La squadra antimafia
Don Luigi Ciotti è stato il vero “fuoriclasse della giornata” durante l’allenamento di ieri della nazionale di calcio a Rizziconi, sul terreno confiscato alla cosca di Teodoro Crea. Così l’ha definito il giornalista Marco Mazzocchi, che ha presentato gli ospiti presenti ad uno degli eventi più importanti della Calabria.
“Il potere dei segni contro il segno del potere mafioso” ha tuonato dal campo don Ciotti, invitando la Lega nazionale di calcio a far parte di Libera, ad entrare nella rete della legalità che si oppone ogni giorno allo strapotere mafioso.“Il problema delle mafie non è solo in Calabria, non è solo la ‘ndrangheta – ha proseguito il numero uno di Libera – le mafie sono presenti in tutta Italia”. E da qui l’invito alla politica a fare leggi a sostegno dei lavoratori, andare oltre la mera repressione del fenomeno. “La lotta alla mafia la si fa a Roma, in parlamento, con le leggi giuste” ha sottolineato don Luigi. Il ringraziamento è andato alle forze dell’ordine, al loro impegno quotidiano nella battaglia contro la criminalità. Ma senza leggi giuste per don Ciotti “non ci libereremo mai dalle mafie”. È la terza volta che, infatti, si inaugura il campo di calcetto a Rizziconi, perché negli anni le cosche hanno premuto affinchè quel luogo non diventasse l’emblema della legalità.
Ma la giornata di ieri ha segnato una rottura con il passato. L’impegno del commissario che guida il comune di Rizziconi , Fabrizio Gallo, per far allenare gli Azzuri nella Piana di Gioia Tauro, non è stato vano. Perché questa data sarà segnata come una pagina storica, memorabile, per la Calabria, per quella Calabria che si ribella, che gioisce e festeggia, che sventola il tricolore per chiedere libertà dalle mafie, che crede al riscatto e al cambiamento. L’auspicio, infatti, così come l’ex presidente della Commissione parlamentare antimafia, Francesco Forgione, ha avuto modo di dire, è che questo sia “un punto di partenza e non di arrivo”. L’entusiasmo dei giovani tifosi che affollavano gli spalti e l’appassionato intervento di don Ciotti hanno contagiato anche i giocatori. A partire da Claudio Marchisio che ai giornalisti ha confessato: “ci siamo sentiti piccoli piccoli”, così come lo stesso capitano Luigi Buffon, il quale ha evidenziato che le “coscienze si smuovono con la cultura”. Il ct Cesare Prandelli, si è detto convinto di aver partecipato ad una “giornata storica” ed ha incitato i ragazzi a “non mollare mai”, mostrandosi una persona semplice, in mezzo ai tanti giovani che lo guardavano con ammirazione, mentre diceva che va via da Rizziconi “arricchito”.
Il presidente Abete non si è fatto sfuggire l’invito di don Ciotti per fare entrare la Nazionale di calcio nel circuito di Libera. E il calabrese doc Rino Gattuso, nonostante il problema all’occhio che l’ha costretto ad una pausa dai campi di calcio, ha voluto essere presente, accogliendo le ovazioni del pubblico e arbitrando la quadrangolare degli Azzurri in campo.
Perché lo sport è aggregazione e bene ha fatto don Ciotti a ricordare che le cosche nella Piana hanno messo le mani anche sul calcio, gestendo direttamente alcune società sportive, come l’Interpiana e la squadra di calcio di Rosarno, così come emerso da recenti operazioni antimafia. Ma se anche lo sport diventa “trasparente, pulito”, può rappresentare e unire la parte sana della società.
Fuori dal coro dei festeggiamenti i cittadini di Rizziconi, che abbiamo ascoltato girando per le vie del paese, prima dell’arrivo della Nazionale. Non si sono sentiti partecipi perché, gran parte di loro, ha definito quella di ieri “una passerella, una manifestazione di facciata”. Altri si lamentavano per non avere ottenuto il pass per entrare nel campetto che, comunque, era stracolmo data la limitata disponibilità di posti che può avere un campo di calcio a cinque.
Questa è l’altra faccia di una Calabria che aspetta qualcosa di concreto, che sente così forte la presenza mafiosa da aver perso la fiducia, essendo stanca della retorica sulla mafia di cui i politici si riempiono la bocca. D’altra parte, in questi giorni, i rizziconesi hanno letto tantissimi articoli sulla stampa “soprattutto nazionale” che a parere loro, non rispondono al vero. Anche a Rizziconi, come in tutti gli altri paesi della Piana, s’incontrano esponenti mafiosi per le vie della città, e tutto sembra normale. Chi vive in questi paesi sa che non è uno scandalo, che un criminale qualsiasi è libero e sta in mezzo alla gente ed è proprio lì che il condizionamento mafioso nei piccoli centri del Sud Italia si fa forte. Dal 2007, i 130 ragazzi della scuola calcio di Rizziconi, si allenano in quel campetto, senza pressioni da parte dei boss. Ciò significa che non è un fattore di disturbo per la mafia. Che i ragazzi “possono giocare”.
La giornata di ieri è importante proprio per questo: perché da oggi in poi i piccoli sportivi sanno di poter giocare su un terreno confiscato ai boss: ne sono consapevoli i loro genitori e gli stessi mafiosi, che ora sanno anche che su quel campo c’è don Ciotti e la firma di Libera.
Presenti i massimi esponenti delle forze dell’ordine e il questore di Reggio Calabria, Carmelo Casabona, il prefetto Luigi Varratta, il vice prefetto Maria Rosaria Laganà; oltre al vescovo della diocesi di Oppido-Palmi, Luciano Bux e l’uomo di Libera in Calabria, don Pino De Masi.
Segue il saluto rituale del governatore della Calabria, Giuseppe Scopelliti, il presidente del Consiglio regionale, Francesco Talarico e il presidente della Provincia di Reggio Calabria, Giuseppe Raffa. Non sorprende che le parole siano state solo quelle di rito, poche, pochissime dei politici, di fronte alla pienezza delle parole disarmanti di don Ciotti.
A godersi lo spettacolo di libertà e gli Azzurri in campo, fra gli altri, anche la deputata di Fli, Angela Napoli, il capogruppo del Pd in Commissione Antimafia, Laura Garavini, l’ex prefetto di Reggio Calabria che rappresenta il Pd calabrese al Senato, Luigi De Sena, il procuratore Giuseppe Creazzo, il parlamentare del Pd, Marco Minniti e buona parte dei sindaci della Piana di Gioia Tauro.
Presenti infine i genitori del piccolo Domenico Gabriele (Dodò) assassinato durante una partita di calcetto a Crotone, Stefania, la figlia di Vincenzo Grasso, ucciso con una autobomba, i rappresentati della cooperativa che lavora sui terreni confiscati alla ‘ndrangheta, Valle del Marro. Mentre don Ciotti ha portato in mattinata un fiore sulla tomba di Francesco Maria Inzitari, giovane rizziconese vittima della mafia.
Per una volta è stato possibile davvero “dare un calcio al pizzo, dare un calcio alle mafia” così come c’era scritto sul pallone donato alla squadra da don Ciotti prima del fischio d’inizio della partita.
(pubblicato su www.lindro.it)