Un film francese per salvare la faccia agli italiani
(di Martina Castigliani)
Un paese che si salva a ritmo di tarantella e umanità, riscattato proprio da loro, gli italiani. È questo lo spirito del nuovo film di Philippe Claudel, già conosciuto in Francia come scrittore e cineasta, che ha nel suo cast due grandi nomi dello schermo italiano Stefano Accorsi e Neri Marcoré. È uscito nelle sale a fine marzo e un po’ a sorpresa è riuscito a conquistare l’approvazione del grande pubblico.
Una commedia all’italiana girata tra i vicoli e i ponti di una Strasburgo a primavera, dove l’Italia diviene la protagonista, senza cadere mai, o almeno non troppo, nello stereotipo. Forse era proprio questa la soluzione: per saper raccontare gli italiani all’estero, per poterne riportare l’essenza solo due attori italiani avrebbero saputo come fare. Pochi luoghi comuni, niente “pizza mafia e mandolino”, solo un po’ di tarantella che utilizzata con classe e maestria rivela tutta una gioia di vivere e una passione per la vita stessa, che diciamocelo pure a volte può essere solo italiana. Ed è così che anche le ridacchiate nella sala buia del cinema di qualche parigino dall’aria snob, non ci disturbano più di tanto, perché se siamo noi a far ridere per una volta e non le nostre caricature, almeno sappiamo quello che facciamo.
Insomma c’è dell’orgoglio nel ritrovare in una storia così semplice e fine le tracce di un’Italia, che forse lo abbiamo scordato, ma esiste ancora ed ha un suo valore. Stefano Accorsi è professore universitario di musica, rimasto vedovo presto con una figlia Irina che non ha pressoché conosciuta la madre. A casa con i due abita il fratello di Accorsi, Crampone (uno splendido Neri Marcoré) che fa la parte dell’anarchico svitato che vive in accappatoio in casa, rifugiato a Strasburgo da quando Berlusconi ha vinto le elezioni in Italia. Marcoré non esce mai, se non per andare agli uffici immigrazione per chiedere lo status di rifugiato politico, perché lui viene da un paese “che non esiste più”. Irina ad un certo punto scopre l’amore, stravolgendo la vita familiare e facendo capire allo stesso Accorsi di essere proprio lui quello bisognoso d’aiuto.
Una commedia all’italiana dal sapore dolce e amaro insieme, capace di raccontare storie di un oltre confine in realtà molto vicino. Il rischio di cadere nel cliché è grandissimo e specie se la nuova moda nel resto del mondo è ridere degli italiani e delle loro sventure. Claudel è molto abile in questo e persino il tema del Berlusconismo, tra un sorriso e l’altro riceve il giusto trattamento. È l’amarezza di un popolo che da anni vive in questa condizione politica a tratti surreale. Marcorè vive in accappatoio dentro casa perché è talmente abbattuto da quello che c’è fuori che a poco vale la pena continuare e l’unica sua occupazione è incitare la postina con idee rivoluzionarie. Sarà pure una commedia all’italiana, storia un po’ d’amore e un po’ no, sarà che Claudel ci racconta bene e ci fa passare per un popolo ancora dignitoso, ma quell’italiano con l’accappatoio che non sa più che fare se non scappare, forse dobbiamo stare attenti a non diventarlo anche noi. Sempre se non lo siamo già.