Torre Annunziata, non solo camorra
(di Marina Bisogno)
È tutto pronto per il rilancio culturale di Torre Annunziata. Sabato 21 Maggio, infatti, i maggiori siti archeologici oplontini saranno visitabili per l’intera giornata, grazie al contributo degli esperti delle associazioni Archeoclub, Madonna della Neve e S. Francesco di Paola, Centro studi Nicola d’Alagno, associazione Real Fabbrica d’armi e Terme Vesuviane. Collaborano anche la Proloco Oplonti, la Misericordia di Torre, l’associazione Mc Naught, l’associazione ex Allievi Salesiani, nonché l’associazione Pietra lavica vesuviana.Collaborano la Pro Loco Oplonti, la Misericordia Torre Annunziata, l’Ass.Mc Naught e l’Ass.Ex Allievi Salesiani, l’Ass.Pietra Lavica Vesuviana.
Le aree aperte al pubblico per l’occasione hanno segnato la storia della città, eclissata nel tempo dalla solita incuria locale. L’iniziativa è stata promossa dallo Strillone e dall’associazione Esseosse, con il patrocinio dell’assessorato alla cultura e al turismo torrese. L’intento è quello di riappropriarsi di una città pregna di spunti, di frammenti di antichità, il cui valore è spesso dimenticato, offuscato dalle notizie di degrado e malavita. Torre Annunziata, purtroppo, fa parlare di sé solo per fatti di cronaca nera. Una sorta di luogo comune, un’opinione generalista dettata dal comportamento dei più. Eppure, in silenzio, opera una minoranza, la cui voce è spesso roboante. È la gente perbene, onesta che prova a riprendersi il proprio territorio. “ Pranzammo a Torre Annunziata con la tavola disposta proprio in riva al mare. Tutti coloro erano felici d’abitare in quei luoghi, alcuni affermavano che senza la vista del mare sarebbe impossibile vivere. A me basta che quell’immagine rimanga nel mio spirito.” scriveva Goethe nel suo “Viaggio in Italia” a proposito di Torre Annunziata. Si, proprio Goethe, che come Totò rimase incantato dalla potenza mediterranea della città. Che cosa resta oggi di quel quadro disegnato dalla natura? Di quelle bellezze mozzafiato, delle urla dei pastai e della gente comune a Piazza Ferrovia? Poco o niente, ma l’impegno civile restituisce dignità alla città dimenticata, perché come scrisse Calvino “l’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio.”