Torre Annunziata e la diferenziata
(di Marina Bisogno)
Il neonato Comitato per la salvaguardia del creato di Torre Annunziata ha protocollato presso il Comune una petizione, indirizzata all’Assessore all’Ambiente, al Presidente del Consiglio Comunale e al Sindaco Starita, per richiedere l’incremento della raccolta differenziata porta a porta. Le firme raccolte sono circa 680, ma per ora i virtuosi cittadini non hanno ricevuto risposta. Le strade cittadine versano in uno stato di palese incuria, e le responsabilità sono equamente distribuite tra l’amministrazione e la restante fetta della popolazione, che abbandona i rifiuti per strada senza alcun criterio. A questo proposito il Comitato ha richiesto l’accesso agli atti amministrativi per verificare che la Multiservizi ottemperi a tutti i suoi obblighi contrattuali, rispetto a cui, però, sembra essere inadempiente.
La petizione è un invito ad invertire la rotta dell’attuale gestione dei rifiuti, indirizzata verso lo smaltimento piuttosto che il riciclo ed il recupero della materia. Lo scopo è la creazione di percorsi alternativi, di filiere certificate per il raggiungimento della percentuale di raccolta differenziata prevista per legge. La legge n 123 del 2008, quella che ha decretato la progettazione della Cava Sari e Vitiello per intenderci, obbliga il Comune di Torre Annunziata a raggiungere il 50% di raccolta differenziata entro il 30.12.2011, ma gli standard attuali sono pari al 25%. “La raccolta porta a porta è l’unico sistema che permette di raggiungere in tempi brevi percentuali cosi elevata” spiegano i cittadini sensibili alla questione. L’Europa ha illuminato più volte la nostra classe dirigente circa la strada da intraprendere per scongiurare l’accumulo di rifiuti: la direttiva 2008/98/CE, infatti, mira alla riduzione della produzione dei rifiuti proprio attraverso la differenziata ed il riciclo. Il tre febbraio scorso il Parlamento Europeo ha bocciato l’Italia per la mancanza di un piano adeguato allo smaltimento differenziato dei rifiuti. Con 374 voti a favore, 208 contro e 38 astensioni è stata votata una risoluzione che denuncia le inottemperanze del Bel Paese. Il provvedimento non ha valore esecutivo ma rappresenta una dura condanna a come l’emergenza rifiuti è stata fin qui gestita e suggerisce alla Commissione di “fare uso dei poteri che le sono conferiti, ivi incluso proponendo un nuovo ricorso volto alla condanna al pagamento di sanzioni pecuniarie” se l’Italia, e in particolar modo la zona di Napoli, non si adeguerà presto agli standard europei.