La ‘ndrangheta ai tempi di facebook
A cinquantasette persone “piace” la pagina dedicata alla “malavita Mongianese”; a settecentotrentasette “Società Onorata (‘Ndrangheta)” e, a ben milleottocentocinquantatre persone “piace” la pagina della “Malavita calabrese”. Sul social network più gettonato del momento, facebook, non poteva mancare neppure la ‘ndrangheta. Anche questa, infatti, si rafforza in base ai consensi che riesce ad ottenere. E se i tempi cambiano e il mezzo per una comunicazione più efficace diventa internet, gruppi di giovani ma anche meno giovani, utilizzano questo strumento per diffondere il messaggio mafioso. Il simbolismo della ‘ndrangheta compare in tutta la sua interezza e il segreto dei codici d’onore viene violato dalla pubblicazione di parte dei riti d’iniziazione dei summit mafiosi, frasi e formule tipiche del linguaggio mafioso. Queste pagine, che per sbadataggine o per una sorta di sfida, hanno la bacheca pubblica, visibile anche a coloro che non sono dei fan, sono cariche del simbolismo mafioso. Ma anche della spavalderia caratterista dei delinquenti comuni più che dei boss. Le immagini sono quelle della Madonna di Polsi. Dal nome del santuario mariano situato nella frazione di Polsi nel comune di San Luca, in provincia di Reggio Calabria nella pagina della “società onorata”. Mentre in quella della malavita calabrese, a farla da padrona è l’immagine del cosiddetto “brigante Musolino” o re dell’Aspromonte. A lui sono dedicate anche delle vecchie canzoni popolari, contenute nei cd esposti sulle bancarelle durante le fiere di paese, spesso queste musiche fanno da sottofondo a questo tipo di ricorrenze per lo più religiose. Leggere i commenti e percepire il tenore delle conversazioni fa venire la pelle d’oca. Non sono poi così sprovveduti coloro che scrivono, neppure i sostenitori. Dato che conoscono bene le regole della società e parlano con forme di rispetto che sembrano d’altri tempi. Ovviamente è chiaro, nelle informazioni sulla pagina, è specificato che i contenuti sono chiusi agli sbirri e agli infami. A quelli che parlano assai, insomma. O che tradiscono le regole sociali. Pochi utilizzano l’italiano, le conversazioni sono tutte in dialetto della provincia di Reggio Calabria. Un ragazzo scrive, forse per protesta, “Giovanni Falcone e Paolo Borsellino eroi”. Le risposte sono le seguenti: “vai a cagare cretinu”; “Giovanni Falcone e Paolo Borsellino non erano eroi ma schiavi dello Stato e puru mpami” (trad.: ed anche infami). Per questo “Malavita calabrese” ha avvisato: “Caro…se tu simpatizzi per Falcone e Borsellino sbagliasti pagina, l’sucita esti supa a sinistra, grazie” (trad.: caro, se tu simpatizzi per Falcone e Borsellino hai sbagliato pagina, l’uscita si trova sopra a sinistra, grazie). Un altro ragazzo scrive nella pagina della “Società onorata”: “Io mi pozzu definiri fighioledu..ma na cosa ma ricordu sempi..ma nsegnau papa meu un tradiri mai l’amici da Società, ma punisci mpami e pentiti” (trad.: mi posso definire ragazzino, ma una cosa la ricordo per sempre, me l’ha insegnata mio padre. Non tradire mai gli amici della Società ma punisci gli infami e gli sbirri). E poi link dedicati a infami e traditori che dovrebbero essere mandati alla forca. Altra conversazione che lascia senza parole è questa. Uno scrive sulla bacheca: “cumpari, chi numeru portati ‘nta società?” (trad.: compare, che numero portate nella società?); risposta: “e numeru non ndi portu eu picciottu di favella su numeru sulu li mpamu lu portanu stampatu ntra la so frunti..e pe giustizia alla onorata società li jorna lanno cuntati comu lu numeru chi portanu stampatu”. (trad.: io non porto numeri, io sono un picciotto di favella. Questo numero lo portano solo gli infami stampato sulla fronte e per giustizia alla onorata società hanno i giorni contati come il numero che portano stampato). E poi ci sono delle preghiere alla Madonna e ancora link che esortano al silenzio e al rispetto verso gli uomini d’onore. O altri, davvero poco simpatici, con una foto di uomini armati da fucile e una frase: “Siamo nati con l’istinto omicida”. Ciò vuol dire che certa gente non ha paura di esporsi nemmeno su un social network pur di farsi riconoscere come mafioso senza paura. Invitando addirittura ad atti di violenza. Ci sono anche donne, a cui “piace” la pagina, che “salutano gli amici calabresi” e gli amici calabresi non dimenticano di ricordare che “le donne sono importanti, sono la base principale della famiglia, ci vuole rispetto, ci vuole fiducia”. Facebook ormai ha contagiato proprio tutti. Linguaggio e formule sono caratteristici della mafia arretrata mentre il mezzo di comunicazione è più moderno che mai. Certo una pagina del genere, e con tanti sostenitori, è davvero pericolosa. Perché se anche le manifestazioni di protesta politica, a cui hanno partecipato migliaia di persone, sono nate sul social network, diventa per i mafiosi più facile organizzarsi o controllare gli “infami e i traditori”. Unirli anche in rete è davvero rischioso. Se c’è un modo per “segnalare” non sarebbe il caso di farlo?!
[…] in chiaro pagine del genere? Angela Corica aveva già segnalato pubblicamente, sulel pagine di Malitalia, l’esistenza di queste pagine. Ma evidentemente chi di dovere, come non si è accorto della loro […]