Appuntamento con il boss/5

Gli avevano detto “Non credo sia in grado di aver capito tutto non è così pericoloso”. Ma intorno a lui, in tanti anni, aveva cercato di recidere collegamenti, intermediari tanto che un giorno il boss era esploso e aveva messo, nero su bianco, la sua rabbia “qui se continuano così arrestano anche le sedie” . E pure il fratello gli aveva arrestato, “capo dell’acqua” che aveva preso il posto del “parente” (il n.121 dei pizzini).
Insomma quello qualcosa doveva averla proprio capita ed era pericoloso, come no. Ma perché minghia lo faceva? Uno dei suoi aveva detto “Questo si è montato la testa. Non lo fa per soldi e neppure per il potere. Ma che ha la merda nel cervello?”
Una giornalista francese li aveva paragonati come si fa con gli eroi dei fumetti ma lui lo sapeva bene che erano diversi: quello, lo sbirro, era fedele allo Stato lui invece aveva fatto un altro genere di giuramento. “Io mi rivedo in lei e credo nella nostra Causa..” così aveva scritto a Zi Bunnu. Quella era la sua fede.
L’altro per lui è un eretico e la loro è una partita a scacchi:l’avversario può vincere una mossa, tu l’intero gioco. Devi avere pazienza.
Ma intanto gli sembra di ascoltare quello che il popolo della mafia pensa di lui “la salvezza viene da lui, preghiamo la Madonna di Lourdes che gli dia lunga vita”.
Si avvicina l’alba, scuote la testa, si alza si prepara. Un nuovo giorno e nuove mosse per la sua partita a scacchi. L’altro, lo sbirro si alza nello stesso momento, si veste e pensa al suo lavoro di pescatore di tonni. Pensa alla “camera della morte” dove spingerà il suo tonno quando sarà ora della fine.
Due uomini, due pensieri diversi,un’unica terra da calpestare.