Per il senatore D’Alì, con il prefetto Sodano è stato un “pari”

Come si potrebbe scrivere? “Io non ci sto” scomodando il famoso “non ci sto” del presidente Scalfaro. Solo che nel caso in questione viene pronunziato dal senatore Antonio D’Alì, l’ex sottosegretario all’Interno, parlamentare trapanese del Pdl, un berlusconiano della prima ora, oggi presidente della commissione Ambiente del Senato, al quale non sono andati giù i resoconti sulla vicenda processuale che in sede civile lo ha visto contrapposto all’ex prefetto di Trapani, Fulvio Sodano, ai giornalisti Michele Santoro e Stefano Maria Bianchi, per intenderci Anno Zero di “mamma” Rai, e contro la stessa televisione di Stato. D’Alì si era sentito diffamato dalle dichiarazioni fatte da Sodano, intervistato da Stefano Maria Bianchi, il prefetto gravemente ammalato dopo avere parlato attraverso la moglie dei problemi avuti come prefetto di Trapani, dell’esperienza di avere cacciato via dal suo ufficio imprenditori che successivamente saranno condannati per mafia, aveva detto di si con la testa quando Bianchi ad un certo punto gli chiese se riteneva l’allora sottosegretario all’Interno D’Alì, responsabile del suo trasferimento improvviso da Trapani, mentre si occupava di beni confiscati alla mafia. La troupe di Anno Zero “inseguì” a Trapani il senatore più volte per una intervista, ma questa fu sempre negata. Poi dopo che il reportage andò in onda, ottobre 2005, il senatore decise di querelare in sede civile, dinanzi al Tribunale di Roma, Sodano, Santoro, Bianchi e la Rai, per diffamazione.

E’ storia di questi giorni. D’Alì ha perduto la causa. Non c’è stata per il giudice alcuna diffamazione. E questo è un fatto certo che dovrebbe fare ripensare anche tutti quei politici, consiglieri provinciali in particolare, che all’indomani della messa in onda di quella trasmissione, essendo stato nel frattempo eletto D’Alì presidente della Provincia, si sperticarono in un dibattito consiliare che mise sotto accusa la trasmissione, giornalisti, eccetera eccetera. Il reportage era pura cronaca non conteneva falsi e non diffamava nessuno.

Oggi il senatore D’Alì però dice che il contenuto della sentenza non riguarda solo il respingimento della sua domanda di risarcimento danni, ma anche il respingimento della riconvenzionale fatta contro di lui dal prefetto Sodano. Insomma, in attesa di potere leggere, e pubblicare, anche la prima parte della sentenza, quella riferita alla domanda di risarcimento avanzata dal cosiddetto “attore” principale (termine giuridico), ossia il senatore D’Alì, ci prega di diffondere il contenuto della motivazione con la quale il giudice ha respinto la riconvenzionale di Sodano.  

