, commercianti o ricchi imprenditori.
Poco a poco, con costanza e puntualità, si assestano i colpi all’ultimo latitante di Cosa Nostra e la strategia è quella di recidere i legami con la sua cerchia di adepti ma anche quella di bloccare le attività economiche quelle che, a regime, sostengono l’organizzazione e permettono al boss di sottrarsi alla cattura.