Il referente di Gomorra

“Sono assolutamente sereno”. Nel giorno del suo onomastico, ieri era San Nicola, l’ex sottosegretario all’Economia ripete come un mantra la formuletta che gli hanno suggerito. La nuova richiesta di arresto che arriva dalla Procura distrettuale antimafia di Napoli è devastante. L’onorevole Nicola Cosentino è il referente politico nazionale del clan più forte della camorra, i Casalesi. Ed è grazie al rapporto strettissimo con un network criminale che domina il territorio con minacce, omicidi e stragi, che controlla l’economia attraverso prestanome e uomini di paglia, che per decenni ha distrutto il territorio della Campania lucrando centinaia di milioni di euro col business dei rifiuti, che Cosentino ha costruito il suo potere. “Chiarirò tutto”, ha detto il coordinatore del Pdl in Campania parlando con i giornalisti, e ha anche ironizzato sui magistrati,”forse fuorviati dal pregiudizio”. Parole che nascondono una preoccupazione: fare la fine di Alfonso Papa, finire in galera dopo un voto della Camera dei deputati.”Nicola non è fesso “ dice un suo collega di partito che lo conosce bene “sa che la situazione politica è cambiata, la Lega non farà. più da cuscinetto e stavolta lo fotteranno”.

Un flashback al 9 dicembre di due anni fa, quando Nick ˜o mericano fu salvato dall’Assemblea di Montecitorio con 360 voti a favore del no alla richiesta di arresto e 226 voti contrari. Una maggioranza ampia,più larga del previsto, con molti voti espressi forse dal Pd, forse da qualche malpancista finiano. Determinante fu il voto della Lega. Cose che appartengono ad un’altra era politica. “Oggi la nostra posizione è di assoluta libertà.” dice Roberto Maroni. “Valuteremo con rigore il fascicolo arrivato in giunta per le autorizzazioni dalla Procura di Napoli senza nessuna limitazione se non la nostra libera valutazione.
Se ci sono gli elementi li valuteremo e assumeremo una posizione netta come abbiamo fatto nel caso dell’onorevole Papa”. “Le carte sono pesanti”, è il giudizio che filtra da altri ambienti del partito di
Bossi. Nessuno dei 21 componenti della Giunta per le autorizzazioni della Camera (8 Pdl, 5 Pd, 2 Udc e Lega, 1 Noi Sud, Fli, Misto e Idv) ha ancora letto la corposa richiesta della procura di Napoli. “Ma il quadro che emerge dai primi stralci diffusi da siti e agenzie di stampa, è gravissimo”. Maurizio Turco, deputato radicale eletto nelle liste del Pd, fu tra gli 11 deputati che il 24 novembre 2009 votarono contro la richiesta di arresto di Cosentino. Oggi ha cambiato idea.”Quello che sto leggendo sulle agenzie è impressionante, ma voglio
approfondire prima di dire un sì o un no, la volta scorsa votai contro perchè l’inchiesta mi convinceva poco, e perchè mi posi una domanda alla quale nessuno ha ancora dato una risposta.”

Se i rapporti tra Cosentino e la camorra casalese erano noti fin dal 1992, perchè non fu fermato prima? Perchè si consentì l’ascesa politica di un uomo gravato da sospetti così forti?”. Di “contesto gravissimo”parla anche Pierluigi Mantini, Udc, membro della Giunta per le autorizzazioni. “Ma gravissimi erano anche i fatti descritti nella precedente richiesta della procura di Napoli. Allora Cosentino fu salvato dalla Lega grazie ai vincoli di maggioranza. Oggi la situazione sembra cambiata, Bossi è all’opposizione, ma temo che su questa vicenda e su altre di questo tipo, la vecchia maggioranza Pdl-Lega possa ricomporsi”. E il Pdl? Le poche dichiarazioni diffuse ieri fanno temere il peggio a Cosentino. “Sono blande e di scarsissimo peso politico”,commentano gli uomini più vicini al coordinatore campano del Pdl. Luca D’Alessandro, deputato dal 4 novembre scorso, si lascia andare ad ardite metafore: “A Napoli per cercare di cucinare Cosentino rischiano di fare l’ennesima frittata”. “Questi provvedimenti, per altro esposti con grande perizia mediatica” dice invece Vincenzo D’Anna, membro della Giunta per Popolo e Territorio “ erano già. annunciati da tempo e rientrano nell’ambito di quella giustizia spettacolo che ha individuato nell’onorevole Nicola Cosentino il soggetto da colpire in quanto espressione politica del centrodestra”..

Sarà Maurizio Paniz (Pdl), l’avvocato disposto a giurare fino alla fine che Berlusconi era davvero convinto che Ruby fosse la nipote di Mubarak, il relatore della Giunta per le autorizzazioni a procedere della Camera. La scelta, che non ha convinto gli altri membri, è stata fatta direttamente dal Presidente Pierluigi Castagnetti del Pd. Il Parlamento ha un mese per leggersi il fascicolo della Procura di Napoli, per navigare nelle testimonianze raccolte dai pm, nelle intercettazioni telefoniche che raccontano nei dettagli cos’è la
politica a Casal di Principe e in Campania. Come uomini politici con ruoli importanti in Parlamento e nelle istituzioni campane, nell’inchiesta è indagato anche Gigino Cesaro, deputato e presidente della Provincia di Napoli, intrecciano rapporti con pezzi da novanta della camorra, li agevolano negli affari, li proteggono. Grazie a loro vincono elezioni e scalano il potere politico. Assieme a loro uccidono la democrazia.

(pubblicato su Il Fatto Quotidiano del  7 dicembre 2011)