Per quanto invece concerne Fulvio Sodano, dalle interviste da costui rese con le peculiari modalità espressive causate dalla grave patologia da cui è affetto e dalle lettere a sua firma indirizzate al Ministro dell’Interno di cui ha dato lettura la moglie, risulta espressa la sua convinzione secondo la quale l’attore sarebbe stato l’effettivo responsabile del proprio trasferimento dalla Prefettura della città di Trapani, fondata sia sull’evento dell’effettivo trasferimento nella limitrofa Prefettura di Agrigento sia su una velata accusa mossagli personalmente dal D’Ali in ordine all’alterazione del libero mercato che il suo intervento in favore della società Ericina nel corso degli appalti commissionati per la realizzazione dell’evento dell’America’s Cup avrebbe provocato ( non essendo a costui pacificamente attribuibile per contro l’episodio relativo ad un’esplicita minaccia rivoltagli dal D’Ali in quanto riferito dalla moglie ).  A ben guardare tuttavia non vi è alcun riferimento nè diretto nè indiretto nella formulazione di tale tesi accusatoria circa una possibile collusione dell’attore con il potere mafioso, evincendosi solo il disappunto del convenuto a fronte della ritenuta attivazione del senatore per averlo ritenuto un possibile ostacolo, senza che ne siano specificati i motivi, alla tempestiva realizzazione del progetto di ristrutturazione del porto di Trapani cui il D’Ali aveva dedicato tante energie. E poichè l essersi reso parte dirigente del trasferimento di un soggetto ricoprente una carica nell’ambito dello stesso settore pubblico di attività ( la Prefettura ) potrebbe astrattamente rientrare nell’esercizio dei poteri latu sensu istituzionali dell’accusato , salva ogni valutazione sulla rispondenza del trasferimento all’effettivo interesse pubblico perseguito, deve escludersi che le frasi attribuite al Sodano possano rivestire di per sè una specifica valenza diffamatoria nei confronti dell’attore. Conclusione questa che impone anche nei suoi confronti il rigetto della domanda. La domanda riconvenzionale svolta dal Sodano, avente ad oggetto il risarcimento del danno subito per l’effetto del suo trasferimento alla Prefettura di Agrigento deve essere dichiarata inammissibile, difettando qualsivoglia vincolo di connessione rispetto alla domanda principale ai sensi dell’art 36 cpc. Le spese di lite devono essere poste secondo il criterio della soccombenza a carico dell’attore nei confronti dei convenuti mentre l’inammissibilità della riconvenzionale volta dal Sodano consente la compensazione delle medesime con quelle dell’attore.

Pari e patta? Si secondo il senatore D’Alì. Intanto però l’episodio del trasferimento di Fulvio Sodano da Trapani nel luglio del 2003 è uno dei capitoli dell’indagine che riguarda il senatore, indagato dalla Procura di Palermo per concorso esterno in associazione mafiosa. Oggi il senatore rivendica con la sentenza del giudice civile un comportamento legittimo, lui non lo ha fatto trasferire da Trapani ma se l’avesse fatto rientrava nei suoi poteri. Qualche tempo addietro durante un colloquio a proposito della sua vicenda giudiziaria non era stato più prolisso di parole ma aveva detto di “non avere mai esercitato pressioni per il trasferimento, ci sono testimonianze a mio favore come quella dell’allora ministro dell’Interno Pisanu. Quello di Sodano fu un trasferimento nell’ambito di normali avvicendamenti”. Il prefetto Sodano sentito dai pm di Palermo prima che la malattia si aggravasse fino a togliergli oggi voce e possibilità di movimento, è inchiodato su di una sedia dotata di un particolare meccanismo per farlo respirare, riferì invece che D’Alì gli avrebbe dato del “favoreggiatore” a proposito della “tutela” che lui da prefetto esercitava per proteggere da ogni assalto criminale o da una scorretta concorrenza, i beni, le aziende, come la Calcestruzzi Ericina, confiscata alla mafia.

Fin qui la cronaca di questi fatti? Per la verità no. Perché sul caso Sodano, sull’”interessamento” feroce che la mafia trapanese ebbe nei confronti del prefetto Fulvio Sodano, ci sono pagine di sentenze che hanno condannato come pericolosi mafiosi e faccendieri a disposizione della mafia, personaggi della città di Trapani , come il capo mafia don Ciccio Pace da Paceco, soggetto che nel 1988 era un perfetto sconosciuto ma guarda caso Rostagno, si proprio Mauro, da Rtc si era interessato a lui scoprendone i collegamenti con i potenti mafiosi di Catania, o ancora c’è la sentenza che ha condannato l’imprenditore Vincenzo Mannina oppure quella che ha mandato a sette anni di carcere il funzionario del Demanio Francesco Nasca, soggetto che si occupava di gestire i beni confiscati, ma che sarebbe stato facile incontrare nell’ufficio del padrino Ciccio Pace o che ancora sentito nel processo che lo riguardava per rendere limpida la propria onorabilità affermò che tra le cose fatte era da considerare la scrittura di un disegno di legge di riforma sui beni confiscati e di averne consegnato copia al senatore D’Alì che per la verità, interpellato, ha detto di non ricordarsi manco della faccia che ha Nasca. Nasca scriveva disegni di legge nel frattempo arretrava nel lavoro, come attestarono in Tribunale i suoi superiori.

