Ammo scassato
“Guagliù, mo amma scassato veramente”. Abbiamo scassato, rotto, frantumato tutto: il vecchio sistema e i nuovi affari, quello che qui chiamano il “bassolinismo” e il nuovo, terribile, potere che si presentava sulla scena, quello di Nick ‘o mericano e dei suoi inquietanti alleati. Apre così la festa di Napoli e dei napoletani Luigi de Magistris. “Il mio primo pensiero va ai lavoratori della Fincantieri di Castellammare. Oggi festeggiamo, da domani il sindaco è al lavoro per il lavoro. Napoli deve riconquistare la sua dignità e i giovani non devono più andare via. A Berlusconi regalerò una torta a forma di cervello.” Piazza Municipio esplode di felicità. Una folle enorme lo segue, bandiere rosse e arancione, fumogeni dello stesso colore. Attraversa tutto il lungomare , la gente si affaccia dai balconi, lo saluta, gli manda baci. Un entusiasmo che non si vedeva da ventanni.Napoli lo ha travolto con una eruzione di consensi: 65,37% contro il 34 del suo avversario, l’industriale Gianni Lettieri. Una valanga che ha tracimato in tutti quartieri. Nella Pianura delle case abusive, dove Berlusconi aveva promesso decreti e sanatorie (59% contro il 40), al Vomero della borghesia colta e dei commercianti (72), nella roccaforte “rossa” di Barra-San Giovanni (70), a Chiaiano sede della discarica più velenosa d’Italia (64). Insomma, tutta Napoli si è svegliata. Tutta Napoli, quella dei lazzari infelici e della intellettualità chiusa in se stessa, dei vecchi e dei giovani, delle donne dei Quartieri e di quelle delle università, ha creduto a questo giovane ex magistrato che si è battuto contro l’universo mondo. E ha vinto. E allora “Gigino ‘o sinnaco” domina l’emozione che rischia di travolgerlo e diventa un altro. “Sarò il sindaco della città, di tutti i napoletani, anche di quelli che hanno votato per Lettieri. Ho telefonato al Presidente Napolitano e gli ho raccontato dell’entusiasmo, della voglia di cambiare che ha animato questa campagna elettorale. E ho un desiderio, fare una passeggiata per le strade di Napoli con Roberto Saviano, da uomini liberi e felici”. Il palco a Piazza Municipio è proprio sotto l’austero Palazzo San Giacomo, la sede del Comune. De Magistris ringrazia tutti, i giovani, i volontari, la gente che ha costruito la vittoria giorno dopo giorno. “Il secondo inceneritore a Napoli Est non si farà, puntiamo tutto sulla raccolta differenziata e sugli impianti di compostaggio”. Sono i sì e i no chiarissimi pronunciati in campagna elettorale, quelli che i napoletani hanno compreso. Il sistema d’affari che sta dietro i rifiuti no. Qualcuno gli ha appiccicato addosso l’etichetta di giustizialista e di campione dell’antipolitica. “Con me ha vinto la politica vera, quella fatta di passioni e idee. In giunta ci saranno giovani, donne, personalità indipendenti”. E i partiti? “Non sono la maledizione, con loro mi confronterò”. Poi un ringraziamento al Pd e Sel, che pur non apparentati lo hanno sostenuto, a Idv e alla Federazione della sinistra che fin dall’inizio ha creduto al suo progetto. C’è Antonio Di Pietro: “Ora l’alternativa in Italia c’è, è possibile”. Sono accantonate le incomprensioni iniziali, le timidezze e le paure che pure c’erano ai vertici di Idv quando de Magistris decise di candidarsi. “Ammo scassato”, Napoli volta pagina. “Comincia una storia nuova per il Sud e per l’Italia – dice il nuovo sindaco – Napoli e Milano ora sono più vicine, due città simbolo della riscossa e dell’alternativa al vecchio modo di fare politica”.
La destra è a pezzi. Squassata dalla maledizione del Vesuvio, quella che dal lontanissimo 1993 condanna Berlusconi a perdere a Napoli e a bruciare candidati su candidati. Dicembre 1993, ballottaggio, Antonio Basolino ha gli stessi anni che oggi ha il nuovo sindaco di Napoli, la città lo vive come l’uomo del rinnovamento, lui conquista il 55,6% dei voti e straccia Alessandra Mussolini al 44,4. E’ un ciclone che umilia la destra anche cinque anni dopo: Bassolino vince al primo turno col 73%, Emiddio Novi, parlamentare di Forza Italia, non arriva al 30. Stessa scena nel 2001, quando in campo c’è Rosetta Iervolino, che vince al secondo turno col 52,9% contro uno dei big del partito di Berlusconi, Antonio Martusciello, che si ferma al 48. Peggio ancora cinque anni dopo, 2006, la destra si affida a Franco Malvano, l’ex questore della città, e lo manda allo sbaraglio. Sconfitto col 37%, 20 punti sotto la Iervolino. Una debacle continua. L’ultima fa implodere il Pdl e il vastissimo sistema di potere che gira intorno agli uomini di Berlusconi. In via Palepoli, il quartier generale di Lettieri, sui volti dei dignitari del partito si legge delusione, rabbia, voglia di regolare i conti con chi ha voluto a tutti i costi quella candidatura. Nel mirino Nicola Cosentino e quello che chiamano “il clan” dei casertani, gli uomini che da anni decidono tutto: candidature, posti, appalti, posizioni di potere. “Lettieri è una loro creatura – dicono quelli che in questi anni sono stati messi nell’angolo – si sapeva che buona parte degli industriali non lo avrebbe sostenuto, che in città non era conosciuto, che per battere de Magistris ci voleva un uomo abituato alla piazza. Ora è il momento di regolare i conti”. Esplode Napoli e si affida all’uomo che, come dice Nichi Vendola, “ha bucato la pancia della città”. Ora Luigi de Magistris non è più “Gigino ‘a manetta”, ma “Gigino ‘o sinnaco”, la speranza dei napoletani. ‘A casa, ‘o lavoro, ‘a munnezza: sono questi i capitoli del drammatico libro di Napoli. Il voto gli consegna una maggioranza schiacciante: 29 consiglieri su 48, 35 se si contano i 5 del Pd e l’unico di Sel. Potrà scegliere senza mediare con nessuno, neppure col suo partito, Idv (miracolosamente primo partito della città con 14 consiglieri comunali) vicesindaco e assessori, capi delle aziende municipalizzate, ridisegnare ruoli e poteri. Potrà attingere dal vastissimo mondo della cultura e delle università, dal volontariato, da quella Napoli civile che in questi anni è stata messa ai margini e gli è stata vicina. Potrà governare senza estenuanti mediazioni con i potentati politici, senza patteggiamenti con i gruppi di potere economico, lontano da interessi e pressioni camorristiche. E sarà una battaglia dura. Il sistema di interessi e di affari non intende mollare la presa. Circolano già voci allarmanti. Vedrete nelle prossime settimane come ritornerà l’emergenza rifiuti. La monnezza invaderà di nuovo Napoli e questo sarà il benvenuto a “Giggino ‘o sinnaco”. “Lo so che per le nostre scelte sui rifiuti pagheremo dei prezzi – risponde alla nostra domanda – ma il grande mandato popolare che ho avuto è la mia scorta”. Ha ragione Erri De Luca, “in certi giorni di maggio a Napoli tutto può succedere di nuovo, ancora e subito. Può succedere all’improvviso che venga eletto primo cittadino un uomo per bene”. E’ successo.
(pubblicato su Il Fatto Quotidiano del 31 maggio 2011)