Donne vendetevi all’imperatore
Se questa è una donna. Verrebbe da parafrasare con cinica ironia Primo Levi, ma per rispetto a lui, alla sua storia e a quella di un intero popolo non lo faremo. Non si corre però il rischio di cadere in falsi moralismi nel definire Terry De Nicolò una donna contro le donne. La signora in questione, fiera puledra della scuderia di Giampy Tarantini ( «un imprenditore di grande successo, un mito di cui tutti sono invidiosi e per questo lo attaccano» così lo definisce ndr) ha regalato al pubblico pagante, cioè tutti quei cittadini «pecora» che pagano il canone Rai, perle della sua saggezza da self made woman, mentre comodamente adagiata su un morbido divano con tanto di abitino succinto e firmato, tra un sorso e l’altro di vino bianco, rispondeva alle domande dell’intervista esclusiva rilasciata a Gianluigi Paragone per Ultima Parola in onda su Rai Due.
Una filosofia di vita da ballo delle debuttanti quella che la signora ha sciorinato durante la trasmissione condotta dal contrappeso di Santoro in Rai, strutturatasi in lei grazie alle sue frequentazioni e attività altolocate in quel di Palazzo Grazioli. E’ convinta Terry: così fan tutte. «Torneresti alle feste a Palazzo Grazioli?» le chiede il giornalista e lei senza mostrare alcun dubbio «Se mi invitasse certo. Perché no?» Già perché no si chiede Terry De Nicolò con l’aria sbalordita di chi pensa che forse l’otto marzo sia diventato festa internazionale per permettere alle donne di andare in discoteca con le amiche a vedere spogliarelli di aitanti e muscolosi ragazzi. «Se vai in strada e chiedi ad una donna se vuole andar da Silvio, ma quella ci va pure a piedi, correndo anche. Poi se tu sei una bella donna e ti vuoi vendere lo devi poter fare. Perché anche la bellezza, anzi soprattutto la bellezza come dice Sgarbi, ha un valore. Se tu sei racchia e fai schifo, te ne devi stare a casa. La bellezza è un valore che non tutti hanno e viene pagato.
E’ come la bravura di un medico, è così. Chi questo non lo capisce e dice “ah il ruolo della donna viene minimizzato” e vabbè allora stai a casa ma non mi rompere i coglioni». Avrebbe fatto meglio a non generalizzare la signora De Nicolò, limitandosi a parlare di quel microcosmo di sue amiche e colleghe, perché le donne, quelle reali, sono ben lontane fisicamente e moralmente dai festini di Palazzo Grazioli. Sono quelle che lavorano anche dieci ore al giorno per costruirsi una propria indipendenza o per mandare avanti una famiglia. Sono quelle che non venderebbero mai il proprio corpo per una macchina potente, quelle che studiano per anni pur di coltivare le proprie ambizioni, sono anche quelle che vendono il proprio corpo perché costrette da qualcuno o perché bisognose. Sono quelle che non si farebbero mai trattare come tangenti per favorire, presso il sovrano, qualche maschio imprenditore. Ma lei è anche un’esperta di economia ed imprenditoria.
«Mah scusami – dice rivolta al cronista – se non usa la donna tangente, allora l’imprenditore userà le mazzette (…) quando sei onesto non fai un grande business. Rimani nel piccolo secondo me. Se vuoi aumentare i numeri devi rischiare il tuo culo. E’ la legge del mercato: più in alto vuoi andare e più devi passare sui cadaveri». Ma cosa avrà pensato Pina Maisano Grassi, vedova di Libero, imprenditore onesto trucidato dai compari di Riina e Provenzano perché aveva deciso di non pagare il pizzo, di non piegarsi alla legge del mercato siciliano. «Qui c’è la legge di chi è più forte, di chi è leone. Se tu sei pecora rimani a casa con duemila euro al mese. Se tu invece vuoi ventimila euro al mese, ti devi mettere sul campo e ti devi vender anche tua madre». E’ questo il Terry-pensiero sull’imprenditoria made in Italy. Ma non basta: lei sfodera anche le sue convinzioni da statista navigata. «La sinistra ha rotto i coglioni sulla storia che Lui (il lui è chiaramente Berlusconi ndr) paga. Ma che paga? Si tratta di piccoli rimborsi spesa mille euro a sera. Ma dai cosa vuoi che siano? Io mi ci compro un vestito. Che faccio vado con una pezza da cento euro? Ma minimo ci vuole un abito di Prada da mille euro. Molte donne avevano abiti da 2mila, 5mila euro, gioielli e smeraldi. Vai lì davanti all’imperatore e vai con delle cose importanti così lui apprezza perché è un esteta». Perché dal fantastico mondo di Arcore c’è sempre da imparare: dopo l’introduzione nel vocabolario popolare del termine ‘escort’ in sostituzione di tanti altri preesistenti sinonimi usati per appellare le meretrici, ma forse offesivi della dignità delle donne, ora un over 70 che si crede il Michael Douglas de noi altri ma non vuole farsi curare, non può essere definito un malato di sesso. E’ un esteta.