Cosa dicono le sentenze? Non riconducono al senatore D’Alì (ma c’è uno stralcio di indagine per il quale la difesa di D’Alì è vero che ha appena depositato una voluminose documentazione che dimostrerebbe estraneità alle contestazioni, a cominciare dalle frequentazioni con i campieri Messina Denaro di Castelvetrano, i famigerati mafiosi Ciccio e Matteo, padre e figlio) ma sono passaggi che evidenziano come la mafia voleva liberarsi del prefetto Sodano e non solo di lui. Eccone alcuni stralci.  “Analoghe e parallele preoccupazioni (da parte mafiosa) scaturivano dall’iniziativa del Prefetto pro tempore di Trapani, dott. Fulvio Sodano, il quale aveva contattato i rappresentanti di vari settori imprenditoriali e della Confindustria allo scopo di dare slancio alla Calcestruzzi Ericina, incoraggiando i vari imprenditori operanti nella zona  ad acquistare il calcestruzzo prodotto dall’azienda confiscata ed affidata all’Agenzia del Demanio di Trapani alla gestione degli amministratori, dott. Miserendino e Avv. Lillo Castelli.

Pertanto  veniva organizzata dal Birrittella (imprenditore indagato e arrestato per mafia che ha deciso di rendere collaborazione alla giustizia ndr) una vera e propria spedizione in Catania, ove si recava unitamente al Pace ed al Mannina Vincenzo. Scopo della trasferta era quella  di convincere, anche con l’intimidazione, i gestori dell’IRA per imporre loro la fornitura del calcestruzzo da parte della ditta del Mannina.

   Inoltre, lo stesso Birrittella, su direttiva della cosca mafiosa locale, allo scopo di vincere definitivamente la concorrenza sul mercato, aveva avviato appositi accordi delittuosi con il geometra Nasca Francesco, funzionario dell’Agenzia del Demanio di Trapani addetto all’amministrazione dei beni confiscati, onde boicottare l’azienda confiscata (Calcestruzzi Ericina ndr) pianificandone la vendita artatamente ad un imprenditore del settore che la cosca mafiosa aveva individuato nel Mannina”.

“… Nel  corso del viaggio di ritorno da Catania degli stessi soggetti (conversazione n. 685 del 29 ottobre 2001, ore 15,37) il PACE ed il BIRRITTELLA esprimevano pesanti apprezzamenti nei confronti del Prefetto, dott. SODANO,  e degli organi investigativi, in particolare, il dott. Linares, dirigente della Squadra Mobile di Trapani (Pace: “diceva…che se ne.. se ne doveva andare questo Linares , lì..”). Gli faceva eco il Birrittella che affermava che,  avendo ormai catturato il boss latitante Vincenzo Virga, il dott. Linares aveva raggiunto i suoi obiettivi ( “ma questo assai ha .. non doveva prendere a quello … non l’ha preso?… perché non se ne va ora..”).

E dunque il Pace aggiungeva che anche il Questore ed il Prefetto, definito “tinto”, avrebbero dovuto lasciare i rispettivi incarichi in tempi brevi (“dice che devono partire …tutte e tre a braccetto ..uh… partono o non partono?…Linares come si chiama?.. il Questore .. dice che se ne deve andare .. e il Prefetto…penso”).

L’acredine verso il dott. Sodano veniva esplicitata dal Birrittella che rincarava la dose rivolgendosi  al rappresentante  del Governo improperi  offensivi.

