Contro la ‘ndrangheta si schiera la Nazionale di calcio

Tutto pronto per domenica prossima, giorno in cui la Nazionale di calcio italiana si allenerà su un terreno confiscato dalla magistratura ai boss calabresi. La Figc ha infatti assunto l’impegno di portare gli Azzurri a Rizziconi, in provincia di Reggio Calabria, accogliendo la proposta dell’associazione Libera, dopo l’incontro di don Luigi Ciotti con il presidente Abete e il commissario tecnico Cesare Prandelli.

Un impegno dal chiaro valore simbolico, in una terra dove la presenza mafiosa è forte.

La storia del campetto di calcio a cinque dove gli Azzurri si alleneranno, inizia dal lontano 1994. Ci troviamo sui terreni di Teodoro Crea (latitante fino al 2006), esponente di spicco dell’omonima cosca di Rizziconi, quelli che comandano nel piccolo centro di ottomila anime. Di quel terreno i Crea ne volevano fare una discarica di rifiuti, ma i loro piani sono falliti con il sequestro avvenuto nel ’94.

In seguito, nel 2000, parallelamente al commissariamento del Comune per infiltrazione mafiosa, quei terreni vengono confiscati e successivamente affidati al Comune nel 2002, grazie all’impegno dei tre commissari Francesca Crea, Maria Laura Tortorella e Salvatore Fortuna.

La terna commissariale non si ferma e decide di fare diventare quel terreno un simbolo dell’impegno contro la mafia. Decidono dunque di portare avanti un progetto per la costruzione del campetto di calcio investendo 200 milioni di vecchie lire. Il 16 maggio 2003 i lavori al campetto sono già finiti e all’inaugurazione è stato invitato don Luigi Ciotti, presente insieme a tutte le forze politiche locali e regionali, oltre che ai massimi vertici delle forze dell’ordine. All’inaugurazione partecipano i bambini delle scuole cittadine e viene organizzata una grande spaghettata con i prodotti di Libera.

I problemi iniziano nei mesi successivi all’inaugurazione. Nessuno voleva giocare. Il 27 agosto del 2004, arrivano anche i primi danneggiamenti e atti di vandalismo. Il messaggio che le mafie lanciano è  inequivocabile: su quel terreno non deve giocare nessuno, bisogna lasciarlo abbandonato, magari distruggerlo.

Nel 2006, il Comune di Rizziconi viene nuovamente commissariato a seguito delle dimissioni della maggior parte dei consiglieri comunali. Ecco che il prefetto di Reggio Calabria, Luigi De Sena, invita gli “ex commissari” Tortorella e Crea a guidare ancora una volta l’Ente. I due, con il sostegno del prefetto di Reggio Calabria, s’impegnano subito per il ripristino dell’impianto.

Nel 2007, il 21 maggio, il campo viene inaugurato per la seconda volta, con una partita di calcio giocata da due squadre, capitanate da don Luigi Ciotti e Francesco Forgione, allora presidente della Commissione parlamentare antimafia.

Negli anni successivi, fino ad oggi in sostanza, quel campo è stato utilizzato solo per qualche piccola partita locale. Il resto è solo incuria, degrado e abbandono. I riflettori dei media si sono ancora una volta spenti.

Si riaccenderanno domenica però, alla presenza della Nazionale al completo. Intanto, grazie al rizziconese Renato Naso, nasce da poco una scuola di calcio che coinvolge 120 ragazzi del posto.

“Io credo che questo gesto da parte della nazionale sia molto importante – spiega don Pino De Masi – dire che ci siamo anche noi in questa battaglia. Si tratta di un gesto di incoraggiamento per chi lavora contro la ‘ndrangheta. La dimostrazione che il calcio può lavorare per costruire”. Sullo stesso filo per don De Masi, che è il referente di Libera in Calabria, corrono la memoria e il riscatto. La memoria con la presenza, domenica, di numerose vittime delle mafie, come i genitori di Domenico Gabriele (Dodò), morto durante mafia a Crotone a soli 11 anni.