Il giudice Scopelliti morì per la libertà
“Il giudice è quindi solo, solo con le menzogne cui ha creduto, le verità che gli sono sfuggite, solo con la fede cui si è spesso aggrappato come naufrago, solo con il pianto di un innocente e con la perfidia e la protervia dei malvagi. Ma il buon giudice, nella sua solitudine, deve essere libero, onesto e coraggioso». Le parole del giudice Antonio Scopelliti sono rimaste impresse nelle nostre menti, il ricordo nel giorno dell’anniversario della sua morte, si fa ancora più vivo e ci sembra che il tempo si sia fermato lì, a quel tragico 9 agosto 1991. Una carriera brillante, di successo, Scopelliti fu ammazzato quando aveva ancora 56 anni, nella sua terra, la Calabria, che amava tanto da sceglierla come meta per le vacanze. Senza scorta rientrava a casa dal mare. L’omicidio, terribile, si consumò nella zona di Campo Calabro, il suo paese. Gli assassini, almeno due persone, a bordo di una moto, sparano numerosi colpi di fucile calibro 12. La morte del magistrato, che fu raggiunto da due colpi di pistola alla testa, non tardò ad arrivare. Quando fu ucciso stava preparando il rigetto dei ricorsi per Cassazione, avanzati dalle difese dei più pericolosi mafiosi condannati durante il maxiprocesso, che vedeva alla sbarra i boss di Cosa nostra. Si ritenne poi che per l’esecuzione dell’omicidio Cosa nostra e ‘ndrangheta abbiano operato insieme, anche in seguito ai diversi tentativi di corruzione a cui il magistrato non aveva mai ceduto. Scopelliti era diventato il numero uno dei sostituti procuratori generali italiani presso la Corte di Cassazione. Il ruolo che ricopriva, il senso della giustizia, l’amore per una terra piegata dalla criminalità organizzata, lo portarono a concentrarsi sui vari processi di mafia e terrorismo. Fra le altre cose ha rappresentato la pubblica accusa nel processo Moro e nella Strage di piazza Fontana. Per la sua uccisione furono celebrati due processi a Reggio Calabria: uno contro Salvatore Riina ed un secondo procedimento contro Bernardo Provenzano ed altri boss. Tutti condannati nel ’96 e nel ’98 e poi assolti in Corte d’appello nel ’98 e nel 2000 perché le accuse dei collaboratori di giustizia vennero giudicate discordanti. Quell’omicidio sconvolse tutti e ancora oggi il nome di Scopelliti è un nome simbolo per il mondo dell’antimafia. Quell’antimafia che ogni giorno combatte contro la corruzione e il malaffare, s’impegna con azioni concrete, fa vedere il proprio volto, senza paura. Pur sapendo di essere soli, come lo sapeva il giudice Scopelliti. Pur sapendo che si rischia la vita ogni giorno. Ma il valore che uomini come Scopelliti hanno dato alla propria vita, deve servire da esempio per tutti noi. Nonostante tutto Scopelliti è stato fino alla fine un uomo libero: è morto per quella libertà che i mafiosi non sono riusciti a comprare.
[…] Fonte: http://www.malitalia.it/2011/08/il-giudice-scopelliti-mori-per-la-liberta/ […]