Processo Contrada:la lista dei testi.
(di Antonella Folgheretti)
Il procuratore aggiunto di Palermo, Antonio Ingroia, chiamato a parlare del suo libro ‘Nel labirinto degli dei’ è stato citato per “dimostrare che vi furono collaboratori di giustizia che accusarono falsamente il dr. Bruno Contrada”. Ma anche i magistrati Ferdinando Imposimato, Gherardo Colombo e Vincenzo Geraci,il gran maestro del Grande oriente d’Italia, Gustavo Raffi, e Licio Gelli. Sono alcuni dei 29 nomi inseriti nella lista testi depositata dall’avvocato Giuseppe Lipera, difensore di Bruno Contrada, alla corte di appello di Caltanissetta,che il prossimo 8 novembre valuterà la richiesta di revisione del processo all’ex numero tre del Sisde. Ma nell’elenco vi sono anche i nomi del vice capo della Polizia, Francesco Cirillo, di Gianni De Gennaro, direttore del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza, dell’ex capo della Dia,Giuseppe Tavormina, del generale dei carabinieri Francesco Valentini e del capitano ‘Ultimo’, Sergio De Caprio. Vi è pure il nome del pentito Balduccio Di Maggio. Cirillo, De Gennaro e Tavormina devono riferire sui contatti avuti tra di loro, mentre si trovavano ristretti, tutti i collaboratori di giustizia che hanno accusato Bruno Contrada. E ciò nonostante il “divieto di un collaboratore di incontri con altre persone che collaborano con la giustizia”. Raffi e Gelli “entrambi sulla estraneità di Contrada alla massoneria”. Geraci per dimostrare che Bruno Contrada non agevolò, nell’84, la fuga da Palermo di Oliviero Tognoli, indagato per fatti di riciclaggio di capitali di origine mafiosa. Il pentito Di Maggio e il colonnello De Caprio per dimostrare che Contrada non attuò condotte di favoritismo a vantaggio di soggetti mafiosi in tema di rilascio di patenti e porto d’armi (avrebbe favorito il rinnovo di porto di pistola ad Alessandro Vanni Calvello), né condotte di agevolazione della latitanza di mafiosi (né in favore del capocosca di Partanna Mondello, Rosario Riccobono, né dello stesso Salvatore Riina, allorquando, “verosimilmente”, si sarebbe allontanato da Borgo Molara). E poi ci sono anche i nomi di Luciano Cassarà, fratello del funzionario di polizia Ninni, chiamato a dimostrare che il Bruno Contrada non ebbe contrasti interpersonali, per ragioni di ‘contiguità’ mafiosa, con i funzionari di polizia Cassarà (riferiti dalla vedova Laura lacovoni) né con Montalbano e Montano. L’udienza sarà pubblica.