Rosarno, emergenza migranti senza fine
Oggi i giornali hanno ridato il via alla competizione che “premia” chi scrive più cose circa l’emergenza dei migranti a Rosarno. A quasi due anni dalla rivolta degli africani nel comune calabrese, nella Piana di Gioia Tauro, si torna a fare i conti con l’emergenza. Non potevamo esimerci dal fare delle semplici riflessioni circa il clima che si respira in questi giorni in città. Un clima che preoccupa per quello che potrebbe succedere. Non per colpa dei migranti. Da una settimana, infatti, giornali e giornalisti locali hanno iniziato a descrivere una situazione esplosiva, dato che sono arrivati più migranti di quanto previsto e le condizioni precarie in cui vivono sono sempre le stesse. Nonostante gli appelli, l’attenzione dei media nazionali, per i poveri lavoratori stagionali nulla è stato fatto in due anni.
In giro per la città la gente commenta “sta per scoppiare una nuova rivolta. Ha scritto così il giornale”. I cittadini sono spaventati, giustamente, dall’idea di poter essere coinvolti in nuovi e violenti scontri. Ma perché gli africani due anni fa si scatenarono contro i rosarnesi? In primis perché furono provocati. Ed oggi, i migranti tornano ad essere provocati. La paura per una nuova rivolta non fa che accentuare il timore dei cittadini di Rosarno per quello che potrebbero fare i migranti. Abbiamo provato ad indossare i panni di una qualsiasi persona che ogni mattina viene bombardata dai messaggi dei media che lanciano l’allarme, come se la rivolta fosse dietro l’angolo. Tutto ciò senza mai avere assistito, in questo periodo, a particolari momenti di tensione.
Esiste l’emergenza, nessuno lo può mettere in dubbio. Ma le difficoltà a cui sono costretti i migranti non sono stagionali, non vanno e vengono. Ci sono ogni giorno, d’estate per quelli che non hanno i soldi per tornare al proprio paese, come d’inverno. Pertanto l’allarmismo di oggi ha più il sapore di strumentalizzazione (politica?).
Il problema non è tanto del cibo e dei vestiti, cose a cui le associazioni (solo quelle che lavorano ogni giorno per i migranti) pensano tutto l’anno, non solo ora che i riflettori si riaccendono sulla città. L’emergenza la troviamo nelle case, nelle abitazioni senza luce, senza acqua, senza riscaldamenti, senza finestre, baracche nascoste nelle campagne, rifugi di fortuna. Condizioni inumane per i migranti che non hanno cure e assistenza. Ed è per questo che il lavoro oggi diventa riaprire il campo di accoglienza che lo scorso anno ha ospitato un centinaio di migranti. Ma la Regione, la Provincia, il governo centrale non hanno scritto nella loro agenda “emergenza migranti a Rosarno” e dunque i soldi non ci sono e poco può fare l’amministrazione comunale per tutti. A 84 anni, Mamma Africa, rimane l’emblema della solidarietà a Rosarno. Ieri, durante il solito pranzo della domenica, ben 200 migranti hanno ricevuto un pasto caldo e un posto a tavola, lasciandosi alle spalle i loro tuguri per sostituirli al sorriso dei volontari che ogni domenica si rimboccano le maniche per dare sostegno concreto agli africani. Così come è solo Giuseppe Pugliese, dell’associazione Africalabria, che con propri mezzi e risorse ogni giorno assiste in ogni cosa i migranti. Pugliese sfugge ai riflettori, non fa comunicati stampa, non elogia il suo lavoro, perché non ha nemmeno il tempo di farlo.
Le condizioni di lavoro dei migranti sono precarie perché di mezzo c’è anche la crisi agrumicola, non solo lo sfruttamento dei caporali che pagano gli africani per 25-30 euro a giornata. Si lavora due tre volte a settimana. E nessuno garantisce per un settore in crisi, né il governo centrale pensa a sostenere le iniziative degli agricoltori. In una situazione così complicata l’appello va sicuramente alle Istituzioni, in primis alla Regione Calabria, perché non aspetti una nuova emergenza, per inaugurare un nuovo campo in pompa magna, anche se per pochi mesi e con la metà dei posti letto necessari.
Quando assistiamo a cose del genere, torna in mente il “modello Reggio” del governatore Scopelliti, che i soldi li spende in manifestazioni e spettacoli vari che poco servono. Se i finanziamenti destinati a eventi inutili in una regione in crisi, li avesse destinati a superare almeno una delle mille emergenze a cui i cittadini devono fare fronte ogni giorno, forse non si arriverebbe mai a queste condizioni. Dopo tutto quello che è successo a Rosarno non si può aspettare inermi una nuova rivolta. E non bisogna nemmeno cadere in polemiche spicciole, che non risolvono la situazione, specie quando di mezzo c’è la vita di decine di migranti. Gli africani stanno perdendo la speranza. Ora tocca alle istituzioni. Altrimenti non si va da nessuna parte. È inutile che si continui a fare retorica. Anche sulla ‘ndrangheta che, per quanto ci è dato sapere, in questo momento non c’entra nulla. Si crea solo confusione su confusione. E solo ciò potrebbe portare davvero la città alla rivolta.