Donne

(di Roberta La Rosa – Infermiera)
Il premier dimostra proprio un singolare ingegno nell’offendere gli italiani per segmenti di popolazione.
Le scrivo in qualità di appartenente ad una nuova categoria offesa: quella delle infermiere. Per noi la divisa è un abito di lavoro simbolico di una professione difficile, pesante, poco remunerata che richiede studio competenza e abnegazione e che svolgiamo con uno spirito di servizio che spesso rasenta il sacrificio. La indossiamo con orgoglio, spesso ferito dai governi che non mantengono le promesse di una assistenza sanitaria efficiente ed equa e del riconoscimento della dignità del lavoro ai suoi operatori. La portava Mariarca Terracciano, l’infermiera di 45 anni, dell’ospedale «San Paolo», suicida un anno fa togliendosi 150 millilitri di sangue al giorno come protesta esemplare contro il mancato pagamento degli stipendi nella Asl Napoli 1.
Immaginarla come il travestimento usato in giochi sporcaccioni degni della peggior commedia scollacciata da un vecchio ricco e avido di squallide emozioni, dalla sua corte di manutengoli e da una pletora di ragazzine ciniche e voraci è un umiliazione che le infermiere e tutte le donne non meritano.

Una delle componenti più potenti e corrosive del nostro deficit di democrazia sembra proprio essere il sessismo, il disprezzo per la donna, diventata una merce di scambio. Il suo abuso non solo virtuale e il ricorso al suo corpo in vendita come merce di scambio, il commercio di favori sessuali come arma di ricatto e poderoso strumento clientelare, premio facile come i pacchi televisivi, ingrediente fondamentale delle mazzette e della corruzione, è dimostrativo di una regressione culturale e civile coerente con un sistema amorale e mercenario, fatto di scambio di favori, affiliazione, competizione, consumo veloce di bellezza, corpi, relazioni.
Con questa offesa a una professione alle donne che la svolgono con sacrificio sono stati offesi tutti i cittadini quelli che hanno a cuore dignità e onestà. Che sono ancora la vera maggioranza.