Rosarno verso il ballottaggio: nel regno della ‘ndrangheta in testa una donna

(di Angela Corica)
Rosarno premia, per il momento, la sinistra e la figura della donna. Si andrà al ballottaggio il 13 dicembre per decidere chi sarà il prossimo sindaco della città, dopo lo scioglimento nel 2008 del Consiglio comunale per infiltrazione mafiosa. La segretaria comunale, Elisabetta Tripodi ha superato di circa 500 voti la lista dell’avvocato indipendente Giacomo Saccomanno. Tracollo della lista del Pdl guidata dall’avvocato Raimondo Paparatti che non è riuscita a tenere testa agli altri due schieramenti raggiungendo un risicato 13.3 per cento, nonostante a supportare il giovane candidato ci abbia pensato direttamente il governatore della Calabria Giuseppe Scopelliti. La campagna elettorale è stata, specie negli ultimi giorni, molto accesa. Riflettori puntati sulle liste in odor di mafia o sui nomi riconducibili alla precedente esperienza amministrativa. Diversi infatti i “volti noti”, anche di ex amministratori del Consiglio di Carlo Martelli e che oggi, a seconda di chi vinca al ballottaggio, potrebbe ritornare a sedere fra i banchi del civico consesso.

Un’anticipazione su alcuni di questi nomi, come si ricorderà, Malitalia l’aveva già data. I seggi, domenica e lunedì, erano blindati, con la massiccia presenza delle forze dell’ordine. Anche se tutto è andato per il verso giusto e non ci sono stati particolari momenti di tensione. Il punto è sempre lo stesso in una città a tutti nota per essere stata teatro degli scontri dello scorso gennaio che hanno coinvolto i migranti, oltre ad essere la patria delle famiglie Bellocco e Pesce. E’ di poche settimane fa l’operazione All Inside 2, per cui sono stati arrestati, fra gli altri, diversi affiliati al clan Pesce. Operazione per cui è stata fondamentale la testimonianza della giovane Giuseppina Pesce, figlia del capo cosca Salvatore, che ha deciso di collaborare con la giustizia, rompendo il muro del silenzio e dell’omertà. Chi amministrerà il centro pianigiano sa già o, dovrà sapere, che non è semplice governare in maniera incondizionata in un contesto simile. Di boss in giro non se ne sono visti in questi giorni, ne sono rimasti pochi fuori dal carcere. Ma ciò non vuol dire che la longa manus dei clan non abbia orientato il voto. Non ci sono dubbi sul fatto che il potere delle cosche passi anche dalle stanze delle istituzioni e della politica. Questo era già stato ampiamente documentato nella relazione di scioglimento del precedente Consiglio comunale, voluto dall’allora prefetto di Reggio Calabria, Francesco Musolino. La campagna elettorale è stata comunque un banco di prova rispetto al tema “mafia”. La parola ’ndrangheta è stata usata pochissime volte e chi ha cercato di portarla all’attenzione dei candidati è stato accusato di essere contro Rosarno e i rosarnesi, come se non si conoscesse fin troppo bene la realtà cittadina.

Un campanello d’allarme quello del deputato di Futuro e libertà, Angela Napoli, che ha avanzato al governo, nei giorni scorsi, una interrogazione parlamentare con la quale ha chiesto la sospensione delle elezioni per evitare che la ‘ndrangheta inquini il risultato elettorale. La Napoli è stata l’unica ad evidenziare questo punto e a chiedere di rafforzare, in ogni caso, i controlli nelle liste e fra i candidati, per evitare che la ‘ndrangheta possa trarre benefici da chiunque vada a governare la città. In cui è da poco nata una sede di Fli che, forse non a caso, ha deciso di non partecipare alle elezioni comunali. Il silenzio, purtroppo, è la piaga di questo profondo Sud. Troppo se ne è registrato in campagna elettorale, da destra a sinistra. Candidati e cittadini solo sulle difensive e non propositivi rispetto al tema ‘ndrangheta. La Tripodi ha tentato di fermare quella che ha definito «macchina del fango» contro la città, mentre Saccomanno e i suoi non hanno accettato alcun tipo di “accusa”. Ma alcuni nomi della sua lista – al di là delle critiche – sono sempre quelli del precedente Consiglio sciolto e, su questo, non ci piove. ‘Ndrangheta come tabù a Rosarno dunque. Guai a nominarla. Non esiste. Non si sa cosa sia. La città ha bisogno di lasciarsi il passato alle spalle. Dunque senza parlare di ‘ndrangheta ma nemmeno di legalità. Come può un territorio così difficile pensare ad un futuro sereno senza che sia praticata la legalità? I cittadini comunque scelgono di votare facendo finta che tutto vada bene, iniziando la caccia al cospiratore o a chi “parla assai”. Ed è così che si attende la prossima settimana, quando ci sarà un nuovo sindaco e un nuovo Consiglio.

