Mauro Rostagno, ucciso dalla mafia il 26 settembre 1988
Mauro Rostagno non l’ ho conosciuto, non ho mai lavorato con lui, non sono destinatario o possessore di qualsivoglia eredita’, non faccio dunque parte di quella “fiera delle vanita’ ” che ogni tanto si allestisce attorno al suo ricordo. Una cosa che mi piace dire con assoluta fermezza e’ il fatto che il 26 settembre del 1988 Mauro Rostagno e’ stato ucciso dalla mafia trapanese. Così sgombriamo subito il campo dalle miserabili storie di corna, di spacci di droga, di tradimenti politici all’ombra del delitto Calabresi che è tutta un’altra trama. E’ da tanto tempo che faccio il cronista di giudiziaria, le regole deontologiche ma anche delle norme fatte apposta per rendere incerto il nostro lavoro, ma solo quando si toccano i poteri forti, e la mafia e’ uno di questi, ci obbligano al’ uso del condizionale, quasi anche quando si e’ dinanzi a sentenze definitive o altro di inoppugnabile, come testimonianze dirette, ma nel caso di Rostagno abbandono volutamente, e provocatoriamente ogni condizionale: Cosa nostra trapanese, quella che oggi sopravvive grazie al latitante Messina Denaro, ma non solo grazie a lui, lo ha voluto eliminare. Dico subito io non sono tra quelli che vedono trame oscure, intrighi, gialli internazionali dietro il delitto. Non li vedo dietro l omicidio Rostagno ma non dico che questi traffici e queste commistioni nel trapanese non sono esistite. Sostengo che Rostagno e’ stato ucciso perché non era a 100 passi dalla mafia, come Impastato a Cinisi, ma era a cinque passi dalla mafia, il suo editore, Puccio Bulgarella, era uno che sedeva a tavola in quegli anni con Angelo Siino il ministro de lavori pubblici di Toto’ Riina. E sarebbe stato uno di quelli che aveva consigliato prudenza alla redazione guidata da Rostagno, solo che certi ricordi non si accendono sempre al momento opportuno. A Trapani in quegli anni 80 la mafia era ben salda, c’erano liberi i più pericolosi killer che costituivano i gruppi di fuoco di Cosa nostra, i mafiosi entravano nei salotti, frequentavano le segreterie politiche, prendevano la quota associativa a Cosa nostra, riscossa dagli imprenditori senza bisogno di tante intimidazioni. Come ha spiegato l ex dirigente della mobile di Trapani Giuseppe Linares, Rostagno era circondato dai lupi e i lupi lo hanno azzannato. Quel 1988 era, si e’ saputo con successive indagini,i ‘ anno in cui a Trapani la mafia si trasformava, i mafiosi diventavano loro stessi imprenditori, mafiosi riservati venivano eletti nei consigli comunali, entravano nei consigli di amministrazione di societa’, riuscivano e riescono ancora oggi a garantire per le proprie imprese canali di pubblico finanziamento. La presenza di Rostagno a Trapani, il suo lavoro di giornalista, ovviamente suscitava preoccupazioni. Provate come ho fatto io a Leggere le cronache degli altri giornali di quel tempo, a parte l Ora, il maggiore quotidiano dell isola , il giornale di Sicilia, anche nelle cronache provinciali seguiva il filone che reggeva l’atmosfera del tempo e che cioe’ la mafia non esisteva, come disse nel 1985 il sindaco Garuccio davanti ai corpi straziati dall autobomba di Pizzolungo. Rostagno non faceva, a leggere i suoi editoriali , grandi denuncie diceva cose che gli altri non dicevano, parlava dei traffici della mafia, dei politici traffichini, di una città apposta lasciata sporca e senza futuro, attaccava in tv boss potenti come il mazarese Mariano Agate, proprio quando a Mazara era latitante Toto’ Riina. La mafia non poteva tollerare tutto ciò. Sentenze ci raccontano che omicidi sono stati decisi anche per molto meno. c e’ poi un approfondimento che Rostagno stava facendo, riguardava la presenza della loggia massonica coperta Iside 2 a Trapani, lui li’ c’ era entrato, per capire, aveva parlato con i capi di quella loggia e poi aveva sparato il suo editoriale in tv. Quella loggia si scoprirà non era sol luogo di incontro di mafiosi, politici, colletti bianchi, ma era qualcosa di più, da li era passato Licio Gelli, forse era servita da copertura al turco Ali Agca nel suo viaggio verso Roma per tentare di uccidere il Papa, c erano frequentazioni con agenti libici e di altri servizi. Una camera di compensazione da non violare. Forse non e’ un caso che il poliziotto che la ando’ a scoprire, l’allora capo della Mobile, Saverio Montalbano, fini presto trasferito a Palermo, mentre gli iscritti a quelle logge sono rimaste tutti ai loro posti e hanno fatto anche carriera ancora oggi, comandano settori vitali della città. Mi fermo qui, aggiungo solo a proposito del processo in corso che non può restare non considerato da chi oggi anche nel mondo dell’informazione si occupa della mafia sommersa, della cosiddetta trattativa tra stato e mafia, perché in questo processo e’ emerso chiaramente come in quel 1988 i “cani” cioe’ gli investigatori erano attaccati come ha raccontato in questi anni il pentito Giuffre’, la provincia zoccolo duro della mafia, era inattaccabile, pochi investigatori, chi voleva indagare veniva messo da parte, mancavano mezzi e uomini, ma c erano anche investigatori come i carabinieri sentiti già nel corso del processo che non sapevano, o non hanno voluto fare le indagini, sul caso Rostagno non pensarono a prendere e riascoltare i suoi interventi giornalistici, i verbali di sopralluogo sul luogo del delitto vennero fatti mesi dopo il delitto, non si accorsero che la figura del capo mafia Vincenzo Virga aleggiava già quel giorno a Lenzi perché il tecnico Enel che aveva in carico quella zona, buia la sera del delitto, era tale Vincenzo Mastrantoni, autista di Virga e ucciso qualche mese dopo di Rostagno. Indagini che stavano andando in archivio senza che fosse stata fatta una perizia balistica, cosa che penso’ di fare il capo della mobile di Trapani Linares sulla spinta della società civile trapanese che attraverso l’associazione Ciao Mauro ha insistito perché non vi fosse l archiviazione. Per la verità Linares pensava di partire da altro, non immaginava certo che non ci fosse una perizia balistica. Ecco, e concludo, noi aspettiamo che queste cose nel processo in corso vengano fuori, sviscerate, fino ad ora e’ uscita poca verità, molte le falsità, e qualche giornalista e’ caduto nel tranello. Qualcun altro chiamato come teste ha preferito la passerella. Non fu un delitto per corna o per altro, fu un delitto di mafia, un delitto per tappare la bocca a un giornalista che si chiamava Mauro Rostagno.
[…] Fonte: http://www.malitalia.it/2011/06/mauro-rostagno-ucciso-dalla-mafia-il-26-settembre-1988/ Bookmark on Delicious Digg this post Recommend on Facebook condividi via Reddit Share with Stumblers Tweet about it Abbonati ai commenti su questo articolo […]