Cattolici,liberi tutti
Voltano le spalle all’era Berlusconi, ma guardano con fiducia al ’tecnico’ Monti.”Cattolici, liberi tutti”Gianfranco Pasquino: “Non riconoscendosi negli attualipartiti, isono in linea con le tendenze generali dell’elettorato“Negli ultimi due mesi lo tsunami che ha investito – e sta investendo – la politica italiana non ha lasciato indifferente l’elettorato cattolico. Una fetta di voti tutt’altro che trascurabile che oggi si trova in uno stato di grande indecisione, fattore che la rende ancora più ambita dai partiti di entrambi gli schieramenti. Eppure i cattolici italiani sperano nel ritorno di una nuova componente in grado di rappresentarli degnamente nella scena politica. E nel frattempo, voltano le spalle al ventennio di Berlusconi, sul quale avevano pure investito molto, e guardano con fiducia all’esecutivo tecnico di Mario Monti.Sono questi i tratti salienti che emergono dalle cifre del sondaggio sul rapporto tra l’elettorato cattolico e gli ultimi sviluppi della scena politica, realizzato a inizio novembre da Ipsos per la Fondazione Achille Grandi per il bene comune. Dall’indagine emerge che il 39,4 dell’elettorato cattolico in caso di voto avrebbe optato per l’astensione, il 58% dei cattolici praticanti auspica la nascita di un partito, o almeno di un movimento in grado di rappresentarli. Inoltre, il 62% ritiene che non esistano forze politiche in grado di rappresentare i valori cattolici (ed erano il 45% nel 2007).Tra coloro che invece si rispecchiano nelle linee di un partito, aumentano le preferenze verso l’UdC (dal 35% al 45%), verso il Partito Democratico (dall’8% al 12%, malgrado l’uscita di personaggi come l’on. Paola Binetti), mentre il PdL vede dimezzarsi in quattro anni la fiducia accordatagli dagli elettori cattolici, che si riduce dal 28% al 14%. Ma cresce anche (sono il 47% degli intervistati) il numero di quanti sono convinti che la politica debba essere laica e debba saper trovare una sintesi tra le varie culture. Cerchiamo di andare oltre i numeri e capire le motivazioni alla base di questi orientamenti insieme al professor Gianfranco Pasquino, professore di Scienza Politica presso l’Università di Bologna e, tra le altre cose, presidente della Società Italiana di Scienza Politica.Professor Pasquino, dal sondaggio emerge che la maggior parte degli elettori cattolici non si sente rappresentata da nessuno dei partiti attualmente sulla scena politica, e che una maggioranza considerevole auspica la nascita di un nuovo soggetto. Eppure in Italia più di un partito si proclama di ispirazione cattolica: perché quelli già esistenti non rispondono alle domande di questo elettorato?E’ un dato che segue la tendenza degli altri elettori, che trovano difficoltà nel trovare identificazione con un partito. I partiti tradizionali sono crollati, sono spariti, per fortuna, ed i partiti nuovi non si sono mai in realtà assestati: Forza Italia è diventata Popolo della Libertà, Alleanza Nazionale si è annegata dentro il PdL, il Partito Democratico non si sa bene cosa sia esattamente. Credo che pochi siano gli italiani che si identificano con un partito che per di più nel corso del tempo cambia nome, cambia leadership, cambia anche posizione. I cattolici sono in linea con le tendenze generali dell’elettorato. Inoltre, l’unico partito che si definisce cattolico è l’Udc, che per di più si chiama Unione di Centro e non più Unione Democratico Cristiana, per cui i cattolici sono, si potrebbe dire cosi, ’liberi tutti’.Il calo di preferenze più significativo registrato all’interno dell’elettorato cattolico è quello del Pdl: nel 2008 la percentuale di elettori cattolici convinti che il partito di Silvio Berlusconi potesse rappresentare i loro valori era del 28%: nel 2011 sono scesi al 14%. Come si spiega questa controtendenza nei confronti di un partito che si è sempre mostrato – almeno nei fatti – vicino al mondo cattolico ed ecclesiastico?Non controtendenza, ma tendenza. C’erano molti che si identificavano con il Pdl perché tra l’altro aveva reclutato dei dirigenti democristiani, anche piuttosto visibili, come ad esempio Scajola e Pisanu. Anche quelli di Comunione e Liberazione, che si presume votassero Democrazia Cristiana nel