Cous cous e pallone

Ma Lampedusa sta per esplodere
L’incubo di Lampedusa si chiama “bonaccia
”, il vento che addolcisce il mare. Dopo le turbolenze di questi giorni sta per arrivare, assicurano i vecchi pescatori sul molo. Annusano l’aria, osservano le onde e sanno leggere dentro le loro increspature, litigano un po’ tra di loro e poi sentenziano che sì, la bonaccia arriverà e presto. E allora saranno guai grossi per Lampedusa e per l’Italia. Perché tutti lo sanno, pochi lo dicono, pochissimi fanno qualcosa: appena il mare si placherà dai porti di Zarzis, Sfax e Monastir partiranno migliaia di tunisini in fuga dal caos e dalla fame. Invaderanno questa piattaforma di pietra in mezzo al Mediterraneo, e sarà il collasso totale. Perché qui tutto, l’acqua, il cibo, la benzina, insomma, ogni cosa che serve a vivere, arriva dal mare. Che è ricchezza, ma anche disperazione.
Il mare attira turisti e porta profughi. La gente lo sa e sta resistendo anche a questa ultima emergenza, in giro c’è tanta preoccupazione ma non ancora paura.Il centro dell’isola sembra un angolo di Marrakech, con quei giovani uomini dalle facce scure che affollano i bar e bevono caffè e thè. Molti erano chiusi e aprivano solo d’estate, ora hanno riaperto e messo i tavolini all’aperto. Qualche gestore ha anche preparato un pentolone di cous cous per venire incontro ai gusti dei tunisini. E’ gratis è scritto su un cartello. I supermarket hanno gli scaffali vuoti. I nuovi ospiti hanno un po’ di soldi in tasca e li stanno spendendo. La scena più bella nel pomeriggio:un incontro di calcio. Una squadra di tunisinio contro una di ragazzi italiani.Tutti a calciare la palla a piedi nudi. Sono arrivati altri poliziotti, carabinieri e finanzieri, nove vedette della Guardia Costiera,tutti vigilano con discrezione il centro di accoglienza e il centro del paese.. Tutto sembra andare bene, anche Laura Boldrini,la portavoce dell’UNHCR, ha apprezzato “i lampedusani e il loro spirito di accoglienza”. Ma è un equilibrio fragile, che si può rompere da un momento all’altro . Ieir al centro di accoglienza è bastata la parola rimpatrio, improvvisamente pronunciata da un giornalista, per far salire all’improvviso la tensione. Urla in arabo, pianti, un tentativo di assemblea, facce brutte e pugni chiusi mostrati a cameramen e giornalisti. Solo l’intervento degli operatori dell’ONU, dei mediatori culturali e dei due imam, ormai punto di riferimento di questo pezzo di Tunisia sbarcato a Lampedusa, ha placato gli animi e rimesso le cose a posto.
La realtà è che sull’isola ci sono ancora troppi migranti. I numeri di ieri. 209 tunisini (anche 9 donne e alcuni bambini) sono partiti nella mattinata trasportati sulla terraferma da una nave e da un volo aereo, altri cento sono partiti con un volo serale. Nel Cie, frettolosamente chiuso due anni fa e frettolosamente riaperto domenica scorsa, ci sono ancora 1800 persone. La struttura ne può ospitare al massimo la metà. Le condizioni igieniche sono allarmanti, non c’è un letto al coperto per tutti. Le camerate sono intasate, come dimostrano le immagini girate dalle telecamere del nostro sito, molti sono costretti ancora a dormire all’aperto. Lo stesso sindaco Bernardino De Rubeis ammette che i trasferimenti sono insufficienti. “Bisognerebbe portar via almeno 7-800 persone al giorno, perché se qui si calma il mare e sbarca altra gente scoppia il finimondo”.
L’impressione è che, ancora una volta, sulla pelle dei migranti e dei lampedusani si stia giocando una sporca partita politica. La stessa visita di Berlusconi e Maroni ieri a Catania è stata un fallimento. “Maroni – dice il sindaco di Caltagirone, Francesco Pignataro – vuole contenere entro i confini della Sicilia il fenomeno migratorio”.Con Berlusconi, il ministro dell’Interno ha individuato il residence degli Aranci a Mineo, nei pressi dell’ex base di sigonella, come soluzione per ospitare i tunisini di Lampedusa. Si tratta di 404 villette a schiera costruite per i militari USA in grado di dare un tetto ad almeno 2 mila persone. “Questa è follia pura, vogliano costruire una riserva indiana, trasformando questa area in una bomba ad orologeria”, ha tuonato il sindaco Pignataro.
Anche gli altri centri del Sud sono in crisi. Quello di Crotone, ad Isola Capo Rizzuto, sta esplodendo ha solo 900 posti, dopo gli sbarchi dei giorni scorsi, è arrivato a contenere 1400 emigranti. “Il collasso è prossimo”, giurano i responsabili. Tutto è sulle spalle di Lampedusa e dei suoi eterni problemi. I pescatori sono sul piede di guerra “fermi, bloccati da due settimane. I tunisini non c’entrano, stiamo protestando contro il caro gasolio e la mafia del pesce. Domani qui scoppia la rivoluzione se il governo non ci darà risposte concrete, dice Paolo Risa. E’ un uomo di mare , anche lui guarda le onde e annusa l’aria. Perché se soffia vento di bonaccia a Lampedusa è il finimondo.
(pubblicato su Il fatto Quotidiano del 16 febbraio 2011)