Immigrati: sosta a Bologna

Tre o quattro giorni ancora e riusciranno ad ottenere il permesso di soggiorno di sei mesi. Il tempo utile alla questura per preparare i documenti e saranno definitivamente liberi di muoversi. È passata la prima notte e i diciannove tunisini, arrivati sabato scorso al Centro Beltrame di via Sabatucci a Bologna, non vedono l’ora di ripartire verso altre mete, come Francia, Germania e Belgio. 

Chokri si trova bene nel dormitorio: “è bello qui. Sono fuggito dalla Tunisia perchè non c’era da mangiare, né da lavorare”. I ragazzi sono da poco più di due mesi in Italia. Dopo lo sbarco a Lampedusa sono stati portati quasi immediatamente a Bologna, al Centro per l’identificazione e l’espulsione di via Mattei. Poi la sorpresa dei giorni scorsi: il rilascio. Nel suo paese Chokri, dopo aver finito gli studi, non era riuscito a trovare un lavoro e da qui la scelta di partire. Secondo il giovane “eravamo trentacinque tunisini nel Cie, ma non so perchè abbiano scelto proprio me. Ma fra quattro giorni me ne andrò”.

 Abdeslam sorride e ha voglia di parlare: “la mia meta è la Francia, dove ho amici. Mi sono comunque trovato bene nel Cie, e anche qui. Ho però fame, non mangio da ieri sera”. Un operatore spiega, infatti, che “l dormitorio non distribuisce i pasti, non abbiamo alcuna mensa; il cibo lo portano la sera i volontari”.

 I diciannove tunisini trascorrono la giornata scherzando fra loro, alcuni sono più loquaci di altri, come Ahmed, che però non vuole farsi fotografare: “ho 23 anni e una fidanzata in Francia che voglio raggiungere. In Tunisia passavo la giornata girando per la città, non c’è lavoro, nè soldi per mangiare”. Al suo fianco c’è Bilal, insieme sono sbarcati a Lampedusa e da lì sono stati portati ad Agrigento, per poi arrivare a Bologna. “Voglio dire grazie all’Italia – afferma -. Sono stato bene: c’è da mangiare e posto per dormire, sigarette, caffè, medicine. Ora voglio andare a Ventimiglia, per poi arrivare finalmente in Francia, dove c’è la mia famiglia”.