La ‘ndrangheta e il “regalo” per il pentito Vrenna. Uccidere il procuratore Bruni
(di Lucio Musolino)
Almeno tre dei dodici affiliati alle cosche Vrenna- Ciampà-Bonaventura finiti ieri in carcere avrebbero voluto far fuori il sostituto procuratore della Dda di Catanzaro, Pierpaolo Bruni, ritenuto responsabile di aver fatto pentire il boss Pino Vrenna, un pezzo da novanta della ‘ndrangheta di Crotone, che ha saltato il fosso collaborando con la giustizia
Avrebbero pagato un killer professionista che sarebbe dovuto arrivare da fuori Crotone per uccidere il sostituto procuratore della Dda di Catanzaro Pierpaolo Bruni. Lo pedinavano nonostante il magistrato fosse scortato e stavano organizzando una colletta per raccogliere i soldi da dare al sicario. Un “regalo” che, almeno tre dei dodici affiliati alle cosche Vrenna-Ciampà-Bonaventura arrestati ieri, avrebbero voluto fare al boss Pino Vrenna, un pezzo da novanta della ‘ndrangheta di Crotone che, a inizio dicembre, ha saltato il fosso collaborando con la giustizia.
Una scelta che sta facendo tremare le cosche del crotonese: Vrenna faceva parte di quel “tavolo” attorno al quale siedono mafiosi, politici e imprenditori. Gli stessi che oggi potrebbero essere travolti dalle dichiarazioni del pentito che, nelle scorse settimane, è stato scaricato anche dalla sua famiglia. Proprio il figlio Antonio Gaetano Vrenna, uno dei tre fermati per il progetto di attentato al magistrato Bruni, aveva affidato a un comunicato stampa il suo disappunto rispetto alla scelta del padre: “Non mi resta da dire che, a mio avviso, il Vrenna Giuseppe non può che essere impazzito, ovviamente tale mia determinazione nasce dalla conoscenza perfetta di quello che era mio padre. Del resto, il Vrenna Giuseppe non avendo alcuna condanna coperta dal giudicato ed avendo una posizione processuale, sostanzialmente, buona, non può che definirsi che pazzo. Comunque, quand’anche avesse riportato l’ergastolo, tale scelta non era da noi tutti ritenuta opportuna”.
Una passaggio di fronte che la ‘ndrangheta ha attribuito a Bruni che, per questo, doveva essere punito. Ascoltando le intercettazioni telefoniche captate dalla polizia e trasmesse alla procura di Salerno, è emerso che il sostituto della Distrettuale sarebbe stato pedinato. Alcuni appostamenti sono stati eseguiti dagli uomini delle cosche sotto la sua abitazione. Volevano studiarne i movimenti in modo da dare concretezza al progetto di morte stroncato sul nascere con gli arresti dell’operazione “Hydra”. L’ennesima indagine sulle famiglie mafiose di Crotone, coordinata dal magistrato Bruni il quale non è la prima volta che finisce nel mirino della ‘ndrangheta.
Nel 2006, infatti, furono trovati dei mezzi rubati che, secondo alcuni collaboratori di giustizia, dovevano servire ad un commando incaricato di uccidere il pm. Nel 2008, invece, la polizia trovò due ordigni che dovevano servire per un attentato a Bruni. Dall’inchiesta della Dda sono emersi anche i rapporti con la politica. Nessun nome nel corso della conferenza stampa tenuta ieri mattina alla Procura della Repubblica. Al momento si sa solo che il secondo troncone dell’inchiesta tocca i colletti bianchi e, in particolare, un assessore della Provincia di Crotone indagato per voto di scambio. Dalle risultanze investigative, infatti, è emerso un copione già visto negli ultimi anni: il politico si sarebbe rivolto a quattro esponenti mafiosi per ottenere appoggio elettorale. Parlando tra loro al telefono, gli affiliati ai Vrenna facevano riferimento anche al denaro che avrebbero elargito, in occasione dell’ultima competizione per il rinnovo del Consiglio provinciale di Crotone, a un candidato del centrodestra che poi è risultato eletto. Un po’ come è accaduto a Reggio Calabria dove, nell’ambito dell’operazione “Reale 3” è stato arrestato il consigliere regionale Santi Zappalà intercettato a casa del boss Giuseppe Pelle mentre prometteva appalti in cambio dei voti alle ultime elezioni di marzo.
Ritornando all’operazione “Hydra”, sono stati eseguiti dodici decreti di fermo per associazione mafiosa, armi, estorsione, traffico di stupefacenti. Ma anche atti intimidatori e danneggiamenti nei confronti di imprenditori e di familiari di collaboratori di giustizia. In manette le nuove leve del cartello mafioso Vrenna-Ciampà-Bonaventura, le tre famiglie storiche di Crotone già colpite negli ultimi anni dalle operazioni “Eracles” e “Perseus”. La squadra Mobile di Catanzaro ha sequestrato diversi chili di droga che viaggiava lungo l’asse Reggio Calabria-Crotone-Bologna. Al momento i magistrati della Dda di Catanzaro hanno colpito l’ala militare delle cosche. Il pm Bruni, intanto, sta andando avanti con alcuni interrogatori e accertamenti che riscontrino le dichiarazioni di Pino Vrenna sulla zona grigia.
(pubblicato su Il Fatto Quotidiano del 22 gennaio 2011)
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