Questa tv giova ai politici, non alla politica
(di Mariano Sabatini)
La tv è afflitta da una sostanziale mancanza di idee. Stenta a rinnovarsi, oltre che a trovare il coraggio di scontentare la platea nel gioco al massacro del “ti do quello che desideri”. Nascono così le aberrazioni tipo “Pomeriggio 5” o “Domenica 5” dove, con la connivenza della struttura giornalistica Videonews, guidata da Claudio Brachino, vengono spacciati per approfondimento scontri dialettici abilmente fomentati dalla conduttrice Barbara D’Urso e dagli ospiti ricorrenti (Sgarbi, Santanché, Mussolini…). Sempre le solite facce, geneticamente manipolate per garantire performance di aggressività sovrumana.
Costoro, come anche i politici e certi giornalisti che Enrico Mentana apparenta ai primi, sono abilissimi nelle tecniche di distrazione di massa. Interruzioni continue, sbertucciamenti, urla, tutto è consentito pur di attirare l’attenzione su di sé e sviare il discorso in studio e la comprensione a casa. Ai telespettatori deve bastare lo show, non pretendano la chiarezza nell’esposizione o l’analisi dei fatti. “Le penne più aguzze e corrosive sono diventate gli ospiti privilegiati dei talk show, perfettamente interscambiabili rispetto ai leader politici e molto più dotati di loro nella battaglia frontale”, scrive il direttore del TgLa7 in Passionaccia (Rizzoli).
Di fatto, i giornalisti, molti almeno, hanno rinunciato al loro ruolo super partes, preferendo il coinvolgimento attivo nell’agone esasperato, in vista magari di ricompense future. Lo hanno fatto intuendo che ormai la televisione si fonda su abili scelte di casting: gli autori si limitano ad individuare un argomento forte e a convocare due o tre pitbull della dialettica da gettare nel ring.
L’andazzo giova ai politici – allegramente impegnati in un ininterrotto tour da uno studio all’altro tra Rai, Mediaset, La7, Sky e tv locali – non alla politica. Cosa ben più alta e nobile. Peccato, perché come non mai, in questo periodo, la tv potrebbe farsi carico di illuminare, fare chiarezza, denunciare e favorire il rinnovamento.
Non è accaduto ad AnnoZero, dove Ignazio La Russa, particolarmente attrezzato e incline alla rissa (da notare l’assonanza), ha aggredito un ragazzo che tentava di spiegare le ragioni dello scontento studentesco e della conseguente violenza che monta. Niente da fare, ha dovuto desistere di fronte ai latrati del ministro della Difesa che gli dava senza sosta del “vigliacco”.
Peggio ha fatto Pierferdinando Casini, una volta chetato la Russa, chiedendo al ragazzo di condannare la violenza senza perifrasi. In buona sostanza avrebbe dovuto dare la risposta che il leader dell‘Udc voleva sentire. Se neppure Michele Santoro, senza dubbio attrezzato per il duro assalto verbale, è riuscito a garantire un civile scambio d’opinioni, cosa avrebbe potuto l’inesperto studente, avvezzo alle assemblee e non alle telecamere? No, meglio stare alla larga dagli studi tv se non si è pìù che esperti.
Anche il presidente Napolitano ha invitato a non ignorare i cortei, spia del malessere. Ma è quasi impossibile spiegare ai professionisti della demagogia che non è più tempo di fermarsi alla sterile condanna delle azioni violente. Urge capire da cosa nascano, sono inderogabili delle risposte. Rattrista constatare che la televisione si sottragga a un compito così delicato.
(pubblicato su tiscali.it il 20 dicembre 2010)