Sanofi Aventis, la lotta per il lavoro
(di Paolo De Chiara)
“Un piano inaccettabile”. Non usa mezze misure Marco Falcinelli della segreteria nazionale Filctem-Cgil sulla vicenda Sanofi Aventis, l’azienda farmaceutica che produce il Maalox (commercializzato in 55 Paesi).
La multinazionale ha deciso di ridimensionare e di spostare la produzione del farmaco a L’Aquila, in Abruzzo. Il sindacalista fa riferimento alle gravi conseguenze occupazionali e alle scelte strategiche improntate ad interessi finanziari. Sono 140 i lavoratori che rischiano il posto di lavoro, perché l’azienda ha deciso la riduzione dell’organico e lo spostamento dalla sede di Origgio (Varese). Il sito, fondato nel 1971, si trova a circa venti chilometri da Milano e si estende su una superficie di 160mila mq. Nel 2006 il sito di Origgio è stato coinvolto nello sviluppo di un importante progetto relativo alla costruzione di un nuovo reparto per la produzione di Enterogermina. La decisione del gruppo francese, che in Italia è una delle prime realtà industriali, comporterà il trasferimento di 140 lavoratori nel capoluogo abruzzese. Una scelta molto difficile per i lavoratori interessati. In Italia la Sanofi Aventis ha sei stabilimenti produttivi: Varese, Cuneo, Padova, L’Aquila, Frosinone e Brindisi.
Per queste ragioni è stato indetto uno sciopero di 8 ore in tutti gli stabilimenti. Circa 250 dipendenti hanno incrociato le braccia e bloccato l’ingresso dell’azienda. Per molti è impossibile accettare le richieste avanzate. Non tutti possono trasferirsi con le proprie famiglie in un’altra Regione del centro Italia. Chi non può abbandonare il proprio territorio rischia di ritrovarsi senza lavoro, nel periodo meno opportuno per la crisi che sta colpendo l’intero tessuto industriale. Sindacati e lavoratori non capiscono la scelta strategica della proprietà, che conta in tutti gli stabilimenti italiani circa 3.500 dipendenti. Per il sindacalista Maurizio Ferrari della Femca-Cisl “l’azienda non è in crisi. La scelta è solo per questioni di utili. Abbiamo anche chiesto alla Provincia di intervenire perchè la situazione varesina è a rischio e questa situazione alla Sanofi può essere evitata, le ricadute sul territorio sarebbero drammatiche, anche per l’indotto”. Anche la nota congiunta dei tre sindacati ribadisce lo stesso concetto: “tale piano è inaccettabile per le scelte strategiche in esso contenute e per le gravi conseguenze occupazionali che produce. E’ del tutto evidente che la scelta strategica del Gruppo è quella di far prevalere gli interessi di origine finanziaria a beneficio degli azionisti e di far venire meno l’impegno industriale e scientifico in Italia. Il modello di azienda che si vuole perseguire è quello che prevede una forte presenza commerciale, ancorché ridotta, con la Ricerca fatta e sviluppata altrove e temiamo, nel tempo, la potenziale dislocazione delle attività produttive in altri Paesi”.
L’iniziativa è stata appoggiata dai sindacati del settore Filctem-Cgil, Femca-Cisl e Uilcem-Uil, che hanno chiesto un incontro presso il Ministero dello Sviluppo Economico (“per affrontare la discussione specifica e per sollecitare rapidamente la convocazione del tavolo nazionale sulla Farmaceutica”). Informando anche Farmindustria “per far sentire la sua voce nella difesa degli interessi industriali e occupazionali del settore”.
Nel 2010 sono stati 23,2 i milioni di fatturato del sito di Varese. 50 milioni sono i pezzi delle specialità farmaceutiche prodotte e confezionate presso lo stabilimento e 4 i continenti che ricevono i prodotti del sito di Origgio. Oltre alla produzione destinata all’Europa, lo stabilimento produce farmaci per 21 Paesi: in Africa, SudAmerica, Asia, India e Indonesia. La riorganizzazione “lacrime e sangue” (definita in questo modo dalle sigle sindacali) ha colpito i lavoratori come un fulmine a ciel sereno. Nel 2010 i sindacati con queste parole giudicavano i dati relativi all’andamento economico della società: “il quadro di insieme restituisce l’immagine di una azienda solida ed economicamente in utile, che occupa la seconda posizione di mercato in Italia e la terza in Europa e che, nonostante la profonda fase di riorganizzazione che sta caratterizzando il settore a livello globale, riesce ad essere competitiva sui mercati anche grazie alla numerosità dei prodotti in portafoglio. La pipeline dei nuovi prodotti frutto delle attività di Ricerca e Sviluppo del Gruppo ma anche di numerose operazioni di acquisizione effettuate sul mercato garantiranno l’immissione in commercio di nuove specialità nei prossimi cinque anni tali da non far prevedere problemi per l’azienda nel mantenere o migliorare le posizioni di mercato”.
Ora i lavoratori pretendono risposte certe. Non vogliono aspettare la chiusura dei reparti. Per Ermanno Donghi della Cgil: “la proprietà ha fatto questa scelta solo per motivi economici, non ha senso questo spostamento. Nella presentazione del piano industriale hanno deciso di investire a Origgio nove milioni di euro per la produzione di Enterogermina. Tutti i milioni investiti negli anni scorsi per far diventare questa azienda il polo centrale della produzione di Maalox, sono quindi stati buttati?”.
Ma qual è la situazione del settore farmaceutico italiano? Secondo l’indagine del 2011 di R&S Mediobanca su ’Le principali società italiane’ risulta prima per fatturato la Menarini che supera la soglia dei 3 miliardi Gli altri grandi nomi dell’industria farmaceutica italiana, tutti in progresso di fatturato sul 2009, sono la Sanofi-Aventis (+1,5%), la Novartis Pharma (+12%) e la Merck Serono (+9,4%). Secondo l’analisi di Meridiano Sanità (l’organismo sul tema della sanità in Italia) “il settore farmaceutico costituisce, insieme alla moda e alla meccanica strumentale, un ambito nel quale è ancora possibile ambire a posizioni di leadership a livello globale. Per far crescere l’intero sistema occorre far leva sulle imprese che investono, concentrando le risorse con meccanismi di incentivo”. Qualche esempio? “Il lancio del Fondo nazionale per l’innovazione, che finanzia progetti innovativi legati ai brevetti, le misure per il rientro dei talenti, il rinnovamento nel settore della Pubblica Amministrazione. Tuttavia il nostro Paese può e deve fare di più”. Resta da capire, come in questo “di più”, vengano contemplati i rapporti con i lavoratori.
(pubblicato su www.lindro.it)
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