Così fan tutti
Quando ci si trova in momenti di oggettivo degrado, proprio come quello che sta attraversando il nostro Paese, è più facile lambiccarsi e perdersi in questioni pseudo-esistenziali fini a se stesse che rimboccarsi seriamente le maniche (di bersaniana memoria) per risollevarsi dal fondo; è più facile stare a pensare a chi sia il colpevole che tentare di trovare una soluzione. Ovunque ti giri, entro e fuori i confini nazionali, senti parlare male del tuo Paese, e credi sia legittimo chiedersi quali siano state le vie che ci hanno portato in questa spirale che gira sempre e solo verso il basso. E’ colpa dei nostri politici, della nostra classe dirigente, della “casta”. Facile, vero?
Davanti al comportamento di certi nostri politici, agli atteggiamenti ed agli umori della nostra “casta”, davvero non posso che provare una netta sensazione di dejà-vu. Comportamenti già visti altrove, atteggiamenti ed umori stratificati e cementati nella nostra società. Prendiamo l’ultima perla di Silvio Berlusconi, l’ennesima che va ad arricchire la già ricca collana di figure misere per l’Italia: rivolgendosi al suo omologo all’U.E. Herman van Rompuy in merito alle decisioni che il governo prenderà in materia di pensioni, ha candidamente dichiarato che “Se decidesse di dare indicazioni a riguardo i governi sarebbero felici di aumentare l’aumento dell’età per andare in pensione perchè obbligati, mentre ora sono in grandi difficoltà perchè se aumentano l’età perdono voti”. E’ come un ragazzo che stamani sull’autobus mi siede vicino e mi fa “mi è toccato timbrare il biglietto perché c’è il controllore”. Come chi si mette la cintura di sicurezza perché c’è la municipale nei paraggi, o che rispetta il limite perché c’è l’autovelox. Guardando Berlusconi ed il suo sproloquio europeo ho pensato che l’imperativo categorico è un concetto paradossalmente molto aleatorio, mente la nobile arte dello scaricabarile è una pratica incredibilmente di moda. E ci ricorda, inoltre, che guardare al proprio orticello è sempre più facile che adempiere degnamente alle proprie funzioni. Vogliamo mica compromettere un bottino elettorale per il bene della collettività, comunisti compresi?
Esempio bipartisan? Giuliano Amato, che ospite alla trasmissione di Lilli Gruber riconosce con estrema serenità di prendere “undicimila e rotti euro” di pensione come ex membro dell’Antitrust (ne fu presidente per ben tre anni, e tiene a precisare che non fu lui a stabilire a quanto dovesse ammontare quello stipendio), più altri cinquemila per la sua carriera di parlamentare. Aggiungendo ovviamente che lui sarebbe il primo a ridursi questo vitalizio dorato, ma che non può. Non posso fare a meno di sentirmi profondamente preso in giro nel sentire un uomo che è seduto in parlamento per cinque legislature, che è stato Ministro del Tesoro, Ministro dell’Interno e Presidente del Consiglio dire che non può ridursi la pensione. E’ l’atteggiamento del “non è colpa mia”, il voler nascondere il proprio comportamento dietro la scusa del “lo fanno tutti” e pulirsi la coscienza con i “se” ed i “ma”. Come chi dovrebbe fare raccolta differenziata e va a buttare la spazzatura nei cassonetti del comune attiguo, dove non vige lo stesso obbligo. Che magari se gli fai presente che il suo comportamento danneggia tutti, ti risponde che “non è colpa mia” se i cassonetti della differenziata sono troppo lontani, che tanto “lo fanno tutti” quelli che abitano qua vicino e che “se avessi la differenziata sotto casa” sarei il primo a farla.
E questi erano solo due esempi delle ultime ventiquattro ore. Certo il paragone potrà sembrare provocatorio, esagerato, per qualcuno forse inopportuno, forse stupido. Ma personalmente parlando, se guardo la vita politica del nostro Paese, e poi do un’occhiata intorno, noto sempre maggiori affinità. La nostra classe politica, la nostra “casta” diventa sempre più espressione del popolo che governa, o magari è il contrario, in uno strano gioco dei mimi che ci sta facendo letteralmente a pezzi. La barca affonda ed ognuno, ad ogni livello, fa a cazzotti per avere un salvagente anziché chiedersi cosa, nel proprio piccolo, potrebbe fare per tappare la falla. E se protestare, indignarci ed alzare la voce è un nostro sacrosanto diritto (direi quasi un dovere), prima di puntare gli indici diamoci prima un’occhiata nello specchio