Avellino, violentata in ufficio
Lui grande e grosso, in città è noto come ’picchiatore’. Lei minuta e giovane, ha solo 23 anni. Non deve aver avuto molte difficoltà Luigi Sarnelli, l’usciere del Comune di Avellino, finito in manette ieri, nel soggiogare la ragazza con richieste oscene e usarle violenza fisica e sessuale. Non per strada, non adescandola all’uscita di un locale, ma in ufficio.
Già perché la sconvolgente storia che arriva dalla ’tranquilla’ Avellino, inizia e finisce all’interno delle stanze di Palazzo di Città. L’incubo della giovane donna durava da ottobre: un continuo di molestie sessuali, minacce, prevaricazioni. Un vero e proprio supplizio con orari e scadenze precise: l’uomo entrava nel suo ufficio e dava il via con richieste assurde, come quella di abbassarsi i pantaloni, di spogliarsi, di venire con lui nelle campagne del circondario, tutto ciò prima di passare alle vie di fatto.
L’uomo forte di una statura massiccia, tratteneva la vittima sulla sua sedia, mentre le usava violenza toccandole le parti intime, baciandole il collo. Allo scopo di spaventarla le ripeteva in continuazione di essere un ex galeotto e pertanto di non temere certo una reazione o un’eventuale denuncia da parte sua. L’uomo approfittava dell’orario di lavoro della donna: alle 8.00 del mattino al secondo piano del Comune c’erano solo loro due, si sentiva quindi sicuro di poter agire indisturbato.
A nulla è servito il cambio di orario chiesto e ottenuto dalla vittima, collaboratrice presso la pubblica amministrazione impiegata grazie alle liste del servizio civile, per recarsi a lavoro sessanta minuti più tardi, nella speranza che il suo carnefice fosse intimorito dalla presenza degli altri dipendenti. Ma neanche questo è bastato per mettere fine all’incubo.
Un racconto straziante quello che la ragazza riferito ai suoi genitori, al suo ragazzo e poi ai carabinieri, una coraggiosa ricostruzione della persecuzione quotidiana sul luogo di lavoro, di cui era vittima nell’indifferenza generale. I carabinieri hanno dato il via ad un’indagine fatta di intercettazioni ambientali e microcamere posizionate nell’’ufficio delle torture’, documentando e accertando il racconto della vittima.
Elementi inconfutabili che hanno portato senza esitazioni il Giudice per le indagini preliminari ad emettere la richiesta di arresti domiciliari per il 63enne, già ritenuto soggetto pericoloso e capace di reiterare il reato. Un gesto coraggioso quello della ragazza, non solo per quanto riguarda la violenza sessuale di cui è stata vittima, ma anche perché il suo aguzzino è un pluripregiudicato e con una fedina penale niente male: contrabbando, assegni a vuoto, estorsione, furti e rapina, violenza privata, rissa, detenzione e porto abusivo d’armi, reati contro il patrimonio.
Nonostante fosse già noto in città, era comunque stato assunto al Comune con la mansione di usciere. Lui si occupava ogni mattina di aprire le porte del settore servizi sociali e pubblica istruzione al secondo piano di Piazza del Popolo.
Imbarazzante e imbarazzato il silenzio dietro cui si sono trincerati sindaco e assessori: resta il velo della presunzione di innocenza fino a condanna avvenuta, ma i filmati nelle mani dei carabinieri lasciano ben pochi dubbi. L’unico commento dalle stanze dell’amministrazione arriva in merito alla regolarità dell’assunzione dell’uomo, in sintonia con quanto previsto dalla legge per il reinserimento negli enti pubblici dei soggetti ritenuti a rischio.
Una storia venuta fuori alla vigilia di un passaggio significativo della Giunta regionale della Campania che ha adottato la ’Carta per le pari opportunità e l’uguaglianza sul lavoro’”, strumento fondamentale per contribuire alla lotta contro tutte le forme di discriminazione sul luogo di lavoro, e per valorizzare le diversità all’interno dell’organizzazione aziendale, con particolare riguardo alle pari opportunità tra uomo e donna. Carta a cui si spera aderiscano aziende ed enti locali, anche il Comune di Avellino.
(pubblicato su www.lindro.it)