‘Ndrangheta, “Tutto in famiglia”
Ventuno provvedimenti di fermo di indiziato di delitto emessi dal Comando provinciale dei carabinieri di Reggio Calabria e cinque ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip del tribunale di Palmi per detenzione e spaccio di stupefacenti. Con l’operazione “tutto in famiglia” è stato inferto un duro colpo alla cosca dei Maio di San Martino di Taurianova. Le indagini – così come spiegato stamattina nella conferenza stampa a cui hanno partecipato il procuratore capo di Reggio Calabria, Giuseppe Pignatone, il procuratore aggiunto Michele Prestipino, il procuratore di Palmi Giuseppe Creazzo, il comandante provinciale dei carabinieri Pasquale Angelosanto e il capitano della Compagnia dei carabinieri di Gioia Tauro, Ivan Boacchia – sono partite nel 2010, in seguito all’arresto di un pregiudicato di Rizziconi, trovato con 23 Kg di marijuana.
L’operazione ha consentito agli investigatori di fare ulteriore luce sulla struttura della ‘ndrangheta, sugli organi di vertice e sulle varie articolazioni territoriali. Altro importante elemento è quello linguistico, così come emerge dalle intercettazioni telefoniche e soprattutto ambientali che hanno documentato il gergo usato dai membri della cosca, utile a farsi capire tra di loro, ricco di allusioni e allegorie. Alle estorsioni e all’usura, gli indagati contrappongono un linguaggio e delle modalità di controllo del territorio vecchie quanto la storia della mafia.
Gli approfondimenti investigativi condotti dalla Direzione antimafia di Reggio Calabra hanno inoltre permesso di individuare un sodalizio dedito allo spaccio di stupefacenti e di accertare l’esistenza e l’operatività di una cosca della ‘ndrangheta dedita anche alle estorsioni nei confronti di imprenditori e commercianti locali.
Secondo quanto emerso dalle indagini, in particolare, nel territorio di San Martino di Taurianova, esiste una “Locale” della ‘ndrangheta, costituita in “Società”, con una “Società Maggiore e una Società Minore. Nell’organizzazione criminale si entra solo ed esclusivamente attraverso un rituale di affiliazione denominato “Battesimo”, che rappresenta il primo momento d’incontro di un nuovo Picciotto con il resto della Società. Attraverso una serie di azioni meritorie è possibile risalire i gradi della gerarchia ‘ndranghetistica.
L’operazione in questione dimostra che lo schema organizzativo vigente nell’associazione criminale, ripete nei suoi capisaldi strutturali la genealogia della famiglia Maio, cui sono aggiunti altri soggetti estranei al nucleo familiare. È stato dunque dimostrato che Michele Maio, occupa il ruolo di “Capo Società”,che il ruolo di vertice; Giuseppe Panuccio riveste quello di “Capo ‘Ndrina”; Gaetano Merlino ha invece la carica di “Capo Crimine”; mentre Natale Feo ha la carica di “Contabile”. Michele Maio e Gaetano Merlino costituiscono la “Copiata” di San Martino. Fanno inoltre parte della cosca gli altri indagati: Pasquale Hanaman, Michele Hanaman, Francesco Hanaman classe ’90, Francesco Hanaman classe ’85, Carmelo Hanaman classe ’90, Pasquale Maio del ’77, Antonino Maio, Domenico Maio del ’92, Francesco Giuseppe Maio, Stefano Nava, Vincenzo Lamanna, Vincenzo Messina, Domenico Cianci, Pasquale Garreffa, Cosimo Tassone e Teresa Primerano. La cosca operava anche con azioni intimidatorie nei confronti delle proprie vittime. L’estorsione era rivolta a imprese aggiudicatarie di lavori pubblici, che avevano l’obbligo di dare delle “mazzette” alla cosca, il cui importo è pari a 2-3 per cento del valore complessivo dell’appalto; produttori di arance e proprietari di terreni agricoli. Sono stati sequestrati nell’operazione diversi beni e un bar a Taurianova.
Dopo l’operazione “Crimine”, sono emersi i ruoli all’interno dell’organizzazione criminale e l’esistenza della “Provincia”, quale organismo unitario sovraordinato alle singole “Locali”. In realtà, il processo di unificazione della ‘ndrangheta, verso un modello unitario molto più simile a Cosa nostra siciliana, ha inizio con il famoso summit di Montalto nel ’69, quando gli ‘ndranghetisti cambiarono per la prima volta l’abituale sede delle riunioni annuali, presso il santuario della Madonna di Polsi, nel comune di San Luca, per incontrarsi in un luogo meno esposto a sorprese da parte dei militari. In quella occasione si fecero spazio le “nuove leve” della ‘ndrangheta che rinnovarono gli affari della “Onorata società” e, solo in parte, la sua struttura. Dato che l’organizzazione è ancora basata sulle singole ‘ndrine. Con la più recente operazione “Armonia” è stata invece accertata l’esistenza di più “Mandamenti”, ovvero l’esistenza di tre macroaree: quella jonica, quella tirrenica e quella di Reggio centro.
