Richiesta bis di arresto per Cosentino

(di Alessandro Chetta)
La richiesta d’arresto per Nicola Cosentino è arrivata stamani alla giunta per le autorizzazioni della Camera. Era stata inoltrata ieri dalla procura di Napoli. Dunque, un nuovo mandato di cattura pende sull’ex sottosegretario del governo Berlusconi e attuale coordinatore del Pdl campano, ritenuto dagli inquirenti “referenti politici del clan dei Casalesi”. La precedente richiesta risale al novembre 2009 ma la maggioranza votò compatta per il no (sorte che non sarebbe toccata due anni dopo ad Alfonso Papa, altro esponente campano del Pdl, per cui l’Aula votò l’incarcerazione). Ma l’indagine su Cosentino è decisamente ampia, coinvolgerebbe politici di livello nazionale, banchieri e imprenditori di diverse regioni.
Il “terremoto” si è scatenato all’alba. Le indagini partite da Napoli coinvolgono oltre settanta persone in tutta Italia tra esponenti dei partiti, banchieri e imprenditori. Gli arresti effettuati dai carabinieri con la dia partenopea sono ben 55. Fra i destinatari anche elementi delle famiglie Schiavone e Bidognetti ed esponenti politici di rilievo nazionale e locale, personaggi del mondo bancario ed imprenditoriale di Campania, Lazio, Toscana, Emilia Romagna, Lombardia e Veneto.
I reati contestati, a vario titolo, sono associazione camorristica, riciclaggio, corruzione e falso. L’inchiesta riguarda vicende di infiltrazioni del clan dei Casalesi nella pubblica amministrazione ed in particolare tra ex amministratori di Casal di Principe.L’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di Cosentino è stata firmata dal gip Egle Pilla, su richiesta dei pubblici ministeri Antonio Ardituro, Francesco Curcio e Henry John Woodcock.
Il gip Pilla scrive: l’intreccio tra politica ed interessi economici rappresenta “un’osmosi che genera effetti patologici nei settori più rilevanti della vita sociale e politica della provincia casertana: quello elettorale, quello economico e quello istituzionale». I politici, secondo le risultanze dell’inchiesta, sarebbero “asserviti al sodalizio camorristico. E ciò che avviene in snodi fondamentali e sensibili dell’attività economica: nell’apertura di centri commerciali, nelle attività edilizie e nella fornitura del calcestruzzo. Ed i poteri della politica e dell’ente mafioso si saldano nel momento più solenne ed importante della vita democratica: il momento elettorale”.
C’è anche il presidente della Provincia di Napoli Luigi Cesaro (Pdl) tra gli indagati della maxi-inchiesta della Dia. Secondo l’accusa, Cesaro (non indagato per camorra) avrebbe accompagnato Nicola Cosentino a Roma per sollecitare i vertici di Unicredit a concedere un credito relativo al finanziamento di 5 milioni e mezzo per un centro commerciale nel Casertano.” Pochi giorni dopo tale intervento – è scritto nelle carte della Procura – il finanziamento, che fino a quel momento aveva incontrato ostacoli e rallentamenti, veniva sbloccato”.