Torna sui libri, professore.
“Chernobyl ha fatto cinquanta morti contati”: parola di Francesco Battaglia, docente di Chimica ambientale presso l’Università degli studi di Modena, che questa sera nel salotto nazionale di Santoro si è esibito in una performance nuclearista destinata a diventare una pietra miliare del genere. Un uomo che da oltre dieci anni combatte indefessamente una battaglia: riabilitare la fonte nucleare nelle menti e nei cuori degli italiani, e smascherare eretici e ciarlatani del rinnovabile che di rinnovabile avrebbe ben poco. E nel ramo ha un curriculum di tutto rispetto: dal 2000 collabora con il Giornale, per il quale ha pubblicato oltre 300 articoli; nominato Coordinatore del Comitato Scientifico dell’Agenzia Nazionale Protezione Ambiente durante il governo Berlusconi; tra le sue pubblicazioni si annoverano: “Elettrosmog, un’emergenza creata ad arte” (Facco editore, 2002) presentazione di Umberto Veronesi; “L’illusione dell’energia del sole” (21 secolo editore) che si è “onorato della presentazione del presidente Berlusconi”; il saggio “Verdi fuori, rossi dentro”, presentato da Vittorio Feltri e Renato Brunetta; dulcis in fundo “Energia nucleare, si per favore” presentato da Renato Brunetta ed Antonino Zichichi (quello vero, non l’imitazione di Crozza). Un uomo intellettualmente libero da vincoli di qualsivoglia genere, insomma.
La prima grande sparata riguarda le vittime dell’incidente del 26 aprile 1986, definito “una colossale mistificazione mediatica”: “se si chiede quanti morti ha causato in venticinque l’evento disastroso di Chernobyl alla popolazione, io non ho timore di rispondere zero”. E se lo chiediamo alle Nazioni Unite? Secondo stime ONU ci sono stati 65 morti accertati sul momento (e qui il prof ci ha quasi preso), ed altri 4.000 che sarà presumibilmente possibile associare al disastro nel corso dei successivi 80 anni. Speriamo che l’ UNSCEAR, l’ente facente capo all’ONU che il prof cita come fonte attendibile mentendo spudoratamente sui dati, quereli Battaglia per diffamazione. Andando poi nel campo degli “estremisti verdi”la stima per Greenpeace sale a 6.000.000 di casi di patologie associabili al disastro ucraino nel corso di vari decenni in tutto il mondo. Sta poi ad ognuno scegliere a quale delle due versioni dare credito. Sarebbe poi bello chiedere al professor Battaglia se anche le misure di sicurezza che il governo ucraino adotta da venticinque anni facciano parte di questa mistificazione: dal 1986, infatti, è stata istituita intorno alla centrale un’area del raggio di 30 km, completamente off limits per i cittadini ucraini, nota semplicemente come “La Zona”. Qui, dove i livelli di contaminazione radioattiva sono ancora altissimi, oggi è illegale entrare perfino per chi abitava nelle migliaia di case abbandonate a seguito del disastro, un’evacuazione di massa che riguardò 336.000 persone. E’ stata istituita una polizia speciale per il controllo dell’area, che si stima potrà tornare ad essere abitabile tra almeno 600 anni, con prevedibili conseguenze soprattutto per l’economia della zona. C’eravamo immaginati tutto!
Per non parlare poi della situazione Giapponese. “Se in Giappone non ci fosse stato nemmeno un reattore nucleare, ci sarebbe stato uno, un morto in meno. Uno in meno andato all’ospedale, un ferito di meno. Fino ad ora quello che è successo in Giappone non ha mandato, dal punto di vista nucleare, nessuno né al cimitero né all’ospedale”. A parte il dubbio filo logico di tutto il discorso, anche qui Battaglia cade in un errore piuttosto grossolano: i lavoratori morti alla centrale sono stati due e non uno, ma soprattutto è troppo presto per stilare un rapporto definitivo visto che, come certamente il professor Battaglia saprà, le radiazioni non sono gas tossico che uccide in pochi minuti, ma producono modificazioni a lungo termine all’interno dell’organismo umano che possono degenerare in tumori anche mortali. Le autorità giapponesi stanno infatti studiando una eventuale contaminazione radioattiva su ben 170.000 persone evacuate dalla zona entro i 20 km dall’impianto di Fukushima. Non è per caso o per paranoia, caro professor Battaglia, che l’incidente giapponese è stato classificato al settimo grado di rischio radioattivo.
Anche sulle magagne nucleari che l’Italia di oggi sta affrontando il professore si mostra piuttosto impreparato. Dichiara infatti candidamente “non conosco nulla”, riguardo alla situazione dei depositi nucleari di Saluggia (Vercelli), dove si sono registrate contaminazioni delle risorse idriche a causa di metalli pesanti (cesio, stronzio): acque potabili da cui gli abitanti del luogo attingono giornalmente e di cui uno dei massimi esperti italiani di nucleare non sa nulla, “in tutta onesta”. Anzi, davanti alla testimonianza di uno degli abitanti del luogo, ribatte “non so neanche se siano cose vere”. Vero, è tutta una mistificazione.
Anche la crociata contro le energie pulite merita attenzione. Secondo Battaglia ci sono quattro (e solo quattro) modi per produrre energia: idroelettrica, bruciare carbone, bruciare gas, “bruciare uranio” (qualcuno gli spieghi la differenza tra una reazione di combustione e una fissione nucleare). Solare ed eolico? Inutili, inefficienti, costosi. Onestamente, dal basso della mia preparazione, non capisco come si possa cassare le fonti solare ed eolica come poco costanti, non durature, e scommettere sull’idroelettrico, chè basta un periodo di siccità per influenzare l’andamento di una centrale. Ma probabilmente la perla è: “se noi oggi avessimo l’Italia coperta di pannelli gratis, sarebbero inutili”, visto che effettivamente di notte il sole non c’è. Non ha paura nemmeno di un confronto con uno storico anti-nuclearista, il nobel Carlo Rubbia, il professor Battaglia, “siccome poco fa è stato evocato (evocato? Cos’è, uno spirito?ndr) anche il professor Carlo Rubbia, io ben volentieri mi confronterei con il prof Carlo Rubbia qui, sempre che ci venga”. Per carità, mai mi permetterei di giudicare la buona fede di un uomo che sostiene con tanto fervore le proprie ragioni: è però indubbio che una ripassata sui libri, sui giornali e su internet non gli farebbe affatto male. Non vorrà mica darla cosi facilmente vinta ad un mistificatore come Rubbia?
P.s.: anche questo articolo fa parte del grande imbroglio. Il pc da cui è stato scritto, infatti, è alimentato da un impianto fotovoltaico domestico che ora da alla mia casa 3 kw/h di energia pulita, silenziosa e mistificata.