Bologna: PD in crisi
Se il Partito Democratico nazionale con una mano accarezza l’alleanza con il terzo polo e al tempo stesso guarda all’Idv di Di Pietro e a Vendola, a Bologna la situazione è analoga. Confusione,critiche, iniziative personali e timori che sfaldano i ranghi del partito.
Poco più di tre settimane e salterà fuori un nome. Il 23 gennaio il centrosinistra bolognese saprà, infatti, chi sarà il suo uomo per la corsa a sindaco. E i sondaggi che circolano iniziano a schiarire le idee.
Nelle ultime rilevazioni su Bologna, commissionata dai vertici nazionali dei Democratici, il candidato del Pd, Virginio Merola, guadagna consensi. Un 42-43% che non dà comunque sicurezza. La gara resta apertissima e la sua sfidante, l’ex dirigente della Caritas, Amelia Frascaroli, civica sostenuta da Sel e da un pezzo del Partito Democratico vicino all’ex premier Romano Prodi, lo tallona a soli 5,5 punti di distacco. Un 37-38% che fa preoccupare i vertici del Pd. I cinque punti di vantaggio non sono sufficienti per dormire sonni tranquilli, anche perchè i voti di differenza, vista la base elettorale non molto ampia, sono pochi. Il terzo sfidante, Benedetto Zacchiroli, è lontano dai big con un 6-7%.
Per Amelia Frascaroli, galvanizzata dalle percentuali rilevate, “nulla è scontato – afferma – diamoci dentro e vinciamo”. Ma anche Zacchiroli sembra soddisfatto: “inviterei i miei sfidanti a non sentirsi così saldi nei loro risultati”. Potrebbe essere lui l’ago della bilancia della competizione elettorale, anche se esclude di poter convergere su uno dei due candidati in corsa.
Un Pd ancora sulle spine che è costretto ad affrontare grane interne ed esterne.Una è arrivata da Roma, con le dichiarazioni sulle primarie del segretario di partito, Pier Luigi Bersani. In un’intervista a Repubblica avrebbe, infatti, affermato di essere pronto ad archiviare le primarie, se servirà per fare l’alleanza con il terzo polo, e che lo strumento andrà rivisto per le amministrative poiché “può inibire rapporti più aperti e più larghi non solo con i partiti ma con la società civile”. Non bastano quindi i timori per un possibile flop di partecipazione e, forse, anche di risultato. Contribuiscono anche i vertici di Roma a creare scompiglio nel Pd locale. E le parole dei tre candidati sono, infatti, di forte critica. Di opinione contrapposta invece, il vescovo ausiliare di Bologna, Ernesto Vecchi, che si butta nell’agone politico. “Le primarie disorientano i bolognesi a me non sono mai piaciute, fin dall’inizio. Scimmiottano l’esperienza americana, ma non sono previste dalla nostra Costituzione, secondo me disorientano la gente”. La sua proposta, invece, ricade sull’attuale commissario Anna Maria Cancellieri. “Sarebbe l’ideale per la città, perchè le parti sono messe male. Questa città ha bisogno di essere governata, di un sindaco che supplisca alle pecche dei precedenti”.
Ma non bastano le dichiarazioni prima di Bersani, poi della Curia bolognese. È lo stesso candidato Pd Virginio Merola che surriscalda gli animi. Prima con una dichiarazione nei confronti del sindaco di Firenze, Matteo Renzi: “è il metodo, è il tono che non mi convince. Renzi molto spesso assomiglia a qualcuno che vuol fare un golpe, non riesce a farlo ma vive di rendita sul messaggio”. Il “sindaco rottamatore” paragonato a un “golpista”. Una dichiarazione tagliente che ha creato disagio all’interno del partito.
E Merola continua a suon di dichiarazioni: “Non escludo che ci possa esser una lista del sindaco”. Parole che hanno fatto scatenare un altro putiferio. Per Raffaele Donini, segretario provinciale del Partito Democratico, il “discorso è prematuro, alle elezioni la lista del Pd, pur se aperta alla società civile, ci sarà”. Ma il sogno di Merola è quello “di essere sostenuto da una lista civica al posto delle liste con i simboli di partito e quindi del Pd, di Sel e dell’Idv, di realizzare subito il nuovo Ulivo”. Secondo il candidato democratico, infatti, bisognerebbe allargare la coalizione di centrosinistra ad una rappresentanza di non iscritti al Pd, di persone impegnate civicamente in città. “Questo sarebbe un passaggio essenziale”. L’obiettivo di Merola è di smarcarsi dal partito provando a costruire un profilo civico di candidatura. Anche se, come afferma il politologo Gianfranco Pasquino, “le possibilità che un candidato con una lunga storia di partiti, dal Pci al Pds ai Ds, con approdo nel Partito Democratico, diventi civico sono praticamente nulle”. È certo comunque che il Pd non potrà scomparire e campeggerà sulle schede elettorali.
Un’altra grana arriva dalla Federazione della sinistra, che riunisce Pdci e Prc. Fuori dalla coalizione, ha dichiarato di voler appoggiare la candidatura di Amelia Frascaroli, spostando 4mila voti presunti a favore della civica sostenuta da Sel. Scelta che preoccupa un Pd già in grave crisi di identità. Ma ciò che ha fatto innervosire maggiormente i vertici del Partito Democratico è l’annuncio del tradimento del patto fondamentale delle primarie: l’impegno a sostener il candidato che le vince. Infatti avrebbero comunicato che in caso di vittoria di un altro candidato si ritroverebbe con le mani libere.
Una decisione che fa infuriare il Pd, ma non solo. Anche Sel è pesantemente critica nei confronti di questa scelta: “inficia lo scopo delle primarie e ne corrompe le fondamenta”.
Una confusione che il Pd stesso ha in parte contribuito a creare. Si quieterà solo il 23 gennaio. Il giorno delle primarie; quando sarà possibile conoscere l’identità del candidato di centrosinistra scelto dai cittadini bolognesi.