Alluvione:per chi suona la campana
(di Claudia Benassai)
Sant’Andrea. Il rintocco della campana suona ogni 15 minuti. Questa è l’unico segno vivo dell’immutabilità del tempo. La gente del luogo spala sola. Qui l’esercito, la protezione civile, i pompieri non sono arrivati. L’unica presenza dell’amministrazione che si può scorgere è un foglio che invita la popolazione a non accedere ad alcuna casa.
Case, e in molti casi brandelli di muro. Infatti, la prospettiva d’insieme dipende dal punto di osservazione, anche se la visione nel complesso restituisce sempre dolore e distruzione. Qualcuno attacca la protezione civile, che a quanto pare si aggira senza aiutare gli abitanti: ”Gli alluvionati siamo noi, ma loro si aggirano come zombie senza fare nulla”. Altri, come il signor Santi Mannino fa il punto della situazione rispetto alle opere mai compiute: “Ci vuole un coordinamento territoriale. L’impressione è che rispetto all’alluvione del 2010 per le opere che erano da realizzare, non si è vista neanche l’ombra. Da 25 anni chiedo che venga fatto un ponte di collegamento come unica via di salvezza tra largo Sant’Andrea e Viale Kennedy, ma nessuno mi ascolta”.
Un progetto che a quanto ci riferisce ancora Mannino è stato presentato alla Provincia di Messina, 15 anni fa dall’ingegnere Siracusano, e ora è accastellato ovviamente tra le carte importanti che diventano lettera morta. Per l’architetto Francesco Amato invece urge un intervento di genio militare tempestivo, per la realizzazione di un ponte provvisorio, perché Sant’Andrea non può attendere i tempi tecnici. Attualmente stimati in due anni. A far coraggio agli abitanti c’è anche l’assessore Alessandro Nava, che grida allo scandalo dei mancati soccorsi: “Il comune di Rometta non è stato completamente soccorso, se non dagli stessi volontari che stanno provvedendo a rimuovere il fango”. Intanto, mentre rievoca quei momenti l’assessore ride. Il classico sorriso della serie: meglio ridere che piangere. Ci fa la cronologia di quel triste giorno ripercorrendo anche i momenti più drammatici: “Nella nostra zona c’è stata l’esondazione di cinque torrenti e in particolare con l’a tracimazione del torrente Formica, siamo dovuti scappare di casa, bussare di porta in porta e verificare se c’erano abitanti dentro ”. In particolare come ci racconta ancora l’assessore: ”la zona di Sant’Andrea non era raggiungibile né con ruspe né con mezzi gommati. La solidarietà è stata profusa a piene mani dagli abitanti che si sono incamminati a piedi, con la totale assenza delle autorità competenti (prefettura, vigili del fuoco e protezione civile)”.
Intanto la viabilità è seriamente compromessa, le macchine riescono con fatica a passare. La natura morta fatta di macerie e fango stride con i bellissimi alberi di arancio. Si spera nell’intervento delle autorità competenti e nello stesso tempo si paventa lo sgombero dell’intero paese. Provvedimenti duri che risuonano tra le parole di Santi Mannino che ancora oggi paga il mutuo della sua casa distrutta: “Sono contrario alla delocalizzazione degli abitanti. Ho investito i risparmi di una vita per costruire una casa e ho acceso un mutuo per 20 anni”. A noi, non è consentito dare giudizi, ma la strada più consona da percorrere dovrebbe essere quella della non cancellazione di un paese secolare. Intanto tra i vari umori registrati qualcuno non crede nella rifioritura e qualcuno attacca duramente le istituzioni e il Presidente delle regione Sicilia, Raffaele Lombardo. Per fortuna, qui a Sant’Andrea la gente non si riconosce e differenzia per i titoli ma si unisce nel fango con il sottofondo di un silenzio irreale. Intanto mentre lasciamo questo paese un padre si aggira con la figlia piccolissima sulle spalle, ci dicono che è un miracolato e un metereologo ci avvisa che martedì è previsto di nuovo un’ondata di maltempo. Purtroppo da queste parti è ancora emergenza.