Nell’ordinanza dell’operazione “tutto in famiglia” emerge un dialogo che si basa proprio sull’assegnazione delle cariche e sulla difficoltà di raggiungere gradi più elevati, quasi come se non si rispettasse in pieno la famiglia stretta e si allargasse l’organizzazione a nuovi adepti, che hanno incontrato più tardi la ‘ndrangheta. La conversazione del 21 febbraio 2011 avviene fra Pasquale Hanoman e Pasquale Maio e Nino (quest’ultimo ancora in fase di identificazione):
Nino: Metti in caso, metti in caso che mi dice a me in quel modo, abbiamo fatto a Cianci, c’è Dio che mi fa…, Inc..
Maio: Santo glielo ha fatto.
Hanoman: Cosa devo dirgli?
Maio: Glielo puoi dire che sono andato pure io, glielo puoi dire, non è che non puoi dirlo a me… io ero a lavoro e mi ha chiamato Maurizio che mi ha detto esci nella strada…-
Hanoman: Inc…Maurizio e Stefano
Maio: …Sono uscito in strada ed erano con la macchinetta
Hanoman: Maurizio chi? Il liscio?
Nino: U rusticu
Così continua la conversazione che inizia con le parole di Maio: Vedi perché mi gonfiano i coglioni a me? Vedi che mi gonfiano i coglioni a me, come, io ho dovuto fare per sette anni il “PICCIOTTO” a San Martino, tutti noi comunque siamo partiti da zero, noi siamo dovuti partire da zero, abbiamo dovuto salire i gradini ad unno ad uno, ad uno ad uno, ad uno ad uno e dovevamo ammazzarci con gli zii stessi, che non voleva loro stessi per poter arrivare dove siamo arrivati, gli altri li prendono li afferrano e li buttano in aria”……Si è fatto attendere perché gli ho detto: dove lo ha fatto Don Mico CIANCI, chi cazzo lo conosce per uomo a Mico CIANCI ? Con tutto il rispetto per lui, però scusa, non si parla così, no dice: “devono farlo” ah gli ho detto, devono farlo e che …INC…, te lo devi fare piacere, e perché no, gli ho detto io, e giusto o no, scusa”; sul punto anche Hanoman Pasquale “Ma nello stesso tempo ti sembra giusto che mio nipote Melo PICCIOTTO ha fatto CICCIO MAIO PICCIOTTO, il sangue suo PICCIOTTO mentre il sangue strano …. subito gradi”; nello stesso senso le affermazioni fatte da Nino “e pensare che lo hanno fatto che non dovevano neppure farlo;…. Pasquale che cazzo vuoi che ti dica, fanno quello che cazzo vogliono loro, io non so nemmeno chi ha ricevuto questo grado, per quella cosa non mi sembra corretto per il motivo, cosa mi raccontate …INC… stanno parlando, vedi che quello …INC…, secondo te che cazzo fai le cose di nascosto? Bene o male queste …INC… per logica, poi! Libera indipendenza di fare quello che vogliono”; ancora Nino a conferma del malcontento che serpeggia nella cosca: “No Pasquale se fino ad ora sono stato zitto, adesso zitto non sto, …INC… gliel’ho detto sempre …INC… no, e che non parlino perché l’unica Società di fausi che c’è è quella di San Martino. Questa è la società dei fausi …INC… mai, e allora? Ci sono discussioni, discussioni e basta”.)
Anche a livello locale, dunque, è possibile individuare una Società Minore, con una progressione fino allo “Sgarro”: picciotto, camorrista, sgarrista:
Hanoman: Stai tranquillo che non entra né da picciotto, né da camorrista, mi gioco i coglioni che gli danno lo sgarro, puoi stare tranquillo al mille per mille.
Hanoman: Se non lo fanno adesso gli danno direttamente lo “sgarro”.Le doti e i gradi della ‘ndrangheta avvengono come in qualsiasi organizzazione o struttura gerarchica, con uno specifico rito che è molto rigido e presuppone il rispetto di una serie di regole alla base.