La Tripodi (con 4 liste) ha raggiunto il 46,5 per cento di voti, mentre Saccomanno (anche lui con 4 liste) il 40,2. Nel caso in cui vinca il centrosinistra al ballottaggio si può già prospettare una prima formazione del Consiglio con i 12 di maggioranza. Se il centrosinistra manterrà il vantaggio la lista Agorà avrebbe un consigliere (ha ottenuto il 4,3 per cento dei voti); il Pd avrebbe sei consiglieri (con il 20,8 per cento); il Centro per Rosarno due consiglieri (con l’8,5 per cento) e la Sinistra per Rosarno tre consiglieri (con il 13,6 per cento di voti). Nel caso in cui, invece, fosse Saccomanno a vincere al ballottaggio la lista Città del Sole avrebbe due consiglieri (con il 6,5 per cento di voti); Nuovi orizzonti, invece, ne avrebbe cinque (con il 17,1 per cento di voti); Patto di solidarietà tre consiglieri (con l’8,7 per cento di voti) e altri due consiglieri la lista Rosarno svegliati (con l’8,2 per cento di voti). A proposito di “volti noti”, fra i “premiati” dagli elettori ci sono alcune persone provenienti dalla precedente esperienza amministrativa. E si è pure visto come a Rosarno per tentare di non dare troppo nell’occhio sia stata scelta anche la strada di parenti e gente vicina ai clan. Delle liste di Saccomanno potrebbe fare parte del nuovo Consiglio, nel caso in cui si scegliesse di valutare il numero dei voti, (sempre in caso di vittoria per l’avvocato), Tiberio Sorrenti (165 voti) ex consigliere di Forza Italia finito in carcere nel 2007 per una inchiesta su una truffa ai danni dell’Unione europea nel settore dell’agrumicoltura; Salvatore Barbieri (127 voti), già assessore con delega al Bilancio nella giunta Martelli; Antonino Rao (135 voti) ex vicesindaco nel Consiglio sciolto. Rao, già consigliere provinciale Udc e primo cittadino rosarnese, ha precedenti per associazione mafiosa, associazione per delinquere, falsi in genere e violazioni nel settore inquinamento delle acque. Antonio Barbalace (110 voti) anche lui consigliere di maggioranza con Martelli; Rosanna Careri, moglie di Mimmo Garruzzo, anche lui ex assessore nel Consiglio sciolto.

Nella relazione che portò allo scioglimento del Consiglio comunale (anche se poi Martelli venne assolto) sono evidenti i rapporti fra mafia e politica, al punto tale che nel documento risulta come “anomalo” anche il comportamento di alcuni dipendenti dell’Ente. In un probabile futuro consiglio di Saccomanno anche Aldo Borgese (che ha ottenuto ben 186 voti), presidente dell’associazione Antiracket. Il figlio di Borgese sembra essere legato da un rapporto sentimentale con la figlia del latitante Marcello Pesce, uno dei capi dell’omonima cosca. Il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso ieri a “Vieni via con me” ha affermato «ho bisogno che siano rapidamente sciolte le amministrazioni locali ed allontanati i funzionari infedeli quando si pongono al servizio degli interessi e dei privilegi dei mafiosi». Rosarno ha bisogno di una amministrazione. Questo è certo. Ma non di un nuovo commissariamento per mafia per poter ripartire. Intanto è iniziato ufficialmente il corteggiamento al Pdl da parte delle due coalizioni. Decisiva potrebbe essere, in questo senso, anche l’indicazione del governatore Scopelliti.