Appuntamento con il boss/17

La morte del padre è stato quindi l’inizio, quello vero. I lavoretti erano cosa da niente per Alessio che aveva le idee chiare: arrivare ad essere il capo. U zu Cicciu gli ha lasciato una bella eredità: ammazzare la gente quando c’è bisogno e ‘fottere’ chiunque se serve a raggiungere gli obiettivi. Trapani è sempre la stessa, non a caso ancora è possibile fare il necrologio du zu Cicciu sul giornale. La città si è mai chiesta se dietro ci possa essere Alessio?
Ah, già. Lui è anche Diabolik. Lo è così tanto da architettare stragi e omicidi. Giocare d’astuzia è il suo forte. Come quella partita a scacchi col poliziotto che lo insegue: una mossa ciascuno, lentamente, senza sbagliare. Qualsiasi errore potrebbe essere fatale. “I Torquemada da strapazzo” non sono riusciti a fermarlo, è vero. Nessuno fino ad oggi è riuscito a capire da dove iniziare questa storia che sembra infinita. Ci sono una serie di tracce, ma potrebbero anche essere un depistaggio?
Chi lo sa. Intanto a Trapani i suoi occhi potrebbero nascondersi dietro al volto di chiunque. La sua volontà è sovrana e quei picciotti staranno facendo a gara per soddisfare ogni suo desiderio. Il suo padrino, Totò Riina, non ha mai lasciato la moglie da sola, a parte quando è stato strettamente necessario. A tradire Provenzano ci si è messa di mezzo pure la malattia che l’ha costretto ad arrivare fino in Francia, quando gli uomini della polizia erano già sulle sue tracce. Quella Bibbia consumata che ha lasciato nel suo covo, è frutto di una lunga meditazione e di una profonda fede? Ma per cosa? Quelle letture giustificavano i morti ammazzati? Dell’ultimo padrino, invece, non vi è traccia da un sacco di tempo. Quei pizzini fino al 2006 e quei beni sequestrati la scorsa settimana. Siamo entrati in un labirinto. Il filo di Arianna,lungo e sottile, condurrà mai qualcuno verso l’uscita?