De Masi e la lotta contro le banche
In Italia vi sono più di 80 milioni di conto correnti a cui, se si applicano solo dieci euro a trimestre di extra spese, si finisce per far ottenere alle banche un maggiore introito di 3,4 miliardi di euro in più. I servizi bancari nel nostro Paese, infatti, sono i più costosi d’Europa. A questo, sempre in Italia, si aggiungono ‘casi eclatanti’ scaturiti da indagini giudiziarie che hanno portato alla luce un vero e proprio sistema di corruzione. Un modus operandi reso possibile da complicità di diversa natura rimaste isolate per tantissimo tempo. A fare strada in un mondo così segretamente intricato ha contribuito anche l’imprenditore calabrese Antonino De Masi.
È di qualche giorno addietro la notizia del decreto di rinvio a giudizio per il reato di usura, disposto dal giudice del Tribunale di Palmi, Vincenzo Ramondino, contro i massimi esponenti di alcune importanti banche italiane. Il provvedimento che segna anche l’avvio del dibattimento stabilito per il 26 gennaio 2012, vede coinvolti Enrico Pernice (ex direttore generale di Banca Antonveneta); Ernesto Manna; Davide Croff; Mario Girotti; Ostilio Miotti; Rocco Segreti (ex direttori generali e dirigenti di Banca Nazionale del Lavoro). Mentre per gli imputati Pietro Celestino Locati; Vincenzo Tagliaferro; Alessandro Maria Piozzi; Matteo Arpe e Roberto Marini (ex direttori generali e dirigenti di Banca di Roma), lo stesso gip ha stabilito l’incompetenza territoriale del Tribunale di Palmi, trasmettendo il fascicolo alla procura di Reggio Calabria, in quanto i rapporti bancari erano trattenuti nella sede reggina.
È utile ricordare inoltre, che la procura di Milano, recentemente, ha portato al rinvio a giudizio dei vertici di Unicredit, coinvolti nell’operazione Brontos, per una frode fiscale di ben 245 milioni di euro. Nello specifico il gip ha avuto modo di annotare che “gli amministratori e i responsabili citati ebbero piena consapevolezza di tutti gli elementi della fattispecie e vollero realizzare l’operazione”. Parole queste, che pesano quanto un macigno sulla testa di dirigenti e direttori di banche che, almeno secondo quanto sta emergendo dalle indagini giudiziarie, hanno operato senza controlli di alcun tipo per lunghissimo tempo.
Proprio contro questo sistema ha voluto battersi, e continua a farlo, Antonino De Masi, ora soddisfatto per un primo successo giudiziario ma deciso ad andare avanti in maniera sempre più determinata. De Masi si è detto pronto a smascherare questo sistema di corruzione che le banche portano avanti continuando ad applicare tassi ’usurai’, indebolendo di fatto qualsiasi tipo di iniziativa imprenditoriale da parte di comuni cittadini. La sua esperienza non è eccezionale, perché mette in luce un sistema diffuso in tutto il Paese. Il suo è però diventato un ’caso’quello di chi con i propri mezzi dice di volersi battere e ottenere giustizia, continuando a studiare e capire in che modo operano le banche.
Nino De Masi vende macchinari agricoli in tutto il mondo e la sua storia inizia esattamente venti anni fa con l’impresa De Masi. Da subito l’imprenditore di Rizziconi denuncia chi continua a chiedergli di pagare il pizzo. Decide poi di mettere insieme un consorzio di imprenditori, escludendo gli uomini appartenenti alla criminalità. Ecco che ricorre all’aiuto delle banche che si muovono applicando subito tassi d’interesse del 35-40 e 48% in funzione dei vari trimestri. Su delle linee di credito di 12-13 milioni De Masi arriva a pagare circa 6 milioni di euro di onere finanziario.
Nel 2003, a seguito delle denunce di De Masi, la procura di Palmi porta a giudizio i presidenti di Bnl, Banca Antonveneta e Banca di Roma. I vertici delle tre banche vengono però assolti per non avere commesso il fatto. Anche il tribunale di Reggio Calabria, pur accertando che l’imprenditore sia vittima di usura, quando chiede un mutuo agevolato al commissario antiracket gli viene negato. De Masi non si arrende e qualche tempo dopo ottiene, per la prima volta in Italia, il commissariamento antiracket. Le sue denunce sono proseguite fra mille difficoltà: “lavoro senza banche – spiega – con i miei soldi”. E intanto si prepara a presentare una nuova denuncia nei prossimi giorni.
(pubblicato su www.lindro.it)