Ecoplan, un piano sostenibile

Secondo il rapporto diramato nei giorni scorsi da Confartigianato gli investimenti in economia ‘green’ si affermano come ’motore’ della tenuta delle PMI, facendo registrare in un anno un aumento del 6%, ovvero + 4.854 imprese ‘verdi’.

Negli stessi giorni, IR Top, società di consulenza specializzata nelle pubbliche relazioni con investitori finanziari, ha reso pubblica una ricerca dalla quale si ricava che il fatturato dell’economia verde italiana sarebbe superiore al resto d’Europa del 35%.

L’azienda Ecoplan di Domenico Cristofaro, non può competere ancora con un settore in forte crescita ma ha un valore aggiunto: la green economy non deriva dalle cosiddette energie rinnovabili, bensì dalla manifattura, c’è di mezzo un vero e proprio processo produttivo e i materiali utilizzati sono esclusivamente quelli riciclati.

Non a caso la tecnologia utilizzata da Ecoplan è unica al mondo. E si basa sulla scommessa che il geometra-imprenditore Cristofaro ha voluto fare.Intelligenza, onestà, intuizione, uniti al coraggio l’hanno portato a concretizzare un sogno, mettere in piedi l’azienda. Diventare imprenditore a Polistena, nella Piana di Gioia Tauro, per dare un contributo alla sua terra facendo dell’ambiente una scelta di sviluppo. Cristofaro studia, si diploma e inizia a lavorare come geometra nei cantieri fino a quando non arriva l’occasione della vita: nel 1994 costituisce la società e approfittando della legge 44 per l’imprenditoria giovanile nel Mezzogiorno presenta il suo progettino d’impresa. Tra il ’97 e il 2000 arriva il via libera, la sua idea è assolutamente nuova: il riutilizzo della sansa esausta e di altri scarti industriali, fra cui quelli derivanti dalla produzione dei pannolini per bambini, riutilizzati per la realizzazione di pannelli, lastre, pavimentazioni interne e esterne, allestimenti vari.

La sansa è il sottoprodotto del processo di estrazione dell’olio di oliva, composto dai residui della polpa, dalle buccette, e dai frammenti di nocciolino. L’elemento chiave del ciclo di produzione riguarda la gestione delle temperature, delle velocità, della pressione, nonché le caratteristiche di partenza delle ’materie prime-seconde’ utilizzate, sia dalle resine che dalle cariche vegetali. Il raffreddamento degli impianti avviene a ciclo chiuso, non vi sono quindi acque reflue di produzione. Gli scarti di formazione vengono macinati e reimmessi nel ciclo produttivo, per cui non si produce alcun tipo di rifiuto. Inoltre i pannelli di ecomat non contengono colle di nessun genere, per cui non emettono formaldeide o altre sostanze nocive alla salute.

L’azienda ritira e ricicla i propri prodotti a fine ciclo vita, abbattendo i costi di acquisto dei nuovi. Credere in un progetto di sviluppo e di legalità ha portato l’imprenditore a superare anche la malattia che l’ha violentemente colpito nel 2003. “Dal letto dell’ospedale dov’ero ricoverato – ci dice – continuavo a fare telefonate, non volevo interrompere quel sogno che si stava facendo realtà”.

E poi c’era il mutuo, un prestito di cinque miliardi di vecchie lire ottenuto impegnando i beni di famiglia. Una vera e propria ’lucida follia’, come egli stesso la definisce. Dopo tanti sacrifici, a 45 anni arrivano per Domenico le prime soddisfazioni, più morali che economiche. Fra i riconoscimenti più importanti di Ecoplan, il premio ’Fondazione sviluppo sostenibile’; ’Innovazione amica dell’ambiente al Sud’; ’Ambiente e legalità 2011’ di Legambiente e Libera e il premio ’CaraLabria’ sempre di Legambiente.

Testardo come ogni calabrese, pur conoscendo i rischi, Cristofaro ha deciso di restare nella sua regione, cogliendo questa scelta come una opportunità. Le difficoltà sono tante quando si intraprende la strada della legalità “e le soddisfazioni arrivano molto lentamente” spiega. La ‘ndrangheta non ha bussato ancora alla porta di Ecoplan, “sanno che ci sono debiti e problemi” aggiunge. Ma di una cosa è sicuro “qualora scegliessero di bussare, troveranno una risposta decisa, non bisogna cedere mai all’arroganza. Ribellarsi alla criminalità paga sia da un punto di vista morale che economico”.

I pannelli di Ecoplan invadono i mercati nazionali e internazionali, l’interesse è soprattutto dei designer al Nord. Mentre al Sud il prodotto è venduto soltanto a qualche comune per la pavimentazione dei lidi nelle spiagge. Oggi, attratto dall’azienda ancora in fase di star-up si trova qualche venture capitalist, che potrebbe rappresentare un socio strategico per la crescita di quella che ancora è una microazienda che fattura una piccola parte del potenziale effettivo.

La scelta di Domenico, che è soprattutto etica, è in piena sintonia con i principi della fondazione a cui Ecoplan aderisce: Symbola. Il nome che per i greci significava ’mettere insieme’ le due parti spezzate di un oggetto, per la fondazione vuol dire unire esperienze diverse accomunate dalla scommessa sulla qualità, consolidando e diffondendo il modello di sviluppo della soft ecnomy, un’economia della qualità in cui i territori incontrano le imprese, dove si stringono alleanze tra saperi, nuove tecnologie, tradizione e dove la competitività si alimenta di formazione, di ricerca, di coesione sociale e rapporti positivi con le comunità. Anche la ’e’ del logo stilizzata è frutto di una scelta grafica precisa: la continuità del cerchio e una freccia verso il basso che indica l’uscita dalle difficoltà e lo sguardo rivolto al futuro. In fondo la filosofia di Ecoplan è riassunta nella frase che ripete spesso Cristofaro citando Huxley “L’esperienza non è ciò che succede a un uomo, ma quello che un uomo realizza utilizzando ciò che gli accade”. 

La Ecoplan ha già vinto una prima sfida. L’ha vinta già qualche anno fa, quando una grossa multinazionale piemontese s’interessò all’azienda, mandò i suoi delegati a Polistena per acquistarla. Cristofaro congedò i responsabili della multinazionale con una frase di Corrado Alvaro: “è anche troppo quello che sono riuscito a combinare: meridionale, povero, scrittore”. In questo caso semplicemente imprenditore. 

(pubblicato su www.lindro.it)