Napoli: sotto l’albero una good news

(Alessandro Chetta)
7 quartieri riciclano a ritmi scandinavi
La raccolta differenziata nella città dell’eterna crisi rifiuti non è una chimera. Lo dimostrano i dati diffusi da un rapporto del Wwf Campania sui 7 quartieri di Napoli che hanno sperimentato il porta a porta con progetti-pilota: Bagnoli, Ponticelli, Centro direzionale, Chiaiano, Colli Aminei, San Giovanni a Teduccio, Rione Alto, per un totale di circa 130 mila abitanti. Aree della terza città d’Italia dove si raggiunge il 66,09% di differenziata. Percentuali quasi scandinave che però se spalmate sul resto dei popolosi quartieri fermi al palo provocano un brusco ritorno alla realtà del 18% per cento di riciclo. Un po’ pochino. Tirando le somme: senza questi sette quartieri – dai quali sono esclusi quelli più borghesi cioè Vomero, Chiaia, Posillipo – la media di raccolta differenziata a Napoli, già non alta, sarebbe sottozero.

Nel dettaglio: il quartiere di Bagnoli, ex bacino dell’Italsider, tocca punte «giapponesi» del 91%. Ciò vuol dire, secondo il report degli ambientalisti, che sulle 3519 tonnellate di rifiuti prodotti da gennaio a settembre dai 19mila bagnolesi ben 3206 non vanno in discarica. Seguono il Centro direzionale, alveare di uffici, con l’84,23% per 2349 abitanti, Chiaiano, sede della megadiscarica cittadina (al confine con Marano) che raggiunge il 72,63%. Ancora: Colli Aminei (68,4%), Ponticelli (65,4%), Rione Alto (64,68%), San Giovanni a Teduccio (50,15%). Numeri forniti dal Wwf Campania nel dossier Rifiuti in Campania: ricominciamo dai cittadini , nel giorno in cui è stato convertito in legge il decreto rifiuti elaborato nei giorni della guerriglia di Terzigno, a novembre.

Secondo le nuove norme toccherà al governatore Stefano Caldoro scegliere i commissari ad acta per la costruzione dei termovalorizzatori di Napoli est e Salerno, scelti tra prefetti, magistrati e professori universitari. Al dossier è allegata una video inchiesta e una tabella in cui viene tracciata la griglia dei diversi siti in cui vengono portati i materiali differenziati una volta raccolti in strada. Spesso finiscono nelle aree industriali dell’hinterland: Caivano, Arzano, Pozzuoli, e nel Casertano. L’umido finisce però tutto fuori regione anche per la mancanza di siti di compostaggio in regione. Un autogol clamoroso se si considera che le macchine per lavorare il compost sono state acquistate dalla giunta Bassolino due anni fa dalla ditta dell’imprenditore piemontese Francesco Galanzino.