Appuntamento con il boss/3

Trapani-Foto di Maurizio Mirrione

“Chiddu ‘u siccu è sulu” eppure è ancora lui Diabolik, come ama farsi chiamare, a decidere con chi e quando parlare. “Noi non conosciamo a nessuno, per come siamo stati… siamo in rapporti con tutti… chi ha di bisogno siamo a disposizione… per altre cose non riconosciamo a nessuno”. Così parla un vero capo .
Uno che impone le linee strategiche, che comunica con i “pizzini” ma è più scaltro e più prudente dello “Zio” e che dice “Non si può cugghiuniari”. E quindi consegne in date precise, solo tre volte l’anno : a fine gennaio inizi febbraio, a fine maggio e inizi giugno, a fine settembre e inizio ottobre. Letti , i pizzini vanno bruciati, questo l’imperativo del capo….Nessuna traccia, nulla deve rimanere.
Gli era bastata l’arrabbiatura per quelle carte che avevano trovato “a casa” dello Zio e dopo si sfoga con “u prufessuri”: “La informo che nelle mie lettere che hanno trovato a lui si parla anche di lei… Capirà da sé che ci sono persone, a me vicine e care, che ora sono nei guai, compreso lei, e mi creda sono imbestialito anche se mantengo la calma, perché l’ira non porta a niente, e sono anche troppo addolorato e dispiaciuto, ma questo è un fatto che concerne solo il mio intimo”.
Ma lui è un capo e sa come frenare i suoi impulsi. E’ un misto di sangue e ghiaccio. Di passione e ragione. Coltivata tra Cicerone e Toni Negri e l’immancabile Pennac e la famiglia Malaussene.
“La mia storia su questa terra non è ancora finita,questi Torquemada da strapazzo non mi fermeranno” e si prepara a festeggiare un compleanno importante, mezzo secolo di vita.Tra donne e champagne o con la sua unica figlia?Il boss non ha ancora deciso.