Appuntamento con il boss/13

E qualche traccia Alessio l’ha lasciata. Nei covi, nelle case che ha frequentato come quell’albergo a San Vito Lo Capo dove lo sbirro, il nemico n.1, ha messo i sigilli.
Eppure era stato attento a tutto. Ma quello non lo molla. E’ una guerra tra due uomini, due stili di vita distanti anni luce : uno, uomo di Istituzione, anche quando è difficile e pericoloso esserlo, che ha fatto una scelta etica, quella di essere “il bene” e che oggi appare anacronistica ( e lui in qualche modo, forse per il suo modo di parlare, sembra di un altro secolo). L’altro, che incarna tutto ciò che il male può essere: crudele, senza scrupoli, dedito al potere con la stessa fede di una religione, con un’alta percezione di se stesso, con la presupponenza di chi sa di essere al sopra di tutto e di tutti e di avere tutti in mano, tranne lui “il cacciatore”. E un giorno dovrà farci i conti con questo uomo che vive nell’ombra, che porta avanti il suo lavoro perché lo ha scelto e che lo vive come una missione.
Lo sbirro ha idee certe su cosa fare contro la mafia e il malaffare. Ha studiato Alessio, la sua vita. E Alessio ha studiato la sua, le sue frequentazioni. Magari finanche i figli. Perché i due si spiano. Guardano le mosse dell’altro. Si scrutano da lontano. Alessio è sicuro che non sarà mai raggiunto. L’altro ha un unico pensiero in mente :trovarlo! E’ il suo ultimo la sera ed il primo al mattino. Alessio invece guarda un altro tramonto, un altro giorno è passato e lui è ancora libero.