Il boss Pelle e la fuga dall’ospedale
Non si tratta di una scena che si vede solo nei film, il boss Antonio Pelle è davvero riuscito a darsi alla macchia, fuggendo dall’ospedale di Locri, in cui era ricoverato da domenica. “La mamma” o “vacheddu”, come il 49enne era chiamato, era stato catturato il 16 ottobre 2008 all’interno del suo bunker super-tecnologico ad Ardore Marina, sempre nella Locride, Il boss è stato coinvolto nell’operazione “Fehida” contro le cosche di San Luca. Il capo della cosca era stato condannato col rito abbreviato a 13 anni di reclusione per associazione mafiosa, dopo le indagini che hanno accertato il suo ruolo di capo nello schieramento che ha portato all’omicidio di Maria Strangio nel 2006, che ha suscitato la reazione delle cosche avversarie culminata nella strage di Duisburg. Non mancano gli interrogativi in questa vicenda che sembra paradossale. Pelle era riuscito ad ottenere i domiciliari, pur essendo sottoposto al 41bis, per motivi di salute. Il boss in carcere continuava a dimagrire, mostrando i segni dell’anoressia. Il procuratore aggiunto della Dda di Reggio Calabria, Nicola Gratteri, ha subito chiarito che nel corso di alcune intercettazioni ambientali era uscito fuori che Pelle si faceva portare dei medicinali che gli causavano l’eccessiva perdita di peso. Nonostante questo, dalla perizia degli specialisti, è emerso che il suo stato di salute era incompatibile col 41bis. Per questo è riuscito ad ottenere i domiciliari. Domenica scorsa si sente male a casa e corre in ospedale, lo ricoverano e da lì, mercoledì, riesce a fuggire, con facilità dato che non era stato disposto nessun piantonamento. Una evasione progettata da tempo nei minimi particolari che lascia tutti col fiato sospeso e pieni di interrogativi. La coordinatrice calabrese di Fli, Angela Napoli, ha evidenziato le anomalie che presenta l’Asl di Locri. Dopo lo scioglimento di questa per infiltrazione mafiosa, nel 2006, la Regione non ha provveduto a tenere fede alla delibera che prevedeva l’accorpamento dell’Asl di Locri, con l’Azienda sanitaria di Reggio Calabria, provvedimento che invece è valso per le altre vecchie Asl calabresi. «La relazione predisposta dal prefetto Basilone che ha portato, nel 2006, allo scioglimento per infiltrazione mafiosa dell’Asl di Locri – scrive la Napoli in una nota – aveva evidenziato le numerose presenze, tra il personale sanitario e parasanitario del presidio ospedaliero della città, di parenti, alcuni anche stretti, di noti boss della ‘ndrangheta dell’area jonica reggina; così come la stessa relazione evidenziava rapporti con la criminalità organizzata attraverso convenzioni e servizi esterni». La Napoli evidenzia che non è stato preso nessun provvedimento per allontanare o interrompere i rapporti all’interno dell’ospedale. Il capogruppo del Pd in commissione antimafia, Laura Garavini, pone altrettanti interrogativi: circa la presunta anoressia; chi ha fatto la diagnosi per ottenere i domiciliari prima e il ricovero poi; se è vero che le struttura carcerarie non fossero idonee alla cura e, ovviamente, perché il boss non era piantonato “anche perché nei giorni scorsi si era diffusa la notizia che l’ospedale di Locri non era sottoposto a controlli adeguati”. E oggi, all’ANSA, il presidente della Corte d’assise d’appello di Reggio Calabria, Fortunato Amodeo dichiara che il piantonamento “é una facoltà dell’amministrazione degli Interni perché con tutte le persone poste ai domiciliari i controlli sono solo periodici per mancanza di uomini” Il Presidente spiega anche che era stata richiesta una nuova perizia, dopo aver concesso ad aprile gli arresti domiciliari, ma dice anche che “ Non so dire a chi sia stata affidata la perizia e quale sia stato l’esito perché poi sono andato in ferie e la pratica è passata alla sezione feriale della Corte”.
In sintesi un pericoloso boss può essere agli arresti domiciliari ( pur essendoci intercettazioni che fanno capire che la sua malattia provocata) ma non necessariamente può essere piantonato in quanto manca il personale di servizio e non solo se si richiede una perizia ed è periodo estivo non si sa dove può essere andata finire.
Andiamo alla guerra con le scarpe rotte!