A questo punto il Pace, rendendo esplicite le ragioni di tanta acredine verso il Prefetto, confermava di avere appreso delle intenzioni di porre in liquidazione la Calcestruzzi  Ericina. In particolare evidente era il riferimento alla fonte della notizia nel precedentemente indicato geometra Nasca (“quando ho chiamato a quello che ho chiamato io ..è il secondo appalto che ci dobbiamo togliere .. dobbiamo liquidare tutte le fatture ..perché lui… lui la< vuole mettere in liquidazione questa Calcestruzzi .. quella che da il Prefetto …invece ti dico che ci sono altri che gli interessa”.

 

…. “riguardo alla rilevanza delle forniture di calcestruzzo, Il Birrittella ha ricordato che, nel luglio del 2000, a Trapani, venne aggiudicato all’impresa IRA di Catania l’appalto per lavori di consolidamento della banchina Garibaldi del porto di Trapani per un importo di 26 miliardi e 634 milioni (di lire), con inizio dei lavori programmato per il gennaio del 2002. Era prevista una grossa fornitura di calcestruzzo e loro della famiglia mafiosa si mossero per una serie di trattative con l’IRA per ottenerne la commessa. Ma incontrarono un “grande ostacolo” nell’azione del Prefetto Sodano che intendeva privilegiare la fornitura da parte della “Calcestruzzi Ericina”, amministrata ”dallo Stato”, per rilanciarne la produttività come sfida e battaglia aperta al potere mafioso. Visto che il Prefetto era arrivato al punto di incontrarsi con gli imprenditori dell’IRA per la questione di tale fornitura, loro – le persone della famiglia mafiosa – si resero consapevoli di avere nel Prefetto Sodano un nemico da abbattere a tutti i costi e tentarono la soluzione di acquisire la “Calcestruzzi Ericina” con l’intervento di un soggetto delle Istituzioni, il geometra Nasca, al quale imposero di gestire una determinata operazione per pervenire alla vendita dell’azienda.
   Più in particolare sulla “Sicil Calcestruzzi”, il Birrittella ha precisato che in un primo tempo era stato richiesto dal Pace di acquisire per suo conto quote di tale società, anticipando la somma di 200 milioni di lire. Poi, lo stesso Pace gli aveva comunicato che non aveva più bisogno di quell’anticipazione e che, anzi, avendo ottenuto un indennizzo per ingiusta detenzione, poteva “legittimare” l’acquisto con il denaro ricevuto dallo Stato. Il Pace si proponeva di comprare quelle determinate quote a nome dei suoi figli, uno dei quali, Alessandro, già impiegato della ditta Mannina, era stato da lui inserito nella “Sicil Calcestruzzi come ragioniere”.

