Berlusconi l’italieno

In una delle giornate più turbolente di cui il nostro Paese abbia memoria, gli sviluppi della situazione economica e politica Italiana calcano i media internazionali che già da tempo hanno alzato l’attenzione sulle vicissitudini interne all’Italia. Dal Times al Financial Times, da Le Monde a El Pays, dal New York Times a Le Figaro: mentre i quotidiani di mezzo mondo pubblicano l’immagine di un Berlusconi afflitto dopo il voto alla Camera, è possibile per noi capire meglio cosa succede in casa nostra attraverso gli occhi della stampa straniera? Ne abbiamo parlato con Alessio Marchionna, giornalista dell’Internazionale, dove si occupa della rubrica “Italieni”, rassegna stampa che raccoglie le opinioni di chi dall’estero guarda al nostro Paese.

 In queste ore la notizia della perduta maggioranza del governo e delle annunciate dimissioni di Berlusconi fa il giro del mondo e conquista anche alcune prime pagine. Perché tutta questa attenzione per un annuncio?

 L’attenzione della stampa estera sul caso italiano si è intensificata già nelle ultime settimane, non arriva oggi con le dimissioni, ma ovviamente aumenta perché Berlusconi non ha mai fatto un passo indietro nella sua carriera politica. La lo fa per la prima volta e molti cominciano a pensare che sia la fine di una storia politica, ma in realtà l’attenzione è dovuta soprattutto al fatto che in questo momento l’Italia è nell’occhio del ciclone dei mercati internazionali, e soprattutto rischia di affondare l’euro, perché il crollo dell’Italia sarebbe più grave di quello della Grecia. Quindi le dimissioni di Berlusconi verrebbero prese dalle istituzioni internazionali con un sospiro di sollievo, perché sarebbe più facile approvare delle riforme utili. Però ovviamente c’è anche molta apprensione.

 Il “Financial Times” scrive: “in nome di dio e dell’Italia vattene”, mentre per il Financial Times Deutschland “Berlusconi è la crisi in persona”. Secondo il Guardian Merkel e Sarkozy hanno fatto bene a ridere al nome di Berlusconi in conferenza stampa. Sono affondi di non poco conto, tanto più che provengono da una testata il cui prestigio e autorevolezza è universalmente condivisa. Qualcuno da noi parla di odio gratuito verso l’Italia. E’ cosi?

 Non credo, al di là delle considerazioni personali che si possono fare sulla famosa risatina di Merkel e Sarkozy, che bisogna essere Cicchitto per pensare che sia stata poco opportuna. Non penso però che sia odio nei confronti dell’Italia, credo sia esasperazione prima di tutto delle istituzioni politiche e quindi di riflesso anche dei giornali per un governo che in questi anni non ha fatto nulla di quello che un giornale economico come il Financial Times auspicherebbe. Anche politiche “di destra” che pero funzionino: il governo Berlusconi non le ha messe in pratica e fin quando questo era un problema italiano poteva essere visto semplicemente con sarcasmo, ma ora sul piano europeo scatena anche un po’ l’ira, non solo la derisione.

 Agli occhi della stampa estera la caduta di berlusconi è più legata ad una perdita di fiducia da parte dei mercati o da una perdita di consenso da parte degli italiani?

 Di questo parlano alcuni articoli che abbiamo scelto questa settimana. Soprattutto il pezzo di apertura mette insieme questi due aspetti: da una parte Berlusconi da qualche mese, da qualche anno a questa parte ha cominciato a perdere la capacità di capire la realtà che lo circonda, lo scollamento con la società civile è stato totale e l’autore – Philippe Ridet di Le Monde – fa alcuni esempi, come il fatto che la trasmissione di Saviano “Vieni via con me” ha avuto un consenso enorme nel 2010, mentre i programmi “di Berlusconi” sono in continuo calo. D’altro canto però la spallata finale a Berlusconi non l’ha data la società civile ma la crisi economica, senza la quale non ci sarebbe stata una crisi politica cosi forte per l’esecutivo che probabilmente avrebbe “tirato a campare” senza approvare provvedimenti, ma magari arrivando in fondo alla legislatura.

 Agli occhi dell’opinione pubblica estera in questi anni il Cavaliere è stato visto più come un “prodotto” di una certa mentalità italiana oppure come un’anomalia? Detto in altri termini, è stato assimilato all’italiano medio o è stato visto come un’eccezione?

 In questo senso le interpretazioni sono diverse. C’è chi pensa che Berlusconi sia il prodotto di un Italia che gi prima del suo arrivo avesse mostrato segni di cedimento o comunque di difficoltà sia culturale che politica e che quindi per Berlusconi sia stato facile coprire questa falla, entrare in questo buco culturale e politico. Altro sostengono che sia stato Berlusconi, una volta in carica a cambiare gli italiani.

 Mentre in Italia si assiste a questo grande can-can di alleanze e di possibili opzioni per il dopo Berlusconi, all’estero quali scenari si auspicano per il nostro Paese?

 Questa è una cosa molto interessante. Io mi sono sentito un po’ sollevato leggendo i giornali esteri da stamattina, ho letto più o meno tutti i commenti delle analisi che sono uscite e sono pochissime quelle che si perdono in elucubrazioni o speculazioni politiche poi fini a se stesse, perché ovviamente essendo il sistema politico fatto da partiti che cambiano idea di continuo, i giornalisti invece ed i giornalisti italiani soprattutto invece di andare un po’ oltre e di raccontare lo sfondo della situazione politica seguono le chiacchiere a ruota e spesso non si riesce a capire bene cosa stia succedendo. Quindi non ci sono moltissime speculazioni, semplicemente si spiega che la situazione dell’Italia non è per niente positiva, che Berlusconi è andato via, c’è un sollievo generale dal parte dell’Europa ma c’è anche molta apprensione perché al momento l’opposizione resta frammentata, non potrebbe esprimere in caso di eventuale voto un governo o una maggioranza compatta, se tornasse berlusconi magari con un’ipotesi Alfano sarebbe peggio perché sarebbe Berlusconi in seconda persona a governare; c’è una leggera propensione per la figura di Mario Monti, che avendo una storia europea importante alle spalle viene vista un po’ come l’ultima speranza per salvare l’Italia all’estero. Draghi e Monti sono un po’ i due italiani che vengono tirati in ballo quando si cerca di tirare degli esempi positivi dall’Italia di questi anni.

(pubblicato su www.lindro.it)