passato. Dopodiché i comportamenti concreti di Berlusconi hanno fatto, in maniera graduale ma credo irresistibile, sapere a questi elettori che in realtà se stavano cercando un partito cattolico decente il Popolo della Libertà non era né un partito cattolico, né un partito decente, per di più con un leader ’libertino’ ed anche abbastanza volgare.Sempre dal sondaggio emerge una buona fiducia dell’elettorato cattolico nella figura di Mario Monti: il 51% dei praticanti impegnati lo ritiene espressione del mondo cattolico. Cosa si aspetta questa parte della popolazione dalla nuova squadra di tecnici?Innanzitutto vuol dire che sono soddisfatti che Mario Monti sia Presidente del Consiglio. Tra l’altro una delle prime cose che ha fatto Monti è stata è andare a messa la domenica mattina, e credo non per esibizione, ma semplicemente perché è un credente. Secondo, i cattolici hanno probabilmente apprezzato anche lo stile sobrio, sufficientemente austero di un Presidente del Consiglio che tra l’altro ha anche rinunciato alla sua indennità, mantenendo soltanto quella che ha – che comunque è abbastanza cospicua – di Senatore a vita. Si aspettano una gestione equilibrata del potere, dell’economia, ed uno stile che sia moderato: credo che l’aggettivo si adatti benissimo ai cattolici. I cattolici italiani in politica, e probabilmente l’elettorato cattolico nella grande maggioranza, sono moderati.Abbiamo visto – l’esempio più lampante è la campagna per le scorse elezioni comunali di Milano – come alcuni partiti abbiano portato avanti la questione della ’sopravvivenza’ delle nostre radici cattoliche, di fronte al peso sempre crescente che le altre religioni hanno all’interno della nostra società come arma elettorale, sebbene con scarso successo. Davvero nell’elettorato cattolico c’è preoccupazione per l’importanza che le altre religioni possono avere nel nostro tessuto sociale?Preoccupazione si, però una preoccupazione che certamente non riguarda soltanto i cattolici. L’Islam è una religione battagliera, è una religione d’assalto, ed è quindi giusto che ci sia una qualche preoccupazione da parte dei cattolici, ed è giusto che ci sia in generale una preoccupazione da parte degli italiani. Non è facile integrare o assimilare l’Islam, e dunque quella preoccupazione dei cattolici credo sia condivisa anche da una parte più ampia degli italiani.E allora il mondo politico, ed in particolare i politici cattolici cosa dovrebbero fare?Quando si incontrano due religioni monoteiste che in qualche modo aspirano ad ampliare il numero dei loro seguaci, che fanno ’proselitismo’, gli scontri e gli incontri possono essere frequenti. Il problema non è di ciascuna delle due religioni, il problema è dello Stato, che deve garantire pari opportunità, e deve anche garantire rispetto della legge, e quindi non può garantire separatezza e privilegi. Lo Stato italiano invece è da una parte debole, ’accomodazionista’ se posso dire cosi, e da una parte non sa esattamente cosa fare, e quindi ci troviamo in questa situazione di mancanza di regole, in cui possono anche proliferare gli scontri.A suo avviso la nascita di un partito cattolico sarebbe – come sostengono in molti – un rischio per la laicità dello Stato, oppure quest’ultimo è un valore che non ha nulla a che vedere con il credo degli attori della politica?No, la laicità dello Stato non dipende affatto dalla presenza o meno di un partito cattolico. Lo abbiamo avuto: il Partito democristiano era un partito di cattolici, e non ’dei cattolici’, perché ce n’erano comunque molti che votavano per altri partiti. La laicità dello Stato si difende attraverso le leggi, attraverso la capacità di fare buone leggi che siano sempre in grado di rispettare la libertà degli altri, ma nella misura in cui la libertà degli altri non incide su quella dei cittadini nel loro insieme. Ben venga quindi un partito cattolico, se i cattolici ritengono che quello sia uno degli strumenti con cui fare politica: però i cattolici ’adulti’ sanno benissimo che per fare politica bisogna avere delle idee, e non soltanto un partito, bisogna avere capacità di far circolare le idee, e soprattutto di difendere i propri valori, ma senza cercare di calpestare i valori degli altri.