Una buona Regione
Scelta storica in Emilia Romagna: i consiglieri regionali hanno deciso di decurtare tutte le loro indennità del 10%, dal primo gennaio 2011. La proposta di ridurre i costi della politica, avanzata dalla maggioranza del centrosinistra e sottoscritta anche dal Popolo della libertà (Pdl), Lega Nord e Udc, è stata infatti approvata all’unanimità. «L’Emilia Romagna è la prima regione in Italia a prendere questa decisione», afferma Marco Monari, capogruppo del Partito democratico (Pd). E lo ha fatto con 44 sì, nessun no e zero astenuti: tutti uniti e compatti per il progetto di legge, quindi.
Una sola la voce critica, ma comunque compatta con la maggioranza di sinistra. Quella dei consiglieri del movimento Cinque Stelle di Beppe Grillo che avrebbero voluto un taglio del 50% cassando del tutto l’indennità di fine mandato, anch’essa in questo caso diminuita del 10%. L’altro appunto riguarda la scelta di abrogare il vitalizio, una sorta di pensione alimentata da un meccanismo annuale deleterio per le casse regionali, solo dalla prossima legislatura, cioè dal 2015. Con una decisione, quindi, che non tocca le loro tasche ma quelle dei futuri consiglieri. Il testo approvato irrigidisce anche i rimborsi di trasporto, con la conseguente verifica delle presenze al lavoro dei consiglieri regionali.
Questa scelta da parte della Regione, un passo «storico» secondo il segretario regionale del Partito democratico Stefano Bonaccini, arriva dopo il taglio del 10% agli assessori regionali, voluto dal presidente della Regione Vasco Errani. Il testo era nei cassetti già da sei mesi, ed è stato sottoscritto trasversalmente da Roberto Sconciaforni, Federazione della sinistra, Gian Guido Naldi, Sinistra e Libertà, Liana Barbati, Italia dei Valori e dall’opposizione con Marco Lombardi e Andrea Pollastri del Pdl, Mauro Manfredini della Lega Nord e Silvia Noè dell’Udc.
Applausi a scena aperta all’approvazione della legge regionale. Ma chi ha poca voglia di festeggiare è Giovanni Favia, del movimento Cinque Stelle, che accusa: «Abbiamo depositato e firmato una proposta di legge per far tornare la politica a un servizio per la collettività e non a un modo per arricchirsi enormemente e senza meriti. Il testo approvato è estremamente più blando e ben poco efficace rispetto a quello cestinato dal Pd che avevamo avanzato noi». In ogni caso, aggiunge, «dobbiamo smetterla di cullarci nella superiorità della Regione Emilia Romagna: non siamo i più virtuosi d’Italia, ma i meno scandalosi. La politica è un servizio civile, non la via più facile per fare soldi».
(pubblicato su lettera43)
Per carità, diamo merito al consiglio regionale emiliano di questo atto potremmo dire “rivoluzionario”, che però dovrebbe essere questione di ordinaria amministrazione. Nella situazione in cui si trovano i lavoratori italiani in questo periodo (situazione che proprio i politici dovrebbero far evolvere) è il minimo che vengano ridotti anche gli stipendi degli amministratori. Si sta aprendo una distanza troppo grande tra le condizioni di vita di chi fa politica ad alti livelli e quelle dell’elettorato. Per questa ragione sono ancora più d’ accordo con la proposta dei grillini: ma perchè si parla tanto di ridurre drasticamente il numero dei parlamentari, e non si considera di ridurre drasticamente il loro stipendio?