La firma di Cosentino
E’ la notizia del giorno, dopo 16 anni di latitanza gli uomini della Dia finalmente mettono le mani su ’Capastorta’, al secolo Michele Zagaria.
Il re dei Casalesi, latitante dal 1995 è stato scovato nel suo bunker a Casapesenna, grazie ad un blitz che ha visto impegnati oltre 100 uomini. Cinque metri di cemento armato non sono bastati a renderlo invisibile, ha implorato gli agenti di non sparargli. Lui, il numero uno del clan più spietato della storia della camorra, ha alzato le braccia e ammesso “avete vinto voi, ha vinto lo Stato”.
La cattura di Zagaria è una di quelle notizie che forse pochi si aspettavano e che sicuramente ha fatto piacere a quanti ieri hanno plaudito ad un’altra importante operazione della Dia che ha portato all’arresto di 55 persone, smontando una rete del crimine che, partendo da Casal di Principe, aveva avvolto tutto il Paese.
Pure Totò avrebbe dovuto ricredersi e cambiare la sua celeberrima megafonata del ’vota Antonio, vota Antonio’, con una più attuale ’vota Nicola, vota Nicola’. Già perché scorrendo quella lunga lista di nomi di persone indagate, spunta nuovamente quello dell’onorevole Nicola Cosentino, detto ’Nick o’ mericano’: sempre lui, l’ex sottosegretario del Governo Berlusconi, il presidente del Pdl campano. Dopo il rifiuto delle camere, arriva per lui la seconda richiesta d’arresto. L’accusa quella di voto di scambio, comprende di concorso in falso, violazione della normativa bancaria e reimpiego di capitali, per i pubblici ministeri Ardituro, Curcio, Conzo e Woodcock il numero uno del Pdl campano è il referente politico nazionale del clan dei casalesi.
Il nome di Cosentino rispunta nell’ambito dell’inchiesta dal nome romanzesco, ’il principe e la ballerina’ che ha visto finire dietro le sbarre politici, imprenditori, banchieri e camorristi, tutti legati agli Schiavone e ai Bidognetti. Un duro colpo inferto al sistema del voto di scambio per le amministrative del 2007 e del 2010 che ha visto gli agenti della Dia in azione in diverse regioni, Campania, Lazio, Toscana, Emilia Romagna, Veneto e Lombardia.
Cosentino è accusato in particolare di aver fatto pressione su alcuni funzionari di banca affinché concedessero un finanziamento a esponenti del clan di Zagaria per la realizzazione di un centro commerciale. A fargli buona compagnia un altro politico campano, il presidente della Provincia di Napoli, altro fortino berlusconiano in Campania, ’Giggino a’ purpetta’, alias Luigi Cesaro, indagato si, ma non per camorra. Per lui l’accusa è aver fatto pressione, con Cosentino, su una filiale romana di Unicredit, per fare avere un prestito ad uomini del clan. E’ indagato per violazione della legge bancaria.
La banca, che si è dichiarata parte offesa, ha visto finire in manette anche due suoi dipendenti, insieme all’ex sindaco di Casal di Principe, Cristiano Cipriano, un consigliere provinciale di Caserta, assessori, consiglieri comunali. L’operazione di ieri rappresenta il giro di boa di un’inchiesta partita dalla realizzazione, poi bloccata, di un centro commerciale, il ’Principe’, che sarebbe dovuto sorgere nel 2007 a Villa di Briano. Secondo gli inquirenti quella struttura sarebbe servita al Cipriano per farsi eleggere attraverso le promesse di assunzioni, anche a nero, fatte in campagna elettorale.
Un lavoro, quello degli inquirenti, che fonda le sue basi probatorie su un vasto e articolato patrimonio investigativo fatto di indagini bancarie, intercettazioni telefoniche, intercettazioni ambientali, perquisizioni, appostamenti e consulenze. Ma ad inchiodare l’ex sottosegretario sarebbero soprattutto le rivelazioni dei collaboratori di giustizia che, dopo anni di militanza nel clan dei Casalesi, hanno deciso di vuotare il sacco, facendo luce su quella zona grigia di collusioni tra colletti bianchi e camorristi che è il punto di forza e di espansione del sodalizio criminale.
In particolare Salvatore Caterino, arrestato nel 2010, ai pm dice: “In occasione delle campagne elettorali, oramai da molti anni, mi sono sempre impegnato a fare propaganda in favore di Nicola Cosentino. Mi chiede perché i Cantiello ed i Russo impegnavano le persone a loro vicine nella campagna elettorale in favore dei Cosentino, ed io le rispondo che i Russo mi spiegavano che era importante per il clan avere un proprio referente nel Parlamento nazionale. Posso dirle che più in generale la famiglia Cosentino era agevolata dal clan camorristico dei Casalesi, poiché, come dicevano sempre i Russo erano stati loro a fargli avere una sorta di monopolio nella distribuzione del gas nell’intera provincia di Caserta. Così l’appoggio elettorale a Nicola Cosentino, è stato costante, dall’inizio degli anni ’90 fino alle ultime elezioni politiche. In sostanza il sostegno del clan non è mai mancato a Nicola Cosentino”.
“Tu mi porti i voti e io ti do un appalto, un pacchetto di assunzioni, una modifica al piano urbanistico”: ed ecco che ’le ballerine’, cioè le schede elettorali, con la x sul nome del politico colluso di turno, arrivano a valanga. Sistema preciso quello usato nel 2010: i supporter del nuovo candidato a sindaco, Antonio Covino, arrestato pure lui, portavano fuori dal seggio una scheda elettorale in bianco che, dopo essere stata contrassegnata con il voto di preferenza, veniva consegnata ad un altro elettore ed inserita nell’urna.
Quest’ultimo a sua volta portava fuori dal seggio la scheda che gli era stata consegnata dagli scrutatori e così di seguito. Sarebbe milionaria la fidejussione ottenuta da imprenditori in odore di camorra grazie all’intervento diretto dell’onorevole Cosentino. E pensare che oggi lo stesso Cosentino, che accusa una fetta della magistratura di voler far carriera colpendolo di continuo, si complimenta con le forze dell’ordine per l’arresto di Zagaria “è un segnale tangibile di come si possa estirpare la camorra e ridare coraggio e dignità ai nostri territori”.
(pubblicato su www.lindro.it)