La guerra dimenticata ai confini del Texas

(di Luca Rinaldi)
I fondatori sono quasi tutti ex militari, e dalla loro base al confine col Texas tentano di prendersi tutto il Messico, partendo da nord. Sono i narcotrafficanti dei Los Zetas, già in contatti con la ‘ndrangheta calabrese, come testimoniano alcune inchieste delle Procure italiane, che negli ultimi quattro anni hanno fatto 40mila vittime e hanno fatto perdere le tracce di circa 10mila persone.

Una guerra dimenticata fatta di ex militari travestiti da narcotrafficanti, ragazzi figli del disagio che per il guadagno facile preferiscono la via dello spaccio di sostanze stupefacenti e illegali, ma fatta anche di collusioni con la stessa polizia e la politica.

Lunedì hanno arrestato uno dei “re” dell’organizzazione, ne ho documentato l’arresto e approfondito la storia su Linkiesta. Raul Lucio Hernandez Lechuga, meglio conosciuto come El Lucky (Il Fortunato) è stato fermato e trovato in possesso di un autentico arsenale da guerra. Una guerra che sta lasciando sul campo militari, narcotrafficanti, ma anche tanti innocenti, principalmente coloro che questa rete, che spadroneggia dal Messico al resto del mondo, vorrebbero smantellarla.

Una guerra civile di cui si parla poco, ma che, purtroppo, riguarda anche il nostro Paese, uno degli approdi fondamentali del narcotraffico internazionale e tra le prime piazze per lo spaccio di sostanze stupefacenti. E, volenti o nolenti, la storia del cosiddetto “utilizzatore finale”, vale per tutti. Ogni giorno il provento del narcotraffico è la prima voce nei bilanci delle holding mondiali del crimine.
Ogni mattina anche io mi sveglio e penso alla possibilità di una legalizzazione, anche per scopi medici. Finchè questa non arriverà, e le droghe, anche leggere, rimarranno illegali, tutti gli acquirenti non faranno che finanziare le holding criminali. Questo non significa che, come ho trovato scritto su un forum che riprendeva un mio articolo, con tanto di minacce annesse, “chi fuma i cannoni è mafioso”, ma che “chi fuma i cannoni”, si fa complice di un fatturato criminale.

Sarebbe infatti ora che anche le parti politice, nel nostro Paese e non solo, andassero a discutere seriamente di questi temi e di come togliere terreno alle organizzazioni criminali che su narcotraffico e prostituzione fanno affari d’oro.(da lucarinaldi.blogspot.com)