   A proposito di Mannina Vincenzo, il Birrittella ha specificato di averlo conosciuto come fornitore di inerti, di calcestruzzo e altro, essendo Il Mannina la persona che di fatto gestiva la s.r.l. “Mannina Vito”, corrente in Valderice, contrada Sciare.  Sotto altro aspetto, lo conosceva come l’autista del Pace e come il soggetto che gli comunicava, di presenza o per telefono, le indicazioni del Pace per gli incontri riservati: nelle telefonate il Mannina, riferendosi al Pace, lo appellava “il ragioniere Poma”. Il Mannina era con lui e con il Pace nel viaggio che avevano fatto a Catania il 29 ottobre (2001) per la trattativa con l’IRA riguardante la fornitura del calcestruzzo per i lavori al porto di Trapani. Era sorta la necessità di tale viaggio – precisa il Birrittella – perché il giorno 25 dello stesso mese di ottobre l’ingegnere Polizzi, “rappresentante dell’IRA” a Trapani, essendo stato sentito per la seconda volta da personale della Questura di Trapani sull’argomento delle forniture del ferro, del “cemento” e di altro materiale per costruzioni, era venuto a trovarlo a tarda sera e, in stato di forte agitazione, gli aveva detto che “sicuramente c’erano gli occhi degli inquirenti attorno alla IRA per queste forniture”. In conseguenza di ciò – ha aggiunto il Birrittella –  “si decise di fare subito una riunione” col Mannina, di chiedere un incontro con i responsabili dell’IRA e di convocare il Nasca per comunicargli la “loro” (come vertice mafioso) decisione di acquisire la “Calcestruzzi Ericina” e di imporre allo stesso Nasca di valutarla a un prezzo infimo – “molto, molto, molto basso”. Ha chiarito il Birrittella di avere avuto notizie sul Nasca dal Pace, il quale aveva affermato di essere stato favorito dal Nasca su questioni che attenevano ai propri beni confiscati, dato che il Nasca se ne occupava per conto dell’Agenzia delle “Entrate” e quindi “era già corrotto sotto questo aspetto” e la famiglia mafiosa lo poteva “utilizzare per fare la valutazione e quindi l’acquisizione della Calcestruzzi Ericina a prezzi stracciati”. Il sabato mattina [27 ottobre 2001, considerando che il viaggio a Catania è del lunedì 29 ottobre], lui – Birrittella – e il Mannina si incontrano con il Nasca, il quale li informa di aver già spiegato al Pace “tutto il meccanismo” dell’acquisto di tale impresa, ma si duole del fatto che non si potesse comprarla per 200 milioni di lire, dato che l’azienda valeva almeno un miliardo di lire. Il Nasca aggiunge che si erano fatti acquisti di autobetoniere per l’azienda perché il Prefetto [Sodano] – cosa che già “loro” sapevano – si era prefissato l’obiettivo di incrementarne la produttività e per questo convocava le varie imprese e faceva riunioni con le associazioni di categoria affinché, a parità di condizioni, si fornissero da quell’impresa che “era dello Stato”, e così si potessero “rivolgere allo Stato”.

   Ancora, ha aggiunto il Birrittella che in una riunione con il Pace e il Mannina si stabilì che la “Calcestruzzi Ericina” fosse intestata a Mannina Vincenzo, il quale si adoperò – con sue iniziative e tramite  l’ASSINDUSTRIA  – per avere un incontro con il Prefetto e presentargli la propria disponibilità ad acquistarla: l’incontro si tenne – presenti anche, per l’Assindustria, il Presidente Bresciano e il Direttore Bianco – ma il Mannina, il quale aveva avuto modo di dichiarare il suo intento, capì che il Prefetto “non lo aveva gradito come figura”. Si decise, a questo punto, di mettere al posto del Mannina la persona di Coppola Tommaso che appariva “credibile” come imprenditore del settore. Poi non se ne fece più nulla perché parte della fornitura dei calcestruzzo all’IRA  – fornitura che nel complesso valeva due miliardi di lire sul totale dell’appalto di 26 miliardi – venne fatta dalla “Calcestruzzi Ericina”, malgrado “loro” avessero cambiato le offerte sul prezzo e fossero alla fine disposti a praticare un prezzo minore rispetto a qualunque altro prezzo indicato da quell’impresa: è che nella vicenda vi era resistenza da parte dei responsabili dell’IRA, i quali mettevano in evidenza di essere sotto l’attenzione costante del Prefetto.

Per la cronaca. La sentenza resa dal Tribunale civile di Roma è passata assolutamente sotto silenzio negli ambienti politici trapanesi, silenzio assoluto. Un silenzio che vista la presa di posizione dello stesso senatore D’Alì potrebbe dare fastidio per primo proprio a lui. Nessuna solidarietà raccolta a differenza di quando nel 2005 la trasmissione che puntava il dito contro di lui andò in onda. Per quella trasmissione il sindaco, attuale, di Trapani, Girolamo Fazio, rifiutò di concedere la cittadinanza onoraria di Trapani al prefetto Sodano. Allora tra D’Alì e Fazio c’era una forte alleanza, oggi pare non più. Ma comunque la cittadinanza onoraria a Sodano resta lo stesso nel cassetto della scrivania del primo cittadino.