Appuntamento con il boss/21
Matteo Messina Denaro, l’adorato capo di Cosa Nostra trapanese, quello per cui si prega la Madonna di Lourdes. L’uomo invisibile ( come il titolo di un libro) o un camaleonte ( come un altro saggio su di lui).
Poche tracce, tanti segnali, qualche avvistamento e anche qualche mormorio su una possibile trattativa per arrestarlo. Uomini che lo cercano. Un gruppo lo ha inseguito per anni proprio da Trapani, adesso il gruppo fa capo a Palermo.Scelte di azione da accettare, anche quando non si condividono. E chissà che Matteo non si sia sentito più forte per questa scelta, che abbia riacquistato un margine sugli uomini che gli stanno alle costole. Ma nessuno ha mai smesso di cercarlo tantomeno quel “cacciatore” che ha dedicato il suo lavoro a questa ricerca.
C’è chi la definisce una caccia al tesoro e chi una partita a scacchi. E’ una partita per la legalità, per ridefinire quali sono i confini con l’illegalità. Come quell’imprenditore che per descrivere il perché aveva creato un consorzio, per sfuggire ai soprusi dei mediatori collusi con la mafia, racconta che “il proprio campo deve essere sempre pulito, senza erbacce proprio per segnare la differenza con quello del vicino mafioso”.
Ecco questa è la partita che si gioca: definire quel confine e se scrivere qualche racconto su Matteo, senza avere la pretesa di descriverne completamente la figura né tantomeno avere la presunzione di poterlo prendere senza essere sbirri, può aiutare a segnare quel confine ne siamo contenti.
Grazie di averci seguito e magari torneremo presto a scrivere di Matteo.
La redazione di Malitalia