Nicoletta Mantovani e l’abuso di ufficio

È abuso di ufficio l’ipotesi di reato contestata dalla Procura di Bologna a Nicoletta Mantovani, ex assessore comunale alla cultura e vedova del tenore Luciano Pavarotti. Tra gli iscritti sul registro degli indagati anche un funzionario dell’amministrazione comunale e il regista Stefano Salvati, autore di diversi videoclip di musicisti, tra i quali Vasco Rossi.

Il tutto ruota intorno ad un’assegnazione gratuita di un’ampia e prestigiosa area di Palazzo dei Notai, storico edificio che si affaccia su Piazza Maggiore, la piazza centrale della città.
Secondo il pm Giuseppe Di Giorgio, lo spazio – un intero piano di 244 metri quadri – sarebbe stato affidato al regista senza alcun bando di gara, come si prevede per legge per i beni pubblici. Una concessione ritenuta illecita. Ed è per questo che è indagato il funzionario dell’amministrazione che avrebbe apposto la sua firma sull’atto di assegnazione.

Secondo la Procura fu la stessa Mantovani a muoversi in favore di Salvati per concedergli gratuitamente l’ampia area, per un uso temporaneo. L’idea era quella di creare un progetto per i giovani artisti. Ma in seguito alle dimissioni dell’ex sindaco Flavio Delbono e del commissariamento del Comune, il progetto è naufragato.

Salvati avrebbe dovuto lasciare Palazzo dei Notai il 25 marzo 2010, ma non abbandonò i locali.
Il commissario Anna Maria Cancellieri sollevò il caso già al suo arrivo in città. Ma solo nel mese di agosto viene notificata un’ordinanza di sfratto dal Comune. Sfratto dovuto al fatto che “le attività previste in quei locali prestigiosi – si legge nell’ordinanza – non avrebbero ottenuto il sostegno dell’amministrazione in carica e che risulterebbero a carattere esclusivamente privato”.

La Mantovani si difende affermando che i locali erano vuoti e inutilizzati da tempo; si trattava solo di un’assegnazione temporanea e in cambio i beneficiari avrebbero dovuto eseguire dei piccoli lavori. Molte domande comunque restano senza risposta, sarà la magistratura a fare luce.

Nicoletta Mantovani era stata chiamata a Palazzo d’Accursio dall’amico Flavio Delbono. Poi coinvolto nello scandalo del Cinzia-Gate.
La Procura bolognese è impegnata anche su altri fronti che investono la politica locale.
L’ex sindaco nei giorni scorsi ha, infatti, presentato la richiesta di patteggiamento a un anno, sette mesi e dieci giorni. Il 31 gennaio ci sarà il verdetto del gup. Intanto ha staccato un assegno da 46 mila euro per la Regione Emilia Romagna come risarcimento del danno patrimoniale e di immagine. Ha inoltre allegato una lettera aperta alla città. Un lettera auto-assolutoria in cui chiede scusa e prova a giustificare se stesso: “Non ho mai preso mazzette. Ho servito la città mettendo a disposizione le mie conoscenze in ambito economico. Nel mio pur breve mandato Bologna non è stata amministrata da un sindaco corrotto e lo dimostrerò”.

Bisognerà quindi attendere fine gennaio per vedere se il gup Bruno Perla accoglierà la richiesta di Delbono. L’accordo sul patteggiamento riguarda l’ipotesi di truffa aggravata e peculato, reato quest’ultimo che in caso di condanna superiore a tre anni comporta l’interdizione perpetua dai pubblici uffici. Pericolo che per ora Delbono ha evitato, ma che rischia di ripresentarsi in caso di condanna per corruzione, che la procura porta avanti in un’altra indagine. La sua paura infatti è di perdere anche il posto all’università, motivo questo che lo ha portato a patteggiare.

(pubblicato su lettera43 del 12 dicembre 2010)