Centrale del Mercure, cresce il dissenso ma la Regione Calabria sostiene il progetto

A.A.A. cercasi Regione Calabria per frenare il progetto Enel nella Centrale del Mercure. Sulla questione sono intervenuti proprio tutti gli interessati, tranne la Regione Calabria che ha dato l’autorizzazione ad andare avanti col piano. L’ultima tappa di chi contesta la riapertura di una centrale a biomasse nel bel mezzo del Parco nazionale del Pollino è stata, lo scorso 27 aprile, la partecipazione all’assemblea degli azionisti di Enel Green Power, (società controllata al 70 per cento da Enel). Alla riunione era presente il forum “Stefano Gioia”. I rappresentanti dell’associazione che si batte per la tutela e la difesa del territorio delle associazioni e comitati calabresi e lucani, hanno fatto presente che il “progetto relativo alla Centrale del Mercure violi gravemente il codice etico di entrambe le società, provocando grave danno di immagine agli azionisti”. Qualche mese fa, a proposito della centrale, si verificò una vera aggressione fisica contro dei manifestanti, da parte di chi invece dimostrava il sostegno al progetto Enel.

Gli schieramenti oggi sono due: da una parte l’Enel e la Regione Calabria; dall’altra invece, cittadini, enti, istituzioni, l’intera popolazione della Valle del Mercure, la Regione Basilicata, la Provincia di Potenza, l’Ente Parco Nazionale del Pollino, i sindaci di Rotonda e Viggianello e le associazioni, ambientaliste e non solo: WWF, Italia Nostra, Forum Ambientalista Nazionale, Medici per l’Ambiente Isde Italia, che sotto la guida del dottor Ferdinando Laghi hanno anche stimato i danni che la Centrale, una volta attiva, provocherebbe alla salute. Il progetto infatti ricade in un territorio doppiamente vincolato da norme sia nazionali sia comunitarie. Essendo il Parco nazionale del Pollino una “zona a protezione speciale” (Zps). Di interesse europeo, tanto che la vicenda ha scatenato la reazione anche della Comunità Europea, che ha già chiesto dei chiarimenti al nostro Paese.

I rappresentanti del forum Stefano Gioia hanno chiesto, durante l’assemblea romana, che del problema venga investito il Consiglio di amministrazione Enel Green Power e proprietaria della centrale, oltre ai rispettivi Comitati etici, perché vengano tutelati sia i diritti e gli interessi delle popolazioni della Valle sia quelli di molti degli azionisti delle due società. Lo spettro di questo progetto tormenta ormai da molto tempo sia i cittadini che le istituzioni interessate. La Centrale si trova già nel Parco Nazionale del Pollino ma è in disuso da tantissimi  anni. Ne rimane solo una carcassa immersa fra la natura e gonfia di amianto e ferraglia arrugginita. Unitamente al blocco del progetto, infatti, i contrari alla Centrale chiedono che venga smantellata anche la struttura vecchia e inutilizzata, ma soprattutto nociva per le specie animali e vegetali che popolano il Parco. Le obiezioni di ordine legale e ambientale fino ad oggi hanno impedito la riapertura della Centrale, che l’Enel nel 2000, ha proposto di riconvertire a biomasse.

Con una potenza (41 Mw elettrici) che ne farebbe uno degli impianti del genere più grandi d’Europa, con un consumo enorme di combustibile. Trecentoquarantamila tonnellate l’anno di biomasse, secondo Enel, oltre 500.000 secondo  calcoli basati sulla potenza. Ben oltre un centinaio di camion al giorno attraverserebbero così il Parco nazionale del Pollino, incidendo negativamente sull’ecosistema dello stesso. Paradossalmente l’energia non servirebbe alla Calabria, né il mercato del legno sarebbe locale.

La Centrale Enel della Valle del Mercure è una vecchia centrale elettrica, costruita nel territorio di Laino Borgo (Cs) negli anni ’60, completamente inattiva dal 1997 (il primo dei due gruppi di cui è costituita la centrale è stato dismesso nel 1993, il secondo nel ’97). Nel ’93, è stato istituito il Parco Nazionale del Pollino e successivamente, nel 2007, a seguito di condanna dell’Italia da parte dell’Unione Europea, anche la Zona di protezione speciale (Zps) Pollino e Orsomarso, nel versante calabrese del Parco. Dove si trova la centrale è possibile intervenire solo per “esigenze connesse alla salute dell’uomo e alla sicurezza pubbblica, o per esigenze di primaria importanza per l’ambiente, oppure, previo parere della Commissione europea, per altri motivi imperativi di rilevante interesse pubblico” (D.P.R. 12 marzo 2003). Negli altri casi sono esclusi gli interventi. Nonostante ciò l’Enel non si ferma con il suo progetto, trovando anche la piena disponibilità della Regione Calabria che ha approvato il piano che prevede la riapertura di una centrale elettrica in un parco protetto! Fra le altre critiche sollevate, il disinteresse di Enel alla salute dei cittadini. Manca infatti uno studio di impatto sulla salute delle popolazioni residenti, soprattutto in relazione alle emissioni in atmosfera ed in particolare a quelle di particolato fine e ultrafine.

I ricorsi presentati al Tar Calabria contro la riapertura sono tanti. Da parte di Ente parco nazionale del Pollino; Regione Basilicata; Sindaci dell’area (Viggianello e Rotonda); WWF; Italia Nostra. Fino ad oggi tante battaglie e un progetto che ancora rischia di realizzarsi.

Ma visto che i rischi alla salute sono così palesi e dato che ci sono diversi pareri negativi, come mai la Regione sostiene ancora il progetto per la riapertura della Centrale?