Un prefetto in manette

Bizzarra trama del fato? Può darsi. Ennesima deduzione deviata dei malpensanti? Vallo a capire. Fatto sta che ci sono storie in cui le vicende, i nomi, i luoghi e le date si rincorrono e giocano a nascondino in maniera quantomeno interessante. Prendiamo il caso di Carlo Ferrigno. Classe 1939, prima prefetto in quel di Napoli, poi nominato commissario nazionale antiracket nel 2003 dal consiglio dei ministri presieduto da Silvio Berlusconi, ruolo ricoperto fino al 2006. E’ uno dei più alti funzionari statali, può godere di un lauto stipendio in prospettiva di una dorata pensione, auto blu, uffici. Il suo compito è difendere le vittime cadute nella morsa letale dell’usura, ridare loro una vita ed una dignità. Compito che non svolge con tanto onore, visto che l’11 aprile 2011scattano per lui le manette ai domiciliari per l’accusa di millantato credito, ed un’indagine in corso per prostituzione minorile.La storia comincia ad inizio 2010, quando l’associazione milanese “Sos racket e usura” lancia contro Ferrigno un’accusa sbalorditiva: il prefetto avrebbe millantato accessi facili al fondo nazionale per le vittime dell’usura in cambio di rapporti sessuali. La vittima che si rivolgeva a Ferrigno, insomma, si poneva dinnanzi a un bivio: la prostituzione o la minaccia di insabbiare la pratica.

E se il ricattato fosse stato un uomo? Semplice, gli veniva richiesta “un’amica”. Accuse pesantissime sostenute dalla solida prova video delle testimonianze di quattro donne, due minorenni all’epoca dei fatti, che confermano la stessa versione. Una prassi tanto scellerata quanto consolidata, che si sarebbe perpetrata dal 2005 ininterrottamente. Pare addirittura che il funzionario mandasse l’autista e l’auto ministeriale a prendere le donne per portarle nella sua abitazione romana. L’appello è quello di aprire immediatamente un indagine.

Cade dalle nuvole Ferrigno che, per carità, mai avuto a che fare con certe cose, mai pagato per il sesso, men che meno con una minorenne e via dicendo, e promette querele per calunnia.

Alla luce di tale curriculum (forte anche di un’indagine per corruzione da parte della procura di Fermo), non stupisce più di tanto trovare il nome di Ferrigno nelle intercettazione svolte nel settembre scorso nell’ambito dell’inchiesta che vede indagato il nostro presidente del consiglio per il reato di prostituzione minorile. Va detto, però, che malgrado intercettato, il prefetto non risulti iscritto tra gli indagati. Dimostra però di avere una buona conoscenza di quanto accade in casa Berlusconi “C’erano orge lì dentro non con droga, non mi risulta. Ma bevevano tutte mezze discinte. Berlusconi si è messo a cantare e a raccontare barzellette. Loro tre e 28 ragazze. Tutte ragazze che poi alla fine erano senza reggipetto solo le mutandine strette…” Insomma, un semplice divertissement per signori di una certa età, che infondo il funzionario dovrebbe condividere. E invece, vai a capire perchè, è terribilmente disgustato da tanta licenziosità, è tanto “il puttanaio” da definire il Cavaliere “un uomo di merda”.

E infatti Ferrigno a certe bassezze non si è mai mischiato: tanta accuratezza deriva dai racconti di Maria Makdoum, ventenne danzatrice del ventre, lei si un’assidua frequentatrice della residenza del presidente. Come riportato dal Corriere della Sera, la giovane sarebbe stata l’amante di Ferrigno che, per controllarla, avrebbe sfruttato i sistemi informatici del ministero dell’Interno, potendo accedere ad utenze in grado di controllare il traffico telefonico della ragazza.

Ed ora il prefetto viene arrestato. Sentendo queste storie, viene da chiedersi: quanti salotti buoni ci sono in Italia? Quanti festini esclusivi? Quanti faccendieri, quanti politici, quante prostitute? E sentendo queste storie, viene da rispondersi: pochissime, visto che questi eventi appaiono come un crocevia immenso di persone invischiate nella stessa rete. La giovane amante di un funzionario statale arrestato per millantato credito (e strettamente controllata da quest’ultimo) frequenta le feste a sfondo hard che si svolgono a casa del nostro presidente del consiglio. Un’ altra testa che cade, un altro cerchio che si chiude, per ora.