Forche, forconi e la sinistra che non c’è

Forche, forconi, camionisti in rivolta, strade bloccate, supermarket vuoti e prezzi della frutta alle stelle. Città stressate da tassisti in rivolta e bandiere agitate. Quelle della licenza non si tocca. “Sembra il Cile degli anni Settanta”, mi ha detto un amico. Non è proprio così. Perché Monti non è Salvador Allende, non è stato eletto dal popolo e non è il rinnovatore socialista che vince e cerca di affermare nuove politiche, economiche e sociali, soprattutto, contro governi reazionarie multinazionali Usa. Mario Monti è la continuazione, sobria e senza escort, della ideologia politica che nel 1994 fece vincere Silvio Berlusconi. Il suo è un governo liberista e il liberismo era la filosofia del primo Berlusconi. Che gli anni, le alleanze e le strategie successive del Cavaliere, hanno sempre più appannato, fino a passare dal liberismo predicato al protezionismo spinto, dalla lotta ai privilegi, nei piani alti e in quelli bassi del corpo sociale, alla loro cura. E ora che la crisi, i diktat di Fondo monetario e Bce, lo spread e la Merkel hanno dettato i temi dell’agenda politica italiana, Monti applica le politiche liberiste possibili. Non tocca le banche, non tocca le grandi lobby bancarie, finanziarie e assicurative. Tocca i ceti che nel ventennio berlusconiano sono stati coccolati, e che ora si sentono orfani traditi e si ribellano. “Monti non è il presidente legittimo. La licenza non si tocca e non si raddoppia”, sono queste le frasi che abbiamo sentito urlare nei cortei dei tassisti romani. “Berlusconi torna”, si è sentito nei capannelli con i Tir fermi.
E’ la rivolta delle partite Iva che questa volta parte dalla Sicilia e si allarga a tutto il Meridione. Rivolta spontanea? Ormai solo i gonzi ci credono. Ad agitare le acque, ad offrire sostegno politico e rappresentanza, sono interi pezzi del ceto politico berlusconiano alla ricerca di nuovi consensi. “Fateci tornare e tutto si aggiusterà” è la parola d’ordine dei nuovi Gattopardi, gli uomini di Lombardo, Micciché, Dell’Utri e soci, gli unici politici ammessi nei cortei e nelle assemblee dei forconi. Perché il resto della politica (Pd, partiti della sinistra, sindacati e associazioni) è assente. C’è la guerra e i loro generali hanno innalzato bandiera bianca prima di sparare un solo colpo. Nessuno che riesca a distinguere, nella massa indistinta di camionisti, tassisti e agricoltori, chi soffre disagi veri da chi vuole solo difendere antichi privilegi. I tassisti non sono tutti uguali. Ci sono i giovani che hanno comprato a fior di mutui licenze da altri tassisti. Ma la licenza è una concessione pubblica che solo un ente pubblico può rilasciare, perché comprarla da un privato, vale a dire da un altro tassista che l’ha ottenuta decenni fa? E ci sono i tassisti per caso, gente che aveva un altro lavoro e l’ha perso. Non aveva altra via d’uscita e ha impegnato i risparmi di una vita per comprare taxi e licenza. Lo stesso discorso vale per i camionisti, una cosa è l’imprenditore con dieci Tir, un’altra il padroncino e un’altra ancora il dipendente o il cottimista. E i contadini? Espressione generica che dice poco e che ha il torto di mettere tutti insieme, il piccolo agricoltore e l’agrario con tanta terra, chi raspa il suolo dell’Aspromonte e chi gestisce ettari di serre in pianura. La politica non c’è, non analizza più, parla per slogan televisivi, si rintana nei palazzi e il risultato è drammatico. Chi ha di più, tra i tassisti, i camionisti e gli agricoltori, rappresenta anche gli interessi di chi ha di meno, se ne fa scudo, li usa come massa di manovra e di pressione sul governo. Sempre il mio amico di sopra, è ormai convinto che Berlusconi si sia tranquillizzato. “Pensa ai suoi affari, le aziende e i processi, e si gode l’immeritato riposo”. Non è così, Berlusconi sta facendo fare il lavoro sporco (le misure per attenuare gli effetti della crisi) a Monti e al suo governo, e sta organizzando la sua riscossa. I movimenti sul territorio, soprattutto al Sud, sono una prova eloquente. Berlusconi sa che il suo blocco sociale si sta sfaldando e cerca di rimetterlo insieme. Voci dicono che voglia lasciare il Pdl nelle mani di Alfano per tentare un’altra avventura, quella di presentarsi con una sigla completamente nuova, un raggruppamento di uomini e donne mai compromessi con la politica. Una Forza Italia del 2012, con nuovi slogan e “sogni” da vendere. Nel 1994 il Cavaliere vinse trasformando una menzogna storica in verità assoluta: l’Italia è stata governata per quarant’anni dai comunisti. Questa volta affermerà che il governo Monti, con le sue tasse e la stretta economica, è il governo dei comunisti. Il suo partito c’è e vota manovre e aggiustamenti (balzelli compresi), ma lui non ci mette la faccia. Basta notare da quanto tempo Berlusconi non appare più in televisione. Riuscirà il gioco anche questa volta? Certamente sì, se Pd, sinistra, altri partiti di opposizione, sindacati e movimenti non usciranno dal loro letargo e cominceranno a parlare con tutti. Tassisti, camionisti e forconi compresi.