La ‘ndrangheta uccide ancora
Potrebbe trattarsi di un regolamento di conti. A metterci la firma anche in questo caso è stata la ‘ndrangheta. O almeno, le modalità con cui è stato ammazzato Gaetano De Marco questa mattina sono quelle mafiose. La ‘ndrangheta dei fatti. La più spietata. Quella che manda i killer a bordo di un motorino a sparare senza pietà contro il corpo di un uomo. Le scene sono come quelle dei film. Ma nella realtà la vita si perde davvero. Da una prima ricostruzione, infatti, pare che gli assassini fossero due uomini a bordo di una moto di grossa cilindrata col volto coperto da un casco. Incrociando la vettura di De Marco pare che questi, una volta arrivati in uno slargo abbiano fatto inversione, accostandosi alla macchina su cui viaggiava l’uomo, e sparando all’impazzata, probabilmente con una sola pistola. Il mezzo usato durante l’omicidio è stato ritrovato qualche ora dopo a 500 metri dal luogo del delitto. Nel posto dove si è consumata l’ennesima strage di mafia sono stati repertati almeno 5 bossoli di pistola calibro 9. La stessa sorte, prima di lui, era toccata alla figlia di 26 anni, Barbara, e alla mogie di 45, Rosellina Indrieri. Entrambe morte durante un agguato a San Lorenzo del Vallo, nel cosentino. Lo scorso febbraio Gaetano De Marco era riuscito a sfuggire ai sicari che si erano introdotti nella sua abitazione, perché dormiva in una stanza lontana da quella della moglie e della figlia che invece furono assassinate. Ma la ‘ndrangheta non perdona. Evidentemente l’uomo era stato preso di mira da qualcuno che lo voleva morto. La storia oggi si presenta come l’ultimo capitolo di una lunga scia di sangue. Gaetano De Marco è, infatti, il fratello di Aldo. Il commerciante che il 17 gennaio scorso, a Spezzano Albanese, ha ucciso a colpi di pistola il 22enne Domenico Presta, figlio del boss latitante, Franco. Secondo gli investigatori, dunque, il delitto di Presta, sarebbe il movente sia dell’agguato odierno sia del duplice omicidio di due mesi fa. Anche quello si contraddistinse per la ferocia col quale fu compiuto. Le due donne furono uccise da numerosi colpi di fucile esplosi da un commando che fece irruzione nell’abitazione di San Lorenzo del Vallo. In quell’occasione rimase ferito anche un altro figlio di De marco di soli 24 anni. Gli esecutori con molta probabilità avrebbero agito su ordine del boss Presta. Che risulta essere uno dei killer più spietati della Calabria. Presta è infatti ricercato per tre omicidi. Quello di Primiano Chiarello, ucciso nel giugno del 1999 a Cassano allo Ionio e dei boss della ‘ndrangheta cosentina Antonio Sena e Francesco Bruni, detto ”bella bella”, uccisi, rispettivamente, il 12 maggio del 2000 ed il 29 luglio del 1999. Anche questi omicidi si contraddistinsero per le modalità efferate con cui furono portati a compimento. In particolare quello di Chiarello che era stato attirato in una trappola. Alcuni suoi conoscenti lo condussero in una stalla dove gli sparano numerosi colpi con una mitraglietta. Il corpo fatto a pezzi fu poi sciolto nell’acido. Presta sarebbe anche il boss di una cosca che opera nel cosentino, legata a quella dei Lanzino-Cicero di Cosenza. Altri suoi cugini, anch’essi latitanti, sono indagati nell’inchiesta “Santa Tecla” della Dda di Catanzaro. L’inchiesta che nel giugno dello scorso anno ha portato all’arresto di 67 persone, fra cui i fratelli del sindaco di Corigliano Calabro, Pasqualina Straface. Le indagini sul caso De Marco sono coordinate dal procuratore di Castrovillari, Franco Giacomantonio, che stamattina si è recato sul posto insieme ai carabinieri della compagnia di San Marco Argentano e del reparto operativo del comando provinciale di Cosenza. Ancora sangue dunque, nella Calabria piegata dalla ‘ndrangheta evoluta ma solo dal punto di vista economico. dove il prezzo per uno “sgarro” viene ancora pagato con la vita. Dove gli omicidi vengono compiuti con la ferocia e la spregiudicatezza di sempre. Non è escluso che questa storia non si sia conclusa con l’omicidio di Gaetano De Marco.